GOVERNO: FUMATA NERA SULL’ECONOMIA. PISANU, NEL PDL DISSENSO AMPIO

Fumata nera nel vertice di maggioranza che ha discusso della successione del governatore Mario Draghi al vertice della Banca d’Italia. Oltre ai nomi di Vittorio Grilli, gradito alla Lega e al ministro Giulio Tremonti, e Fabrizio Saccomanni, gradito al Pdl e a Silvio Berlusconi oltre che allo stesso Draghi, e’ in lizza anche quello di Lorenzo Bini Smaghi, membro del board della Banca centrale europea.Alla fine del vertice si e’ deciso di rinviare la soluzione del problema alla prossima settimana. Secondo alcune indiscrezioni, nei prossimi giorni potrebbero spuntare altre candidature per evitare una divisione all’interno della maggioranza sui nomi di Saccomanni, direttore generale della Banca d’Italia, e Grilli, direttore generale del Ministero del Tesoro. La decisione finale spetta a Berlusconi che potrebbe sottoporla a una prossima riunione del Consiglio di ministri.Da Palazzo Chigi si ricorda che i tempi della nomina del successore di Draghi non sono strettissimi, in quanto quest’ultimo andra’ a presiedere la Banca centrale europea alla fine di novembre. A preoccupare restano pero’ le divisioni riaffiorate tra Berlusconi e Tremonti sulla politica economica.Si e’ infatti deciso di rinviare l’esame del Decreto sviluppo a un Cdm da tenersi il 13 o il 14 ottobre, mentre ieri il premier non ha partecipato al seminario sulle dismissioni utili a ridurre il debito pubblico che si e’ svolto al Ministero del Tesoro. Il presidente del Consiglio si scusa ma e’ assediato da impegni vari. Sono giornate intense e per certi aspetti turbolente, ha dichiarato a questo proposito il sottosegretario Gianni Letta.Pur non tornando a parlare di cabina di regia per controllare le scelte di Tremonti, il vertice di maggioranza ha anche deciso di affidare a una commissione del Pdl, integrata dai rappresentanti dei gruppi parlamentari, il compito di avanzare proposte in vista dell’esame collegiale del Decreto sviluppo.Ma a impensierire la maggioranza non sono solo le divisioni sulla politica economica. Ieri l’onorevole Santo Versace, notissimo imprenditore nel settore della moda, ha lasciato il gruppo del Pdl per aderire a quello Misto. Nel governo tutti vogliono bene a Berlusconi ma non lo vuole piu’ nessuno. L’immagine dell’Italia vista dall’estero e’ imbarazzante e ridicola, ha dichiarato Versace che potrebbe avvicinarsi al Terzo polo e che ha parlato di almeno quindici deputati che potrebbero presto lasciare il Pdl.Non nasconde il suo malessere nei confronti dell’attuale maggioranza anche il senatore Beppe Pisanu, tra i collaboratori piu’ stretti di Aldo Moro nella Dc, attuale presidente dell’Antimafia, intervistato nella trasmissione Otto e mezzo su La7: Apprezzo il gesto compiuto da Santo Versace perche’ lo considero un atto di onesta’ politica.Alla domanda se altri parlamentari del Pdl imiteranno il gesto di Versace, Pisanu replica: Non mi risulta, ma sicuramente penso che ci sia nella situazione attuale un dissenso molto piu’ ampio di quanto non si immagini e che se non si e’ manifestato e’ perche’ evidentemente non si sono verificate le condizioni favorevoli perche’ cio’ accada.Il presidente dell’Antimafia, preoccupato per il crescere del disagio sociale, ha anche ripetuto che per lui Berlusconi dovrebbe fare un passo indietro per favorire la formazione di un governo di larghe intese sulla base di un patto di fine legislatura: Solo cosi’ possiamo fare quanto e’ necessario per ridurre il debito pubblico, riavviare la crescita, riconquistare la nostra credibilita’ internazionale e approvare una decorosa legge elettorale.Pisanu ribadisce pero’ l’intenzione di restare nel partito del premier: Se domani si dovesse andare a votare, ragioneremo in molti su come muoverci. Per ora il Pdl e’ abitabile e finche’ lo e’ io ci resto. E ci resto perche’ c’e’ la possibilita’ di manifestare il dissenso e di renderlo fecondo.Intanto, ieri il governo e’ stato battuto alla Camera per 23 voti su un ordine del giorno del Pd al testo sulla ripartizione della quota dell’8 per mille dell’Irpef destinato allo Stato. Il testo, su cui c’era parere contrario del governo, e’ passato con 247 si’ e 223 no.Successivamente e’ arrivato il via libera pressoche’ unanime dell’Aula ai criteri per la ripartizione della quota dell’8 per mille. Il testo, approvato con 478 si’ e 3 astenuti, passa ora al Senato. Nel provvedimento viene previsto che alla ripartizione delle risorse dell’8 per mille devoluta alla diretta gestione statale e all’individuazione degli enti beneficiari si provveda con decreto del presidente del Consiglio dei ministri adottato entro il 30 novembre di ogni anno. ASCA

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