E in corso un attacco al lavoro, il #25ottobre tutti in piazza a Roma

Il Paese ha bisogno di lavoro: solo attraverso investimenti pubblici e privati che lo creino si pu? praticare quella svolta essenziale per una politica economica espansiva. ? inutile e sbagliato cercare di nascondere la situazione dell?Italia – ancora in recessione ed in presenza della deflazione – come si vuole fare affermando che l?unica priorit? ? cambiare, per l?ennesima volta, le regole del mercato del lavoro. Non sar? con lo scalpo” dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici che l’Italia determiner? un cambio delle politiche europee, anzi le avvalorer?. Negando quel ruolo di cambiamento ampiamente rivendicato dal voto europeo del 25 maggio. Bisogna ?cambiare verso? alla politica economica italiana per poter cambiare il Paese.Il lavoro al centro di una nuova politica economica si deve tradurre anche in strumenti concreti di distribuzione del lavoro: dai contratti di solidariet? difensivi ed espansivi, alla eliminazione della decontribuzione delle ore di straordinario finalizzandola, invece, all’incentivazione di riduzioni di orario, alla flessibilit? senza penalizzazioni dell?uscita pensionistica. Bisogna “cambiare verso” anche nella gestione delle piccole e grandi vertenze aperte, contrastare i piani di ridimensionamento delle imprese, affrontare i nodi della politica industriale per determinare le prospettive di crescita. Vent?anni di scelte politiche e legislative del nostro Paese hanno determinato un mercato del lavoro frammentato nel nostro Paese. Hanno cancellato l?idea di una flessibilit? positiva, permesso il dilagare della precariet?, tanto che l?OCSE ci colloca sopra la Germania (sulla base dell’indice che misura le tutele ai lavoratori a tempo indeterminato, in particolare la tutela sul licenziamento). Appare cos in tutta la sua strumentalit? la domanda del Presidente del Consiglio su dov?erano le organizzazioni sindacali, nel tentativo di cancellare le responsabilit? della politica e della parte miope del sistema delle imprese. Ancor pi? alla luce della presentazione dell’emendamento del governo alla delega, che ha fatto precipitare l’attacco allo statuto dei lavoratori ed, ancora una volta, ha delineato un’idea di lavoro povero, non formato e non qualificato; la via bassa della competizione che si accompagna all’assenza della politica industriale. Per questo il comitato direttivo della CGIL ritiene inaccettabile una proposta che, motivata dal superamento del dualismo del mercato del lavoro, nei fatti riduce in generale diritti e tutele dei lavoratori, cancella il reintegro previsto dall’art.18; non propone invece l’estensione e la generalizzazione che ? l’unica risposta per ricostruire un mercato del lavoro unico. La diseguaglianza nel mercato del lavoro ? plasticamente rappresentata dalla frammentazione tra precariet?, lavoro nero e sommerso e lavoro dignitoso. Per questo la CGIL avanza una piattaforma fondata sulla proposta della drastica riduzione della precariet? e dell?estensione di diritti e tutele a tutto il mondo del lavoro. Nei Paesi europei, nei Paesi normali, le politiche del lavoro sono sempre state discusse con le parti sociali. E al confronto la CGIL ?, come sempre, pronta.Il contratto a tutele crescenti a tempo indeterminato pu? rappresentare una scelta positiva di superamento della dualit? se affiancato solo dalle seguenti forme di lavoro: contratto a tempo determinato con causali e ragioni oggettive (contratto per il lavoro stagionale), apprendistato, somministrazione, una sola forma di vero lavoro autonomo insieme alla definizione di strumenti efficaci di contrasto al fenomeno delle false partite IVA. Al contratto a tutele crescenti a tempo indeterminato va fissata la durata con un periodo di prova pi? lungo ed articolato per fasce professionali. Alla fine del quale vi deve essere il pieno riconoscimento delle tutele del licenziamento senza giustificato motivo e dei diritti di legge e contrattuali. In caso di licenziamento – non illegittimo – al lavoratore sar? riconosciuto un indennizzo proporzionale alla durata del contratto a tutele crescenti e somministrata una politica attiva volta alla ricollocazione. Il superamento della frammentazione si attua riconoscendo a tutti i lavoratori e le lavoratrici i diritti e le tutele universali, anche a coloro che hanno un contratto di lavoro autonomo. Per questo vanno estesi i diritti previsti dal Titolo I dello Statuto dei Lavoratori da quelli sulle libert? dei lavoratori, al divieto di accertamento sanitario, senza cancellare le tutele sul controllo a distanza e le mansioni del lavoratore di cui va, se mai, rafforzato il potere di contrattazione. Sul Titolo II e III che trattano della libert? sindacale e dell?attivit? sindacale va ridefinito l?art. 19 in coerenza con la sentenza della Corte Costituzionale (n. 231/2013) e definita una nuova legislazione della rappresentanza che abbia a riferimento la legge sul lavoro pubblico e l?accordo interconfederale del 10 gennaio 2014, che determina la validit? dei contratti in ragione della maggioranza delle OO SS, e la maggioranza del voto dei lavoratori nel voto certificato; in coerenza all’art.36 della Costituzione. Vanno poi definite forme di esercizio dei diritti sindacali. Con un allargamento dei diritti che va accompagnato dal riconoscimento a tutti i lavoratori e lavoratrici della tutela della maternit?, della malattia e infortunio e del diritto al riposo, unitamente all?equo compenso che deve avere a riferimento i minimi stabiliti nei contratti nazionali di lavoro che devono essere erga omnes in virt? della traduzione in legge delle regole della rappresentanza. Questa ? la strada per definire un mercato del lavoro unico per un buon lavoro qualificato e dignitoso. Il percorso di unificazione del mercato del lavoro necessita di ammortizzatori sociali universali fondati su due pilastri: indennit? universale e cassa integrazione ordinaria e straordinaria contribuita da imprese e lavoratori. A questo fine ? necessario che il calcolo del lavoro effettuato per la “nuova ASPI” sia a giornate, che si superino i fondi che escludono gran parte delle imprese minori dalla cassa, che il sistema sia finanziato. ? evidente che il processo di riunificazione del lavoro deve essere accompagnato da una forte contrattazione inclusiva, per questo va superato il blocco dei rinnovi dei contratti nazionali, a partire dai pubblici. A sostegno di questa piattaforma e a contrasto dell?attacco al lavoro la CGIL indice per il 25 ottobre 2014 una grande manifestazione nazionale (Roma, Piazza San Giovanni). La scelta non ?, n? pu? essere intesa come una scelta di separazione da CISL e UIL. La nostra piattaforma che tiene in valore quella unitaria su fisco e previdenza ? aperta al confronto e al contributo di tutti, come ferma ? la volont? di confermare tutte le iniziative unitarie e di categoria, gi? programmate.˜IL DOCUMENTO INTEGRALE”

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