Filt Cgil: De Rose, Amazon riconosca e rispetti il ruolo del sindacato (intervista)

Uno sciopero, quello del 22 marzo, che ha una valenza culturale, per affermare il ruolo e la centralità del sindacato, che difende e garantisce i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Lo afferma Michele De Rose, segretario nazionale della Filt Cgil, riguardo allo stato di agitazione indetto per l’intera filiera di Amazon. È tempo, spiega De Rose, di dar vita a relazioni industriali improntate al confronto, che con il colosso dell’e-commerce difficilmente si è avuto. E sulla lunga e complessa vicenda dei rider delle piattaforme digitali, sempre più centrali in questo anno di pandemia come i driver di Amazon, afferma: urge una legge sulla rappresentanza.

De Rose, per il 22 marzo i sindacati hanno proclamato, per la prima volta, lo sciopero dell’intera filiera di Amazon. Perché siete giunti a questa decisione?
Lo sciopero è il risultato finale di un percorso che ha visto l’interruzione della trattativa per la contrattazione di secondo livello nella filiera di Amazon, l’assoluta indisponibilità al dialogo da parte dell’azienda, e una forte frammentazione da parte delle associazioni datoriali. La Filt-Cgil, assieme a Fit-Cisl e Uiltrasporti, aveva presentato una piattaforma pensata esclusivamente per il mondo di Amazon, articolata in 14 punti, con l’intento di armonizzare le condizioni lavorative dell’intera filiera.

Com’è articolata Amazon?
Guardi la realtà aziendale di Amazon è molto complessa. Da una parte abbiamo Amazon Transport Italia, la società di delivery, e Amazon Logistica Italia, che si occupa dei magazzini. I lavoratori, nel complesso, sono circa 40 mila. Gli hub presenti sul nostro territorio sono sei. A tutti i lavoratori viene applicato il contratto della logistica, tranne che per quelli dello stabilimento di Castel San Giovanni, che hanno quello del commercio.

Come si è sviluppato il confronto con l’azienda e le controparti?
Il sindacato si è incontrato sia con Amazon Transport che Logistica. Con le associazioni datoriali c’è stata un’interlocuzione con Conftrasporto, e un’altra, separata con Assoespressi che fa parte di Confetra. Dalle due diramazioni di Amazon non abbiamo avuto nessuna risposta.

Che cosa chiedete nella piattaforma?
Prima di tutto un miglioramento delle relazioni sindacali con Amazon, che, sin qui, è sempre stato scadente. Alla base dello sciopero c’è un problema direi quasi cultuale. Amazon deve riconoscere e rispettare il ruolo che la Costituzione italiana assegna alle parti sociali.

Questo come deve concretizzarsi?
In quella che definiamo contrattazione di anticipo. Naturalmente le decisioni aziendali spettano ad Amazon. Ma quando la multinazionale ha intenzione di investire in un determinato territorio, il confronto con il sindacato, e con le istituzioni locali, è indispensabile per capire al meglio la realtà socio-economica di quell’area. C’è poi tutta la questione legata all’esercizio di diritti sindacali e delle condizioni di lavoro.

Che cosa non funziona?
Con la pandemia l’e-commerce ha visto una crescita esponenziale in pochissimo tempo. Questo ha avuto ripercussione sui ritmi dei driver e dei magazzini, che sono diventati intollerabili. Quello che noi chiediamo è di contrattare l’organizzazione del lavoro, così come il premio di risultato e il premio covid, che sono stati decisi unilateralmente dell’azienda. Nel contratto della logistica è presente la clausola sociale, che prevede, in caso di cambio di appalto, il mantenimento delle stesse condizioni. Per i driver questa clausola non è presente. Serve, inoltre, la stabilizzazione del lavoro interinale, part-time e a tempo determinato che è molto diffuso all’interno di Amazon.

Sul versante della salute, centralissimo in questo momento, che cosa chiedete?
I protocolli sulla salute e la sicurezza elaborati all’inizio della pandemia devono essere aggiornati alle condizioni attuali di lavoro. Ricordiamoci che la scorsa primavera erano scoppiati dei focolai all’interno dei magazzini.

Il sindacato ha avanzato la richiesta di vaccinare, dopo le categorie più esposte, anche i driver. C’è stato qualche risultato?
No, non è mai stato attivato un piano vaccinale in tal senso.

Qual è il tasso di sindacalizzazione tra i lavoratori di Amazon?
Tra i driver il tasso di sindacalizzazione è molto buono. Abbiamo più difficoltà a entrare all’interno di Amazon.

Oltre ai driver di Amazon, anche i rider delle varie piattaforme hanno assunto un ruolo crescente in questo anno di pandemia. Cgil, Cisl e Uil hanno criticato fortemente il contratto Ugl-Assodelivery. Crede che, in un regime di libertà sindacale dove ogni associazione può firmare un contratto, sia necessaria una legge sulla rappresentanza?
I sindacati e le controparti firmatarie del contratto del trasporto merci e della logistica hanno chiesto, tramite un dispositivo, che questo contratto venisse sorretto da una legislazione di supporto, che ne facesse una sorta di erga omnes, per l’intera filiera, compresi i rider. Credo che una legge sulla rappresentanza sia necessaria, per evitare il dumping contrattuale e la proliferazione dei contratti firmati da organizzazioni poco rappresentative. Una soluzione tampone potrebbe essere proprio quella di far ricorso a una legislazione di supporto.

di Tommaso Nutarelli da ildiariodellavoro.it

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