Fisco: Cgia Mestre, cuneo fiscale vale 296,4 mld. Per favorire ripresa consumi taglio vada a favore lavoratori ( Irpef)

In Italia il cuneo fiscale ammonta a 296,4 miliardi di euro: 161,47 miliardi gravano sulle spalle dei datori di lavoro (pari al 54,47 per cento del totale), gli altri 134,97 (pari al 45,53 per cento del totale) sono a carico dei lavoratori dipendenti. Di questi 296,4 miliardi, 280,67 sono riconducibili al peso dell’Irpef, delle addizionali comunaliregionali Irpef e dei contributi previdenziali; gli altri 15,77 miliardi di euro sono ascrivibili all’Irap. I dati appena esposti, secondo una stima realizzata dall’Ufficio studi della Cgia, costituiscono il peso e la composizione del nostro cuneo fiscale che, precisa la stessa Cgia, stando alle intenzioni manifestate nei giorni scorsi dal Governo Renzi, dovrebbe subire un taglio di 10 miliardi di euro. Nel caso venisse confermata questa ipotesi, fa sapere ancora la Cgia, il cuneo si ridurrebbe del 3,4 per cento. Chi, tra le imprese e i lavoratori dipendenti, otterra’ i maggiori benefici da questo taglio ? Dipendera’ dalla scelta che fara’ l’Esecutivo – esordisce il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi – noi auspichiamo che la gran parte della contrazione vada a vantaggio dei lavoratori dipendenti. Solo cosi’ possiamo sperare in una ripresa dei consumi delle famiglie italiane. Quest’ultima e’ una condizione necessaria per ridar fiato anche alle attivita’ artigianali, commerciali e alle piccole imprese che vivono quasi esclusivamente dei consumi del territorio in cui operano. Se almeno 8 miliardi andassero ad abbattere l’Irpef in capo ai dipendenti – prosegue Bortolussi – quasi certamente le fasce di reddito al di sotto dei 25 mila euro potrebbero ritrovarsi con oltre 700 euro netti in piu’ all’anno pari a circa 60 euro al mese. Faccio notare che il peso dell’Irap sul cuneo ascrivibile alle aziende private e’ pari a 6,1 miliardi di euro. Se i rimanenti due miliardi di taglio al cuneo andassero ad abbattere l’Irap del settore privato, il peso di questa imposta sulle aziende si ridurrebbe di un terzo. Un alleggerimento – conclude Bortolussi – comunque di tutto rispetto. ASCA

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