Lami, ÔÕdavanti a noi abbiamo anche rischio di entrare in una fase drammatica, in un periodo di ÔcarestiaÕ dovuta non tanto alla mancanza di derrate alimentari, quanto alla mancanza di soldi per fare la spesa. Bisogna riorganizzare il processo produttivo per lavorare in sicurezza senza scaricarne i costi materiali ed immateriali sui lavoratori.Il coronavirus continua a colpire, i numeri dei morti, contagiati ed intubati sono ancora molto alti e la preoccupazione e la paura scavano dentro le persone. Dobbiamo pensare a come ripartire, con organizzazioni del lavoro nuove e diverse, con metodi fino ad oggi impensabili, dobbiamo farlo mettendo al primo posto la sicurezza dei lavoratori, nei luoghi di lavoro, nelle modalitˆ per andare al lavoro, ed anche quando escono da questi luoghi per vivere la vita di tutti i giorni.Davanti a noi abbiamo anche il rischio di entrare in una fase molto pesante, in un periodo di ÔcarestiaÕ dovuta non tanto alla mancanza di derrate alimentari, quanto alla mancanza di soldi per fare la spesa. Nessuno scenario  escluso. Potremmo anche essere costretti ad acquistare derrate di bassa qualitˆ e ritrovarci a fare i conti con malattie, di cui non avevamo conoscenza ma solo il ricordo tramandato, come lo scorbuto o la pellagra.Ecco, di fronte a questi scenari che non possiamo escludere del tutto, troviamo sconcertante che anzichŽ provare a rimboccarsi le maniche iniziando a fare un documento di valutazione del rischio per capire dove si pu˜ e si deve intervenire, Confindustria Toscana Nord riesca solo ad ammainare la bandiera italiana e quella europea, a mezz’asta, in segno di lutto per la mancata ripartenza delle attivitˆ produttive.Aggiungendo poi in un comunicato stampa che si augura di riaprire le attivitˆ quanto prima e nello stesso tempo chiede al Presidente del Consiglio riaperture graduali perchŽ non sono pronti.Sarebbe pi utile che Confindustria Toscana Nord si adoperasse da subito su tre punti importanti anzichŽ avanzate apocalittici scenari da fine del mondo.Ne sono ben consapevoli i lavoratori e le lavoratrici, che ben prima della pandemia dovevano misurarsi con bassi salari, scarsi diritti e morti ed infortuni sul lavoro.Il primo punto: si metta a lavoro, anche insieme alle organizzazioni sindacali e utilizzi questo tempo di Òfermo epidemiologicoÓ per pensare a come far lavorare meglio i lavoratori e le lavoratrici.Il secondo punto: spinga i consulenti a presentare ÒvelocementeÓ la rendicontazione delle aziende all’Inps, attraverso il modello SR41, in modo da far inviare la cassa integrazione ai lavoratori.Il terzo punto: si cominci a pensare a un sistema di paracadute per aziende e lavoratori che potrebbe assomigliare allo strumento che avevamo e che si chiamava Ceca, Comunitˆ Europea Carbone e Acciaio, molto utile per tenere vive le aziende e tutti i loro dipendenti, tutelando i salari e costruendo case per dirigenti ed operai.Bisogna, infine, riorganizzare il processo produttivo per lavorare in sicurezza senza scaricarne i costi materiali ed immateriali sui lavoratori.Mirko Lami, segretario Cgil Toscana con delega al mercato del lavoro