IL DRAMMA DEI CASSAINTEGRATI LUCCHINI (IL TIRRENO)

La crisi si materializza nella citt… dell’acciaio, dove le ciminiere degli altiforni troneggiano a dispetto della dirimpettaia Elba. Forse non ci se ne rendeva conto fino in fondo.Poi, nei quartieri che da anni soffrono l’inquinamento dei fumi e dei rumori, in cui le strade non hanno un nome ma soltanto un numero, Š arrivato l’annuncio-choc: i russi della Lucchini dimezzano l’occupazione, seicento lavoratori a casa.La classe operaia, dal paradiso, alla cassa integrazione. Senza ritorno.Igor Niccolai, trentatrŠ anni, moglie e un figlio di cinque anni e un altro in arrivo a giugno, Š un volto della crisi che attanaglia Piombino. Quello in carne e ossa, la figura di un giovane padre che si trova in difficolt… anche se si era contentato di fare il gruista dimenticando il diploma di ragioniere.Niccolai era entrato a maggio alla Lucchini, nella stessa fabbrica in cui il padre ha lavorato una vita come operaio. Per qualche tempo aveva pensato a qualcosa di meglio per la sua vita.Per dieci anni ha fatto l’impiegato in un centro di elaborazione dati. La fabbrica non era il suo mito, ma sembrava garantire maggiori certezze.Dunque ha indossato la tuta blu, prima come lavoratore interinale, successivamente, a luglio dello scorso anno – se il termine non facesse sorridere amaramente – stabilizzato.Stabilizzato? Qui di stabile non c’Š niente, tranne la posizione sociale, che non cambia mai, se non in peggio.®La casta non si abbatte – commenta sconsolato Igor – chi nasce da un padre operaio, fa l’operaio. Se tutto va bene. Altro che mobilit… sociale…¯Il padre, con la Lucchini, Š riuscito a guadagnarsi la pensione. Lui, invece, a gennaio dell’anno prossimo dovr… lasciare lo stabilimento.E’ la sua scadenza, secondo il piano dell’azienda adesso nelle mani dei russi della Severstal.®Almeno – dice l’operaio piombinese – ai tempi di mio padre c’era la quasi certezza della pensione.Adesso le cose vanno molto peggio, si sta tornando indietro. Molto indietro, a una condizione priva anche delle minime certezze per il presente, per il futuro, per la vecchiaia¯.E’ vero che la crisi, tanto annunciata, non ha certamente colto di sorpresa. Ma questa non pu• essere una consolazione: ®Era nell’aria, si sentiva dire che l’accordo di novembre non avrebbe retto il peso della crisi. Cos si diceva negli ambienti sindacali, io sono tesserato della Fiom, non ho mai fatto il sindacalista ma ho sempre seguito con attenzione lo sviluppo della situazione¯.La prima avvisaglia, per Igor, segu appunto l’accordo di novembre. Qualcuno dice anche che l’azienda ha colto l’occasione della crisi internazionale per ridisegnare gli organici, ridurre i costi fissi della manodopera.Ma Igor non se la sente di sposare questa tesi: ®Non lo so. Forse non era nelle intenzioni della Lucchini fare un taglio cos netto, forse sono stati costretti¯.Le tappe del calvario sono facili da ricordare: ®Dal 14 ottobre dovevo andare in ferie forzate, ma non avendole maturate sono passato direttamente in cassa integrazione, con soli cinque giorni mensili di lavoro¯. Una condizione che, finora, gli ha assicurato 910 euro al mese, contro i 1250 che percepiva quando lavorava regolarmente.Ma a gennaio finir… anche questo sussidio e con esso sparir… anche la speranza di varcare nuovamente i cancelli dello stabilimento siderurgico.Igor vive con la moglie, Irene, commessa part time in una tabaccheria, insieme al figlio, nella casa dei suoceri, a Venturina. Ha comprato l’automobile e la sta pagando a cambiali. La moglie guadagna 850 euro al mese e, mettendo insieme i due stipendi, finora ce l’hanno fatta a tirare avanti. Anzi, Igor e Irene avevano anche un bel progetto nel cassetto, quello di comprare un appartamento, naturalmente con un mutuo, e andare da vivere da soli, con il bambino gi… nato e con quello che nascer… a giugno.®Ma adesso questo Š diventato soltanto un sogno – dice con amarezza il gruista della Lucchini – perch‚ c’Š da fare i conti con un’altra situazione e soprattutto con un reddito assai inferiore. Meglio rimanere in casa dei suoceri, mi dispiace anche per loro e per la mia famiglia. E’ una condizione assai triste, se penso che i miei genitori non sono mai stati cos in ansia per me, neppure quando ero un ragazzo, quando avevo quindici anni¯.di Giuliano Fontani DA IL TIRRENO.IT

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