Furti di escavatori dai cantieri stradali, 4 arresti I mezzi rubati finivano all’Est Europa o nel Sud Italia

Rubavano escavatori e macchine operatrici nei cantieri del Pistoiese per poi rivenderli, con falsa documentazione, in paesi dell’Est Europa e nel Sud Italia. Per questo nei confronti di quattro uomini, di età compresa tra i 40 e i 70 anni, residenti nelle province di Pistoia e Pisa, sono state eseguite altrettante misure cautelari: due vanno in carcere e due agli arresti domiciliari. L’operazione, denominata ‘Digger express’ è stata condotta dalla Polizia stradale di Pistoia e coordinata dalla procura pistoiese. L’indagine, durata per oltre un anno, è nata da una serie di denunce riconducibili a quello che era da tempo un fenomeno criminale che colpiva prevalentemente la provincia di Pistoia ed in particolare la zona della Valdinievole, ovvero i furti di escavatori e di macchine operatrici, molti dei quali all’interno di cantieri stradali. Una situazione che aveva creato ormai un vero a proprio allarme sociale tra i lavoratori di quel settore oltre che tra i cittadini. La polizia stradale ha ricostruito il modus operandi del gruppo, che consisteva in una prima fase legata al furto, durante la quale il veicolo generalmente veniva spostato di poche centinaia di metri dal luogo dove era stato asportato e subito nascosto, rendendo intenzionalmente la condizione di flagranza di reato ridotta ai minimi termini. Una volta “comprato” il mezzo, termine utilizzato dagli indagati per definire il veicolo appena rubato, questo veniva lasciato fermo per qualche giorno, sia per scongiurare la presenza di un dispositivo Gps installato dai proprietari, sia comunque per organizzare la seconda fase relativa alla ricettazione o riciclaggio. Veniva quindi realizzata la documentazione falsa, tra cui fatture di acquisto emesse da società inconsapevoli o inesistenti, targhe contraffatte o oggetto di furto, certificati tecnici creati ad hoc, tutto utile a rendere difficoltoso l’eventuale controllo da parte di forze di polizia. L’ultima fase, ovvero lo spostamento verso l’Est Europa o il Sud Italia (in base alla tipologia di mezzo), avveniva tramite trasportatori nazionali ed internazionali ignari della provenienza illecita della merce. I mezzi recuperati, per un valore complessivo di oltre 500.000 euro, sono stati restituiti ai proprietari.
L’attività investigativa si è svolta anche con l’intercettazione di oltre 5.000 chiamate delle utenze in uso agli indagati, molte delle quali intestate a persone inesistenti o a prestanome, ed al successivo sequestro ed ispezione dei telefoni cellulari, nonché l’analisi approfondita dei tabulati telefonici e telematici e l’acquisizione di numerosi filmati di videosorveglianza. Inoltre, in occasione della perquisizione domiciliare di uno degli arrestati, effettuata a settembre scorso, furono trovate 100 piante di cannabis all’interno di una serra costruita in un capannone ed adibita alla coltivazione dello stupefacente, di cui sono stati sequestrati anche 30 grammi già pronti alla vendita. (ANSA).

Pulsante per tornare all'inizio