GENNAIO-OTTOBRE 2015: 729 LE VITTIME + 16% INCREMENTO MORTALITA’ RISPETTO AL 2014

DA GENNAIO AD OTTOBRE 2015: 729 LE VITTIMEÿ + 16 PER CENTO LINCREMENTO DELLA MORTALITA RISPETTO AL 2014. PARI A 101 VITTIME IN PI? E una strage che si profila nitida attraverso lelaborazione degli ultimi dati sulle morti bianche nel nostro Paese. Unanalisi spietata che fa emergere un incremento della mortalit… del 16 per cento nei primi 10 mesi del 2015 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.Ed Š proprio innanzi a questa drammatica proiezione che per Mauro Rossato, Presidente dellOsservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering Š indispensabile ed urgente la diffusione di un ?drastico cambiamento culturale?.?Un itinerario che deve cominciare dalle Istituzioni attraverso forti campagne di sensibilizzazione e maggiori controlli. Anche i datori di lavoro devono, per•, contribuire comportandosi realmente come buoni padri di famiglia ? spiega Rossato – e non solo perch‚ ci• Š richiesto nella Giurisprudenza. La domanda che ogni giorno si dovrebbero porre Š: cosa posso fare per aumentare i livelli di sicurezza e salute dei lavoratori??.Questa Š la premessa per ridimensionare una vera e propria piaga nazionale che, nellultima mappatura dellOsservatorio mestrino (sulla base di dati Inail), parla di 729 vittime rilevate in occasione di lavoro da gennaio ad ottobre 2015. Vale a dire 101 decessi in pi— dello scorso anno con un incremento del 16 per cento.?Stiamo parlando di 729 famiglie distrutte – continua Rossato ? di cui ci si dimentica gi… dopo pochi giorni dallaccaduto?.Una situazione che precipita e in cui, complice la crisi, lintervento degli enti di controllo come gli Spisal, diventa sempre meno frequente. ?Unaltra fragilit… italiana sul fronte della sicurezza sul lavoro riguarda anche gli infortuni ?non mortali – ha commentato il procuratore torinese Raffaele Guariniello, innanzi ai dati dellOsservatorio ? perch‚ nelle aule dei tribunali italiani arriva solo il 10 per cento degli infortuni verificatisi in ambiente di lavoro. Una sottovalutazione davvero pericolosa per un Paese che sta vedendo allarmanti incrementi di mortalit… sul lavoro?.Intanto, in Italia Š la Lombardia a detenere il triste primato del numero di vittime registrate in occasione di lavoro (108); seguono: la Campania (73), la Toscana (65), il Lazio (62), lEmilia Romagna (62), il Veneto (59), la Sicilia (53), il Piemonte (52). E poi ancora: la Puglia (47), le Marche (24), lAbruzzo (21), lUmbria (20), il Trentino Alto Adige (17), Calabria e Liguria (14), Sardegna (11), Molise e Friuli Venezia Giulia (10) Basilicata (9).Osservando, poi, i settori pi— colpiti dallemergenza, si scopre che quello delle Costruzioni conta ancora il maggior numero di vittime (sono 98, pari al 13,4 per cento del totale).Sempre quarantenni e cinquantenni i lavoratori pi— spesso coinvolti dagli infortuni mortali.?La spiegazione a questo dato, purtroppo ricorrente nelle nostre indagini – sottolinea Mauro Rossato ? Š che spesso la lunga esperienza lavorativa porta ad un abbassamento del livello di attenzione e quindi ad una ridotta percezione del rischio. E questo accade soprattutto nei casi in cui non si Š mai stati vittima di alcun infortunio?.Inoltre le donne che hanno perso la vita nei primi 10 mesi dellanno in occasione di lavoro sono state 36. Gli stranieri deceduti sul lavoro sono 115 pari al 15,7 per cento del totale.A livello provinciale Š, invece, Roma a guidare la triste classifica con 37 morti bianche, seguita da: Milano (32), Napoli (28), Bari (23), Brescia (20), Torino (19).Gli infortuni mortali avvenuti in itinere in Italia da gennaio a ottobre 2015 sono stati 259.Morti lavoro per RegioneMorti lavoro per ProvinciaCgil Toscana: Pagni, 93 morti (28 in itinere) sul lavoro da gennaio ad ottobre. Molte e dovute le grida d’allarme, e la Regione TaceLultimo incidente mortale sul lavoro che ha stroncato la vita di Nicola Mazzucchelli, cavatore nelle nostre montagne, Š lennesimo tocco di campana a morto in Toscana in questo 2015 in cui i numeri delle morti bianche sono schizzati in maniera orribile verso lalto.I dati INAIL ci dicono che sono 93 i morti da gennaio a ottobre,65 sul lavoro e 28 in itinere, contro 57 dello stesso periodo dello scorso anno. Sono numeri che escludono ogni possibile fatalit….In molti in questi giorni ci chiedono qual Š secondo noi la causa di questo incremento; ovviamente i fattori sono tanti: la crisi che ha in qualche modo sdoganato linsofferenza delle imprese per i costi legati alla sicurezza, ma anche linseguimento della produttivit… a tutti i costi che pretende ritmi pi— serrati e tempi pi— lunghi di lavoro.Lattuale sistema pensionistico che aggancia la durata della vita lavorativa allaspettativa di vita, come se i lavori fossero tutti uguali e su unimpalcatura si invecchiasse nello stesso modo che dietro a una cattedra universitaria .La riduzione dei diritti nel lavoro che rende i lavoratori pi— precari e quindi pi— isolati e ricattabili.La riduzione sistematica delle risorse dedicate alle funzioni pubbliche di controllo e di ispezione.Le politiche ormai decennali di svalutazione del lavoro e di celebrazione del mercato, che attraverso le modifiche normative allentano la pressione degli obblighi per le imprese a danno dei lavoratori.Insieme a tutto questo e a causa di tutto questo assistiamo ad un abbandono della cultura della sicurezza, dove per cultura si intende non lesistenza di norme, protocolli, certificazioni e cos via, di quelli ne abbiamo in abbondanza, ma linvestimento continuo nel vissuto quotidiano, nellorganizzazione del lavoro, nella formazione continua con il coinvolgimento continuo dei lavoratori nella pratica del lavoro in sicurezza, nel quale il lavoratore Š protagonista, nelle valutazioni e nelle scelte.Troppo spesso le aziende interpretano la sicurezza come un adempimento burocratico fine a se stesso e troppo spesso pare che chi Š responsabile del controllo si limiti alla conta dei morti e allindividuazione dei colpevoli.Ma i colpevoli sono un problema della magistratura, a noi, a chi rappresenta i lavoratori non servono colpevoli, servono le soluzioni.Nel frastuono delle (dovute) grida di allarme da parte di sindacati, lavoratori, centri di studio, brilla il silenzio assordante della Regione Toscana. ? legittimo quindi chiedere: per la politica sono numeri accettabili?La regione che non ha nemmeno risposto ad una richiesta di incontro delle confederazioni su questo tema da ormai tre mesi, ritiene che questa statistica di sangue e carne sia un problema per tecnici?Noi pensiamo di no. Pensiamo che un problema di queste dimensioni ci squalifichi politicamente, come territorio e come comunit… e che per questo vada affrontato da tutti i soggetti interessati, soprattutto con chi rappresenta i lavoratori altrimenti si continua a non capire che la sicurezza, se imposta dallalto, non Š cultura ma intralcio.Monica Pagni (Segretaria Regionale Cgil Toscana con delega alla sicurezza)L’intervista a Monica Pagni ai microfoni di Toscana lavoro

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