Diritti per i braccianti, i presìdi in Toscana (fotogallery)

Agricoltura, presìdi davanti alle Prefetture di Firenze, Siena, Arezzo e Grosseto per i diritti negati dei braccianti. Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil: “Giornate lavorate perse, mancati sostegni: vanno garantiti redditi e tutele, oltre al rinnovo dei contratti provinciali”

Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil oggi hanno mobilitato i lavoratori e le lavoratrici dipendenti del settore agricolo, con presidi davanti alle Prefetture di tutta Italia. Il Decreto “Sostegni” si dimentica, per l’ennesima volta, dei braccianti agricoli: nessun ristoro previsto per questi lavoratori che nel 2020 hanno perso moltissime giornate di lavoro, contrariamente ai bonus a pioggia concessi a tante altre categorie, né la previsione, da tempo il sindacato chiede, di garantire figurativamente le stesse giornate lavorate nel 2019. Beffati due volte gli oltre 40mila lavoratori stagionali dell’agricoltura Toscana, come nel resto d’Italia.
Per questo e per stimolare una veloce conclusione del percorso di rinnovo dei contratti provinciali agricoli (Cpl), scaduti da oltre un anno, i quali sono parte fondamentale del loro salario, in Toscana i presìdi si sono svolti davanti alle Prefetture di Firenze, Siena, Grosseto e Arezzo, le principali province agricole in rappresentanza di tutta la Toscana.
L’obiettivo è rivendicare le ragioni di migliaia di famiglie di lavoratori del settore agricolo, ridotte in povertà dalla drastica diminuzione delle giornate di lavoro e dalla necessità di avere un adeguato sostegno, chiediamo al Governo diritti e dignità. Si tratta di lavoratrici e di lavoratori che hanno perso giornate di lavoro a causa dell’emergenza sanitaria in corso; con loro il Governo ha dimenticato anche gli agriturismi, da un anno senza lavoro e senza adeguato sostegno al reddito. “I lavoratori stagionali agricoli – spiegano Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil Toscana – sono stati essenziali in tutte le fasi della pandemia, ma sono stati dimenticati anche dal governo Draghi, discriminati ed esclusi dal diritto di ricevere ristori adeguati. Questi lavoratori sono essenziali sempre, non solo quando è stato chiesto loro di continuare a lavorare, garantendo per mesi cibo sulle tavole di tutti. Vanno loro garantiti diritti contrattuali, un reddito dignitoso e sostegni adeguati come ad altre categorie di lavoratori”.
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Dl Sostegni, un milione di agricoli in sciopero il 30 aprile In tutta Italia in svolgimento i presidi Fai-Flai-Uila
Le lavoratrici e i lavoratori agricoli sciopereranno in tutta Italia venerdì 30 aprile per protestare contro le iniquità contenute nel Decreto Sostegni e per chiedere a governo e parlamento di modificarlo. La mobilitazione è stata decisa dalle segreterie nazionali dei sindacati Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil. L’annuncio, fatto in diretta Facebook sulle pagine delle tre organizzazioni sindacali e nel corso dei presidi organizzati questa mattina sotto le Prefetture di tutta Italia, viene dai segretari generali delle tre organizzazioni sindacali Rota (Fai), Mininni (Flai) e Mantegazza (Uila) che sono intervenuti, rispettivamente, alle manifestazioni di Treviso, Napoli e Roma. Tra le richieste dei sindacati al governo il riconoscimento per l’anno 2020 delle stesse giornate di lavoro del 2019 e l’introduzione del bonus per i lavoratori stagionali agricoli insieme alla sua compatibilità con il reddito di emergenza. Tra le motivazioni dello sciopero anche la protesta contro i mancati rinnovi dei contratti provinciali agricoli nella maggior parte delle provincie italiane, che sono scaduti da quasi due anni. Lo sciopero del 30 aprile coinvolgerà anche i lavoratori del settore forestale che chiedono il rinnovo del Contratto nazionale di lavoro, scaduto nel 2012 e per i quali, proprio ieri, le segreterie nazionali di Fai-Flai-Uila hanno proclamato lo stato di agitazione. “La Cisl – scrive su twitter il segretario Generale Luigi Sbarra – è accanto alla Fai Cisl ed ai lavoratori agricoli che oggi manifestano per chiedere a Governo e Parlamento più rispetto per la dignità del lavoro agricolo. Bisogna modificare le gravi discriminazioni del Decreto Sostegni”. (ANSA).
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