Fis a dipendenti ma continuavano farli lavorare, denunciati i due titolari di uno studio di consulenza a Prato

I due soci titolari di uno studio di Prato che opera nella consulenza aziendale sono stati denunciati dalla guardia di finanza per “indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato”. Secondo quanto riscontrato dai militari, durante la prima fase della pandemia i due titolari dello studio, che si occupa di aiutare le imprese orientarsi nelle norme del mondo del lavoro, avevano chiesto per i propri dipendenti il sostegno del Fis (Fondo di integrazione salariale) – l’ammortizzatore sociale per chi non rientra nelle categorie che possono godere della cassa integrazione -, giustificandolo con il venir meno della possibilità di svolgere il proprio lavoro. In realtà, secondo le Fiamme gialle, nel periodo coperto dall’intervento del Fondo dieci dipendenti dello studio hanno normalmente continuato a prestare la propria attività lavorativa, in ufficio o in smart working, ricevendo la normale retribuzione, sebbene nella loro busta paga risultasse un importo ridotto. Attivando per loro il Fis, i titolari dello studio, sottolineano i militari, hanno generato un credito di imposta da utilizzare in compensazione di pregressi debiti maturati verso gli enti previdenziali. Nel corso delle indagini sono stati esaminati documenti contabile e migliaia di email ed altre comunicazioni scambiate all’interno all’azienda. I militari hanno fatto ricorso anche a sopralluoghi e appostamenti, nonché all’esame dei tabulati telefonici attraverso i quali è stato possibile – giorno per giorno – geolocalizzare gli spostamenti fisici del personale dipendente.

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