FISCO: CGIA MESTRE, LA PRESSIONE SULL’ECOMOMIA REGOLARE SUPERA IL 51% POI C’E’ QUELLA NERA E SOMMERSA CHE NON PAGA NIENTE

I contribuenti conosciuti dal fisco italiano non hanno scampo: sui loro conti grava un carico fiscale reale, fatto di imposte e contributi, da far tremare i polsi. Nel 2010, infatti, la pressione fiscale sull’economia regolare e’ oscillata tra il 51,1 e il 51,9% del Pil: oltre 8 punti percentuali in piu’ rispetto al dato contabilizzato dal Ministero dell’ Economia e delle Finanze (MEF). Lo denuncia la Cgia di Mestre.Sia chiaro – commenta il segretario Giuseppe Bortolussi segretario -, l’Istituto nazionale di statistica e il Ministero dell’Economia e delle Finanze conteggiano la pressione fiscale in modo corretto. Quest’ultima, ricordo, e’ data dal rapporto tra il gettito, fiscale e contributivo, ed il Pil che include, cosi’ come prevedono le disposizioni statistiche internazionali, anche l’economia non osservata.Vale a dire il sommerso economico che, nel 2010, secondo una nostra stima, oscilla tra un valore minimo di 231,2 mld e un valore massimo di 272,7 miliardi di euro.In buona sostanza, il nostro Pil nazionale (che nel 2010 e’ stimato attorno ai 1.554,7 miliardi di euro) racchiude in se’ anche la cifra imputabile all’economia sommersa.Rammentando che la pressione fiscale e’ data dal rapporto tra le entrate fiscali e contributive ed il Pil prodotto in un anno, nel 2010 la pressione fiscale ufficiale ha toccato, secondo i dati presentati nel settembre scorso dal MEF, il 42,8% del Pil.Se, pero’, togliamo dalla ricchezza prodotta la quota addebitabile al sommerso economico, calcoliamo la pressione fiscale sul Pil reale (o, come l’abbiamo definita nella tabella allegata, la pressione fiscale sull’economia regolare). Facendo questa operazione verita’, il Pil diminuisce e, pertanto, aumenta il risultato che emerge dal rapporto. Ovvero, la pressione fiscale.Ebbene, secondo la stima della CGIA di Mestre, nel 2010 la pressione fiscale sull’economia regolare, che pesa sui contribuenti italiani, e’ oscillata tra un’ipotesi minima del 51,1% e un’ipotesi massima del 51,9%.Chi in Italia e’ conosciuto dal fisco – conclude Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre – subisce un prelievo fiscale ben superiore al dato statistico ufficiale. Per questo e’ assolutamente improrogabile una seria lotta contro il lavoro nero e l’evasione fiscale.Aumentando la platea dei contribuenti, potremo cosi’ ridurre imposte e contributi a chioggi ne paga piu’ del dovuto.A livello metodologico, si segnala che l’ultimo dato dell’Istat riferito alla dimensione economica dell’economia irregolare, e’ del 2008. Per gli anni successivi, l’Ufficio studi della CGIA ha proceduto ad applicare la medesima incidenza che il sommerso economico aveva sul Pil nel 2008.Cio’ ci consente di dire che, alla luce del probabilissimo aumento del lavoro nero e dell’abusivismo avvenuto in questi ultimi 2 anni di grave crisi economica, ci troviamo di fronte ad un valore economico del sommerso riferito al 2010 molto sottostimato. Per questo la CGIA ritiene che il livello della pressione fiscale reale sia da ritenersi piu’ vicino all’ipotesi massima (51,9%), anziche’ a quella minima (51,1%). asca

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