Fp Cgil: la nuova sfida della pubblica ammnistrazione A partire da 2.800 assunzioni per il Sud

Le nostre proposte
Quale pubblica amministrazione stiamo disegnando in Italia?

Sicuramente è arrivato il momento di “rigenerare” la Pa, di innovarla. Una svolta dei servizi pubblici del nostro paese che oramai tutti si aspettano e per il quale non è più possibile rimandare. È questo il momento giusto. È il momento giusto perché il momento storico è maturo, è il momento giusto perché la pandemia che stiamo attraversando ha reso evidente il bisogno di rinnovare i nostri servizi, è il momento giusto perché oggi ci sono delle risorse cui attingere che non si ripresenteranno probabilmente per decenni. Si deve cominciare affrontando seriamente ogni passaggio che punti al rafforzamento della pa, sopratutto al Sud.
Per realizzare i progetti legati al Recovery Fund abbiamo la necessità di irrobustire le pubbliche amministrazioni, a cominciare da quelle del Sud Italia. È la direzione in cui ci porta anche l’ultima Legge di Bilancio, quella del 2020, che affida all’Agenzia per la Coesione territoriale l’individuazione e l’assunzione di esperti in politiche comunitarie, con competenze tecniche specifiche, autorizzando le amministrazioni pubbliche ad assumerne 2.800, con un contratto a tempo determinato (per un massimo di 36 mesi), attraverso concorsi pubblici. La spesa massima autorizzata è di 126 milioni di euro, per il triennio 2021-2023.

Le nostre proposte per individuare le competenze adeguate
L’Agenzia per la coesione territoriale sta ultimando una ricognizione che indicherà con precisione di che tipo di competenze c’è bisogno e dove. Dal nostro punto di vista, occorrerà considerare due grandi criteri di valutazione e selezione: le caratteristiche territoriali e la missione delle amministrazioni pubbliche da una parte, i profili professionali dall’altra.

La missione delle amministrazioni pubbliche
Oltre che le strutture nazionali le amministrazioni maggiormente coinvolte sono quelle regionali e sopratutto quelle comunali o i livelli di integrazione istituzionale sociosanitari previsti dalla legge 328/00.
Tra le tante amministrazioni pubbliche in gioco, sarà importante stabilire un criterio per ripartire le risorse. Noi riteniamo che il criterio principale debba essere quello della capacità di “messa a terra” degli interventi. Cioè della loro possibile realizzazione pratica. Infatti, una delle difficoltà del Sud Italia è sempre stata quella di attuare quanto predisposto. Strategie programmatiche che spesso sono rimaste sulla carta.
Le caratteristiche territoriali
Guardando poi alla selezione dei territori, si terranno ovviamente in considerazione criteri oggettivi di ampiezza del territorio e di numerosità della popolazione. Al tempo stesso, dovranno essere considerati:
* l’indice di produttività (ovvero la potenzialità di un territorio di crescere),
* l’indice di occupazione (quindi le difficoltà nel mercato del lavoro, in particolare per giovani e donne),
* infine l’indice “di cittadinanza” (ovvero eventuali carenze nella disponibilità di servizi essenziali diffusi e di qualità, e di servizi di inclusione sociale).
Ulteriore criterio dovrebbe essere quanto gli enti abbiano fatto ricorso al supporto specialistico dei Programmi operativi cofinanziati dai fondi strutturali dell’Unione Europea. In quanto questo è un indice, seppur indiretto, già presente oggi, della carenza interna di figure specialistiche per l’attuazione della politica di coesione comunitaria e nazionale.

I profili professionali
Tra i laureati occorrerà puntare a professionalità in grado di contribuire al coo alla “messa a terra” dei progetti. Per questo bisognerà puntare fortemente su profili con competenze tecnico-specialistiche nelle diverse aree di intervento che ciascuna amministrazione dovrà realizzare: soprattutto architetti, ingegneri, tecnici per il sostegno all’attuazione delle infrastrutture materiali di cui il Sud ha urgente bisogno (ferrovie, strade, porti, reti digitali, ecc), ma anche economisti sociologi, statistici, pedagogisti, ecc.
Inoltre le figure professionali scelte dovranno essere in grado di garantire il coordinamento dei processi nei territori, tra i vari uffici della pubblica amministrazione e anche con i soggetti privati coinvolti.
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PA: Cgil, aprire nuova fase per ridare centralità al lavoro pubblico
“Occorre aprire una fase nuova che riporti al centro delle scelte strategiche del Paese il lavoro pubblico e che scelga la contrattazione ed il protagonismo delle lavoratrici e dei lavoratori come leve per il cambiamento delle pubbliche amministrazioni”. Ad affermarlo, al termine dell’incontro tra sindacati, Aran e il Ministro per la Pa Renato Brunetta, la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti.
“Per aprire la stagione del rinnovo dei contratti, come proposto dal Ministro in apertura dell’incontro, occorre da subito intervenire – sottolinea Scacchetti – con modifiche legislative e scelte contrattuali: superare i vincoli sulla contrattazione integrativa, nonché i vincoli che hanno limitato le carriere del personale, interventi necessari a sostegno della valorizzazione professionale coerenti con le peculiarità dei diversi settori, innovazione sui sistemi di classificazione, centralità della contrattazione, diritto alla formazione, riportare al negoziato il lavoro agile.
“É necessario, coerentemente col recente Patto sottoscritto dal Governo e dalle Confederazioni, individuare quanto prima – aggiunge la segretaria confederale – lo stanziamento delle risorse aggiuntive necessarie per completare la stagione contrattuale riconoscendo la valorizzazione professionale di tutto il personale. È il momento che si acceleri il coinvolgimento delle federazioni di categoria per affrontare tutte le questioni aperte riconoscendo – conclude Scacchetti – le specificità dei diversi settori del sistema pubblico”.

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