IMPRESE: CGIA, SPESI 2,6 MILIARDI IN PIU’ NEL 2011 PER AUMENTO TASSI

Per effetto dell’aumento dei tassi di interesse, nei primi 9 mesi di quest’anno il sistema delle imprese italiane ha speso 2,6 miliardi di euro in piu’. Lo sostiene la CGIA di Mestre.Dall’inizio dell’anno ad oggi i principali tassi di interesse sono cresciuti in maniera significativa – dichiara il segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi -. Su uno stock odierno di oltre 924 miliardi di euro di prestiti erogati dalle banche alle imprese, questa repentina impennata dei tassi ha fatto salire le spese in capo alle aziende di ben 2,6 miliardi di euro. E’ chiaro che se la situazione di instabilita’ continuera’ anche nei prossimi mesi, i costi saliranno ulteriormente, con il pericolo di mettere in grave difficolta’ la tenuta finanziaria di moltissime imprese.Per le stime della CGIA i dati sono preoccupanti: all’inizio di quest’anno il valore medio dei principali tassi di interesse applicati alle imprese era del 3,5% circa. Dopo il duplice aumento del tasso ufficiale di sconto avvenuto nei mesi scorsi e il successivo incremento del differenziale tra i titoli italiani e i bund tedeschi, il tasso di interesse medio e’ schizzato al 4,5% circa. Tuttavia, diverse segnalazioni di questi giorni denunciano situazioni molto particolari, dove il costo del denaro applicato ad alcune aziende si e’ impennato sino a superare il tasso del 10%.A livello territoriale sono le imprese lombarde le piu’ penalizzate. In termini assoluti, l’aumento delle spese da inizio anno e’ stato di 724,7 milioni di euro, pari ad un valore medio per azienda di 874,3 euro. Al secondo posto troviamo il Lazio (286,8 mln di Euro per un dato pro azienda pari a 618,5 Euro) e l’Emilia Romagna (286 mln di Euro e 665,7 Euro pro azienda).Questa situazione – conclude Bortolussi – sta facendo emergere il pericolo di una nuova stretta creditizia, con una grossa novita’ rispetto al recente passato. Se all’inizio della crisi molte piccole aziende rifiutate dai grandi istituti di credito si rifugiavano presso le Banche di Credito Cooperativo o i Confidi, adesso anche queste realta’ non sono piu’ in grado, perche’ a corto di liquidita’, di fungere da sportello-rifugio.ASCA

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