IL LAVORO CONTINUA A PAGARE IL PREZZO PIU ALTO AD UNA CRISI CHE NON MIGLIORA

Questa estate ? diventata troppo calda e troppo difficile per migliaia di famiglie. E? ancora il lavoro a pagare il prezzo pi? alto a una crisi che non migliora. Servirebbero politiche per la crescita, mentre le scelte operate dal Professor Monti rimangono legate al rigore come unico credo.Anche la spending rewiew ? stata pensata cosIl provvedimento ? stato adottato per evitare l?aumento dell?IVA, eredit? della delega fiscale del governo Berlusconi. Per scongiurare un nuovo colpo depressivo all?economia si ? pensato di razionalizzare la spesa. La spending review ? un titolo condivisibile: ?revisione della spesa a servizi invariati?. Il punto ? che non c?? nessuna revisione della spesa che dovrebbe appunto prevedere analisi dei costi e dei servizi resi ai cittadini, misurazione della quantit? di risorse impegnate, della qualit? e quantit? di servizi resi. Ci sono invece tagli lineari che non tengono conto di vizi e virt?. Non si prevedono infatti premialit? per chi si ? comportato in modo virtuoso. Quello che conta sono i saldi. Questi devono corrispondere ai 22,5 miliardi in meno di euro che dovevano arrivare dall?aumento dell?IVA che viene per adesso rimandato.Di fatto si tratta di una manovra finanziaria non certo di una revisione della spesa.Ma dove si taglia? Si tagliano in gran parte trasferimenti ai comuni e regioni, nei trasporti, nella scuola, e soprattutto nella sanit?. In una parola si taglia nello stato sociale. Per quanto riguarda la sanit?, il valore della manovra finanziaria su questo capitolo vale 4,7 miliardi da ora al 2014, ai quali vanno aggiunti quelli gi? previsti dalle manovre precedenti per un valore complessivo di 22 miliardi. L?Italia ha una spesa sanitaria in rapporto al PIL inferiore alla media europea. In un rapporto quantit? di risorse investite e servizi resi ai cittadini il nostro Paese si colloca ai primi posti nel mondo. La sanit? ? organizzata regionalmente, la media comprende regioni come la Sicilia, la Calabria, la Campania, il Lazio che stanno dentro i piani di rientro. In questo contesto ? facile dedurre come la Toscana si collochi in una posizione di eccellenza. I tagli lineari fanno pi? male proprio nelle regioni pi? virtuose, perch? ci sono meno inefficienze da recuperare e pi? prestazioni da difendere. Questo modo di agire del governo sottintende un?idea di stato sociale minimale. Quando si taglia senza nessun criterio selettivo, il risultato, facile da prevedere, ? quello di distruggere quei modelli che dovrebbero invece essere difesi come gioielli. I tagli per la Toscana sono quantificati, nel triennio, in oltre 600 milioni. A questi vanno sommati circa 120 milioni come conseguenza del fatto che gli investimenti, che fino a ieri non venivano contabilizzati come ammortamenti nel bilancio corrente, domani lo saranno. Una norma del governo, infatti, ha stabilito che gli investimenti, precedentemente fatti, debbano essere inseriti come ammortamenti nei bilanci correnti e futuri, recuperando le quantit? di investimenti realizzati. Perci? questa norma, apparentemente di buon senso, sottrarr? risorse destinate alla spesa per garantire la salute. Chi ha investito viene nuovamente penalizzato. In questa situazione, forti del preliminare che abbiamo firmato con la Regione, apriremo il confronto con l?obiettivo di difendere il nostro modello di sanit? pubblica universale. Certo la sfida ? difficile: dovremmo parlare di riorganizzazione del sistema e del recupero di risorse. Dovremo garantire buoni servizi con costi equi e sostenibili. Condividiamo il metodo del confronto. Da solo, certo, non ci garantisce certezza di risultato, ma ci mette almeno nella giusta posizione per cominciare un cammino. La posta in gioco ? troppo grande: la salute e la sicurezza di tutti i cittadini toscani.

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