“Dove sono Italia e Ue mentre le donne polacche lottano contro la cancellazione dell’aborto?”

L’appello di Se non ora quando e D.i.Re. per chiedere il sostegno del parlamento italiano e europeo

Dieci giorni di proteste in Polonia dopo l’inasprimento delle leggi sull’aborto. Centinaia di migliaia di persone scese in piazza, scontri e persino atti di vandalismo contro le statue di Giovanni Paolo II, un simbolo sacro in Polonia. Qualcosa di imponente e di mai visto negli ultimi trent’anni si sta sollevando contro il governo conservatore polacco e la Chiesa cattolica da quando la Corte costituzionale del Paese ha stabilito il 22 ottobre una nuova stretta sull’aborto, impedendolo nei casi di difetti congeniti del feto, di fatto quindi mettendo fuori legge le interruzioni di gravidanza che in Polonia sono praticate nel 98% dei casi proprio per gravi malformazioni.
Se non ora quando? e D.i.Re – Donne in rete contro la violenza hanno scritto un appello (firmato da 94 organizzazioni) al Parlamento e alla Commissione europea, alla Commissaria per i Diritti umani del Consiglio d’Europa e al Governo italiano, per chiedere che «le organizzazioni delle donne polacche siano audite dal Parlamento europeo» e «sia adottata una Risoluzione affinché i finanziamenti europei siano negati agli Stati membri che violano i diritti umani e dunque alla Polonia».
Secondo Antonella Veltri, presidente di D.i.Re, «negare alle donne la libertà di scelta e il diritto a decidere sul proprio corpo è una violazione dei loro diritti umani e una forma di violenza istituzionale intollerabile in Europa. Siamo vicino alle nostre sorelle polacche e le sosterremo sempre nella loro lotta».
«Bisogna continuare tutte insieme la difesa dei diritti ancora oggi negati in molti Paesi», afferma a nome di SNOQ Laura Onofri, coordinatrice di SNOQ Torino.
«L’attacco ai diritti di libertà delle donne in Polonia è un attacco a tutte le donne e alla democrazia in Europa. Non si può stare in silenzio, la nostra mobilitazione non è solo solidarietà, è riaffermare i diritti per le donne polacche e per tutte e tutti i cittadini europei», dichiara Susanna Camusso, responsabile Politiche di genere della CGIL.
All’appello – indirizzato al presidente del Parlamento europeo David Maria Sassoli, a Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea, Helena Dalli, Commissaria europea per l’Uguaglianza, alla Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa Dunja Mijatović, al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, e ai Ministri degli Esteri Luigi Di Maio, Affari Europei Vincenzo Amendola e Pari opportunità Elena Bonetti – hanno aderito organizzazioni e reti della società civile, associazioni di donne e femministe a cominciare dalla Casa internazionale delle donne, le organizzazioni sindacali CGIL e UIL, Magistratura Democratica, la rete ProChoice e numerose organizzazioni che si occupa di salute e diritti riproduttivi in Italia, l’associazionismo LGBTQI+, oltre a Eve Ensler, iniziatrice del movimento One Billion Rising.

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