Un voto di prima grandezza in un continente di mezzo miliardo di cittadini e il primo PIL del mondo, dovr? decidere con quali politiche far uscire i propri popoli dalla pi? lunga e grave crisi dal dopoguerra.Perch? non c?? dubbio che serva agire in quanto ci? che viviamo non ? il frutto della malasorte, basti guardare al fatto che con politiche monetarie e investimenti pubblici di segno opposto al rigore e all?austerity europeo, paesi e popoli colpiti come noi dalla crisi ne stanno uscendo con una decisa ripresa manifatturiera ed esportazioni e occupazione in aumento.Sono state quindi scelte sbagliate che c i hanno messo nella parte sbagliata del mondo e l?Italia non pu? dirsi estranea a queste scelte; anzi, ad essere onesti se guardiamo gli ultimi dati relativi a crescita, export, debito e occupazione vediamo che noi abbiamo problemi pi? gravi degli altri e non possiamo cavarcela dando la colpa solo ad altri. Eppure, piuttosto che riconoscere onestamente questa situazione ed indicarne una realistica e ragionevole via d?uscita, l?offerta politica pare tutta confinata nello spazio del populismo, come se la gara a chi la spara pi? grossa potesse ridurre la gravit? della situazione. Come se ingiurie, invettive e promesse roboanti potessero creare qualche posto di lavoro. Anche questa ? una prerogativa tutta italiana, perch? in altre democrazie europee dove crescono con la crisi populismi, nazionalismi e spinte xenofobe ci sono forze politiche che li contrastano e non si mettono in gara a chi la spara pi? grossa. Perch? anche questa volta il voto passer? e allora dovremo tornare a fare i conti con i problemi reali e con un paese ancora pi? lacerato e sfiduciato sulle proprie reali possibilit?. Quelle possibilit? saranno pi? grandi solo se sulla rabbia, l?esasperazione e la paura prevarr? la solidariet? e il lavoro.Qualunque sia il nostro voto, sar? questo il faro del nostro agire.
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