Diamanti: i sindacati bancari difendono con forza i lavoratori ingiustamente coinvolti

Nota stampa in risposta ad articolo uscito nelle cronache locali Versilia e Pisa de ‘Il Tirreno

Firenze 22.03.2021.- Sabato scorso, all’interno delle cronache locali della Versilia e di Pisa, è stata pubblicata da “Il Tirreno”, la notizia della richiesta da parte della Procura di Milano di rinvio a giudizio di alcuni colleghi bancari della nostra Regione, dipendenti di Banco Bpm e di altri primari Gruppi bancari, per fatti correlati al procedimento penale avviato all’esito di alcune denunce proposte da clienti che in passato investirono in “diamanti”. La profonda indignazione da parte delle scriventi Organizzazioni Sindacali, che si unisce a quella di tutti i lavoratori che rappresentiamo, è aggravata dalla inopinata scelta di indicare – esponendoli al pubblico ludibrio – nomi, cognomi e in alcuni casi addirittura età, luoghi di nascita e residenza dei colleghi coinvolti in questa vicenda, accompagnando tale “divulgazione” con titoli cubitali che potrebbero facilmente far presupporre ai lettori l’organizzazione di una truffa (con i relativi truffati), attraverso responsabilità e complicità dei dipendenti citati.

Non possiamo non rilevare che le cronache giudiziarie non recano i nomi delle persone sottoposte a procedimenti penali (peraltro ancora in assenza di rinvio a giudizio) se non qualora i soggetti interessati ricoprano cariche pubbliche e soventemente anche se siano state applicate misure cautelari.

L’accanimento verso i dipendenti delle banche – vittime inconsapevoli di decisioni e azioni altrui nonché totalmente estranei a vantaggi di qualsivoglia genere – rischia di portare ad una condanna “pubblica”e sommaria, in una fase addirittura antecedente alla stessa valutazione del competente giudice rispetto alla sussistenza dei requisiti per esercitare l’azione penale con l’avvio del dibattimento.

L’articolo di sabato scorso colpisce la serenità e l’immagine di semplici lavoratori bancari che svolgono esclusivamente le proprie mansioni, addirittura indica quali responsabili dei danni subiti dai clienti non i vertici aziendali (artefici di ogni direttiva e delle iniziative assunte), ma di coloro i quali, in piena e dimostrata buona fede, seguono le istruzioni operative fornite. Potevano forse dei semplici impiegati di banca accorgersi dei meccanismi che stavano dietro questi investimenti che in quegli anni trovavano ricorrenti apprezzamenti su giornali finanziari? Cosa hanno fatto in quegli anni le Istituzioni di vigilanza?

Dobbiamo inoltre considerare che molte delle denunce presentate dai clienti nei confronti dei colleghi hanno riguardato il Banco BPM (istituto nato a fine 2016 dalla fusione tra Banco Popolare e Banca Popolare di Milano) a seguito della scelta, da noi aspramente criticata, di rimborsare solo parzialmente le somme investite dalla clientela per l’acquisto dei diamanti.

Proprio per contrastare tale decisione, il 20 maggio 2019 i lavoratori toscani e di La Spezia hanno scioperato manifestando a Lucca con un indiscusso successo partecipativo e mediatico, anche televisivo, per la ferma determinazione dei lavoratori di richiedere che il Banco BPM facesse prevalere le ragioni dei clienti danneggiati dall’acquisto dei diamanti.

Ciò in quanto, avendo i dipendenti eseguito le disposizioni aziendali in conclamata buona fede, risulta evidente la responsabilità dei vertici aziendali che sottoscrissero un accordo commerciale con IDB (la società venditrice dei diamanti), non verificando accuratamente i contenuti della documentazione specifica ed a supporto dell’acquisto (rivelatasi, successivamente, fuorviante e non veritiera) a cui gli operatori dovevano attenersi nelle relazioni con la clientela. Nel riferito contesto, numerosissimi colleghi (a riprova dell’assoluta buona fede) sia personalmente,sia propri familiari e amici, hanno a loro volta acquistato i medesimi diamanti ed attualmente sono esclusi da qualsivoglia forma di ristoro.

E’ quanto mai inaccettabile che questo problema, da ricondurre senz’altro all’operato dei vertici delle banche, che ha coinvolto gran parte del sistema bancario nazionale, venga presentato attribuendo la colpa di quanto avvenuto all’ “ultima ruota del carro”, cioè ai pochi dipendenti bancari, individuati quali capri espiatori esposti ad una condanna pubblica anticipata, sommaria e del tutto infondata.

Siamo assolutamente fiduciosi che dal procedimento penale emergerà che i dipendenti bancari sono le prime “vittime”di decisioni scellerate che hanno condotto le banche ad essere coinvolte in questo “business” ed a nome di tutta la categoria difendiamo con tutte le nostre forze l’onorabilità e la professionalità dei lavoratori coinvolti.

In tale circostanza, abbiamo già incaricato i nostri avvocati di fiducia di assistere i colleghi coinvolti e già in altri procedimenti giudiziari la verità è stata oggetto di accertamento giudiziale, con l’esclusione di qualsiasi responsabilità a carico dei dipendenti.

FABI – FIRST CISL- FISAC CGIL – UILCA- UNISIN

Rappresentanze sindacali aziendali della Toscana Banco BPM spa

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