Gennaio-Ottobre 2020: 332 le morti occasione lavoro legate al Covid (38% del totale) Nove in Toscana

Le denunce di infortunio non mortale legate al covid sono 66.781, il 18% di tutte le denunce per infortunio in occasione di lavoro.

La pandemia stravolge i dati delle morti sul lavoro e l’emergenza morti bianche mostra tristemente un nuovo volto. A differenza degli anni passati non si parla più solo di operatori nel settore delle Attività Manifatturiere, delle Costruzioni e dei Trasporti, deceduti più frequentemente per schiacciamento o caduta dall’alto.
In questo 2020  il 38% degli infortuni mortali in occasione di lavoro – 332 vittime su 860 da gennaio a ottobre – è stato causato dal contagio da Covid-19.
Le vittime sono impiegati, addetti alla segreteria e agli Affari Generali, infermieri e fisioterapisti, medici, operatori socio sanitari, portantini, bidelli, addetti alla pulizia di uffici, operatori di alberghi, di navi e di ristoranti”.

Il 91,9% delle vittime rientra nell’Industria e Servizi. E in questa macro-area produttiva con il 21,6% delle denunce con esito mortale troviamo il settore Sanità e Assistenza Sociale, seguono con il 14% dei casi le Attività Manifatturiere (lav. prod. chimici, farmaceutica, stampa, ind. alimentare…), il Trasporto e Magazzinaggio (con il 12,3%), il Commercio (10,6%) e il 10,2% dei casi coinvolge invece il settore dell’Amministrazione Pubblica e Difesa (att.tà degli organi preposti alla sanità es. Asl, legislativi, esecutivi).

Nell’11,4% dei casi si tratta di impiegati, addetti alla segreteria e agli affari generali, il 10% delle vittime sono tecnici della salute (infermieri, fisioterapisti, …), il 6,6% sono medici.
E ancora ci sono i conduttori di veicoli a motore 6,2%, operatori sociosanitari con il 4,8% del totale delle denunce con esito mortale, e il 3,8% il personale non qualificato nei servizi sanitari e istruzione (portantini, ausiliari, bidelli).

Il 41,3% delle denunce con esito mortale arriva dalla Lombardia (137 decessi), seguita dal 9,3 % dell’Emilia Romagna (31 decessi), dal 9 % del Piemonte (30 decessi), dal 7,5 % Campania (25 decessi); dal 5,1 % di Liguria e Lazio (17decessi), dal 4,8 % della Puglia (16 decessi). E la triste graduatoria prosegue con le Marche e l’Abruzzo (3,6 % e 12 decessi), il Veneto (3 % e 10 decessi), la Toscana (2,7 % e 9 decessi), la Sicilia (1,8 % e 6 decessi), l’Umbria (1,2 % e 4 decessi), la provincia autonoma di Trento e Calabria (0,6 % e 2 decessi), Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia (0 ,3 % e 1 decesso).

Per quanto riguarda le denunce di infortunio con esito non mortale poi sono 66.781 su un totale di 421.497, ovvero il 15,8% del totale, ma arrivano a rappresentare il 18% rispetto agli infortuni rilevati in occasione di lavoro (che in totale sono 369.688). Sette denunce di infortunio su dieci hanno come protagonista l’universo femminile.

Il 98% delle denunce di infortuni non mortali dovuti a contagio da Covid – 19 rientra nell’Industria e nei Servizi. E ancora una volta (come già visto per gli infortuni mortali) è il settore “Sanità e Assistenza Sociale” a far rilevare il maggior numero di denunce con il 70% del totale delle denunce. Seguono: l’Amministrazione Pubblica (8,7% delle denunce), e il 4,4% delle denunce che giungono dal settore dei servizi di vigilanza, attività di pulizia fornitura di personale e call center.

Per quanto riguarda le professioni coinvolte, quattro infortuni su dieci coinvolgono tecnici della salute (infermieri, fisioterapisti), seguiti dagli operatori sociosanitari (oss assistenti nelle case di riposo) con il 20%; dai medici (10,1%), e dagli operatori socioassistenziali (nelle strutture ospedaliere) 8,4%. E ancora dal 4,6% del personale non qualificato nei servizi sanitari e istruzione (portantini, ausiliari, bidelli); dal 3,4% di impiegati addetti – Impiegati addetti alla segreteria e agli affari generali; dal 2% del personale non qualificato nei servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi, ristoranti, aree pubbliche e veicoli; dall’1,1% Direttori, dirigenti ed equiparati dell’amministrazione pubblica e nei servizi di sanità, istruzione e ricerca.

Ed è il Nord a far emergere il dato più allarmante con la Lombardia in testa alla graduatoria delle denunce di infortunio legate al Covid con il 33,1% del totale nazionale. Seguono: Piemonte 14,7% Emilia Romagna 9,3%, Veneto 8,2%, Toscana 5,9%, Liguria 4,9%, Lazio 4,4%, Campania 3,7%, Puglia 2,8%, Marche 2,5%, Trento 2,0%, Sicilia 1,8%, Friuli 1,5%, Bolzano 1,4%, Abruzzo 1,3%, Sardegna 1,2%, Umbria e Valle D’Aosta 0,5%, Calabria 0,3%, Basilicata 0,2%, Molise 0,1%.

I dati sono davvero sconfortanti e, proprio per la loro drammaticità, devono scuotere le coscienze di tutti i datori di lavoro e dei lavoratori stessi – sottolinea l’Ing. Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering di Mestre – affinché mettano in atto tutte le procedure necessarie per evitare la diffusione del virus. Ci sono gli strumenti e sono efficaci”.

Uno su tutti il Comitato per l’applicazione e la verifica del protocollo anticontagio, nel quale devono essere coinvolti e partecipare attivamente le rappresentanze sindacali aziendali e i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza.

Tale Comitato è chiaramente previsto nel protocollo condiviso tra le parti sociali che dall’aprile di quest’anno stabilisce le regole da applicare in azienda per limitare la diffusione di questo terribile virus. Purtroppo – conclude Rossato– vi sono realtà produttive nelle quali quanto stabilito dal legislatore e dai comitati scientifici rimane lettera morta”.

Infortuni sul Lavoro e Covid-19 – aggiornati ottobre 2020

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