Rifiuti: distretti circolari per chiudere il ciclo S.Anna Pisa e Maire Tecnimont-NextCem descrivono modello toscano

Oggi la Toscana ha un’opportunità storica di chiudere il ciclo dei rifiuti grazie a nuove tecnologie impiantistiche che rispondono agli obiettivi di economia circolare e di decarbonizzazione dell’Unione Europea. E’ quanto è emerso al convegno ‘L’Economia Circolare per il rilancio green dell’industria: la chimica verde per la chiusura del ciclo dei rifiuti’ svoltosi oggi a Pisa, promosso da NextChem, società del Gruppo Maire Tecnimont, e dalla Scuola Superiore Sant’Anna. In Toscana servono soluzioni impiantistiche che consentano di chiudere il ciclo della gestione dei rifiuti, con 2,28 milioni di tonnellate di rifiuti urbani e 10,1 milioni di tonnellate di rifiuti speciali prodotti ogni anno. Oltre il 33% dei rifiuti urbani, infatti, viene ancora smaltito in discarica e circa il 10% viene incenerito in impianti in via di chiusura. Una soluzione è quindi rappresentata dai Distretti circolari verdi, il cui modello di funzionamento è stato presentato da NextChem, la società di Maire Tecnimont che opera nel campo della chimica verde e delle tecnologie a supporto della transizione energetica e l’economia circolare.
“La Toscana – ha detto il presidente di Maire Tecnimont, Fabrizio Di Amato – ha esperienze di eccellenza e rappresenta un laboratorio ideale per un’innovazione tecnologica, industriale e nel rapporto tra industria, istituzioni e cittadini. La presenza di industrie storiche da riconvertire e l’infrastruttura logistica esistente suggeriscono l’individuazione di soluzioni che possono portare la Toscana all’avanguardia nella transizione ecologica e al contempo rispondere ad esigenze di tutela e sviluppo occupazionale”. In questo ambito, gioca un ruolo fondamentale il sistema universitario. “Le Università – ha concluso Marco Frey, coordinatore del laboratorio sulla sostenibilità della Scuola Sant’Anna di Pisa – hanno tre missioni: la prima è quella di fare ricerca, la seconda dimensione è quella di mettere a disposizione le competenze e noi da 26 anni, ad esempio, ci occupiamo della grande questione dei rifiuti, e la terza missione è che l’Università deve essere capace di creare le condizioni perché lo sviluppo del Paese vada nella direzione direzione della sostenibilità e della circolarità ed eventi come quello di oggi hanno esattamente questo scopo”. (ANSA).
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Mobilità: , idrogeno circolare per Tpl Folgiero(NextChem): ‘Così centriamo un obiettivo del Next Generation Eu’
“La tecnologia di conversione chimica per la produzione di molecole circolari è un’innovazione di NextChem che si basa su processi consolidati e contribuisce sia alla riduzione dello smaltimento dei rifiuti in discarica sia alla decarbonizzazione dell’industria e dei trasporti, necessaria al raggiungimento degli obiettivi europei di riduzione delle emissioni”. Lo ha detto oggi a Pisa Pierroberto Folgiero, ceo del gruppo Maire Tecnimont e NextChem, a margine del convegno ‘L’Economia Circolare per il rilancio green dell’industria: la chimica verde per la chiusura del ciclo dei rifiuti’, promosso da NextChem e Scuola Superiore Sant’Anna. E’ un modello, ha aggiunto Folgiero, “che consente di riconvertire siti industriali salvando posti di lavoro e creandone di nuovi, di creare nuove filiere industriali e di ridurre la dipendenza energetica del Paese, producendo materiali che oggi vengono importati dall’estero e creando le condizioni per avviare una fase pilota di utilizzo dell’idrogeno nei trasporti pubblici, uno degli obiettivi del Next Generation Eu e dei Piani per l’energia e per il clima”. “La nostra idea – ha concluso Folgiero – prevede la produzione di idrogeno, che ha un ruolo molto importante per l’avvio della mobilità sostenibile. Con un impianto di idrogeno circolare che parte da rifiuti plastici e rifiuti secchi si potrebbe produrre idrogeno a un prezzo basso che potrebbe essere utilizzato per esempio per la mobilità di una flotta di autobus nel territorio dove nasce l’impianto e potrebbe essere anche un modo per rompere il ghiaccio in questo grande tema che c’è dell’esistenza della domanda e dell’offerta di idrogeno”. (ANSA).
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Distretti verdi trasformano i rifiuti in biocarburanti A Pisa Maire Tecnimont NextChem presenta suo ‘uovo di Colombo’

Dal recupero dei rifiuti possono rinascere grandi siti industriali andati in crisi e si può creare nuova occupazione intercettando gli obiettivi europei dell’economia circolare e della decarbonizzazione per produrre biocarburanti e portare la leadership italiana in Europa di questo settore anche nella chimica. E’ di questo che si è parlato oggi a Pisa al convegno ‘L’Economia Circolare per il rilancio green dell’industria: la chimica verde per la chiusura del ciclo dei rifiuti’ promosso da NextChem, società del gruppo Maire Tecnimont, e dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. “I rifiuti – ha detto Fabrizio Di Amato, presidente del gruppo Maire Tecnimont – sono il petrolio del terzo millennio e il nostro obiettivo è dimostrare che è possibile recuperarlo e riutilizzarlo per fini completamente rinnovabili attraverso un processo di gas di sintesi per trasformare i rifiuti in biocarburanti, matanolo o etanolo. Questi sono progetti che stanno in piedi con le proprie gambe e non necessitano dei contributi pubblici. I distretti circolari verdi, secondo noi, sono l’uovo di Colombo: possono dare nuova vita a siti industriali in crisi (raffinerie, ex acciaierie) salvando, quindi, posti di lavoro e creando nuova occupazione perché trasformandoli in impianti di nuova generazione con una forte caratteristica digitale e di innovazione avremo bisogno di lavoratori giovani e adeguatamente formati”. Secondo Pierroberto Folgero, ceo del gruppo Maire Tecnimont e NextChem con circa 9mila addetti e sedi in tutto il mondo, “la chimica verde unisce filiere nuove, fa comunicare il mondo dei rifiuti, utilizza tecnologie che usano il carbonio e l’idrogeno dentro i rifiuti secchi e plastici per fare carburanti circolari, fare quella chimica verde che senza l’economia circolare sarebbe troppo costosa e oggi non potremmo permettercela, quindi dobbiamo passare dall’economia circolare meccanica a quella che entra anche nella chimica e nella decarbonizzazione delle molecole”. “Così – ha concluso Marco Frey, coordinatore del laboratorio sulla Sostenibilità della Scuola Sant’Anna di Pisa – si diventa protagonisti di una sfida impegnativa per la quale servono visione strategica, azioni condivise, tecnologie innovative”. (ANSA).

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