Ieri ? cambiata l?Europa. La straordinaria vittoria socialista in Francia, preceduta dal successo laburista nel voto amministrativo in Gran Bretagna e dell?SPD in Germania, il terremoto in Grecia, il voto in Italia per 10 milioni di persone ed i test elettorali in Serbia ed in Egitto sono il motore di questo cambiamento. Servir? tempo per un?analisi precisa ma una cosa risulta evidente: il ciclo di rigore imposto ai popoli europei dalle destre non ? stato promosso dagli elettori. L?Europa della Merkel e di Sarkozy ? da oggi un?esperienza chiusa.Certo in questo voto ci sono elementi contraddittori: l?avanzata dell?estrema destra e l?astensionismo sono l a testimoniarlo ma non c?? dubbio che il dato di fondo ? rappresentato dalla domanda di politiche e classi dirigenti che individuino nuove strade per fermare la crisi.La crescita sar? dunque il terreno decisivo su cui si giocher? la partita sociale e politica di tutto il continente e quindi anche dell?Italia. Questa sfida non possono vincerla i partiti da soli, perch? mai come adesso per riaprire un ciclo virtuoso di crescita servono maggiore equit? e una migliore distribuzione della ricchezza. La ricchezza concentrata infatti crea finanza e rendita che sono il problema alla base della crisi, mentre quella distribuita crea economia. Non solo, ma tanto pi? lungo ? il tempo necessario alla distribuzione, tanto pi? grande ? la fetta che va in finanza e non nel circuito della crescita. Accorciare questo tempo ? un compito anche nostro. ? il compito delle contrattazioni, dobbiamo farne di pi? e anche un pochino meglio a partire da quei temi che alimentano divisioni e disuguaglianze: precariet? e giovani sono la priorit?. Per questo non possiamo lasciarli soli nelle iniziative che hanno promosso il 10 maggio per rivendicare una diversa riforma del Mercato del Lavoro. Un riforma che riduca la precariet? e estenda davvero le tutele, riduca il ricatto che subiscono e apra maggiori spazi di contrattazione.La politica da sola non ce la pu? fare, tocca a noi essere al fianco di quei giovani. Semplicemente per questo ? compito nostro.
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