Decreto rilancio, per la Cgil in Toscana luci e ombre sulla lotta al lavoro nero/grigio: il focus di Repubblica
Bene il Decreto rilancio, che anche in questo territorio (pure pi virtuoso di altri) potrebbe far emergere dal lavoro nero migliaia di persone, in gran parte stranieri. Ma in Toscana non si plaude e basta alla nuova normativa varata per l’emergenza Covid, che ha fatto commuovere la ministra Terranova. Çé un decreto importante, anche per entit economica, e che fa fare un passo avanti alla civilt del lavoroÈ, dice la segretaria generale della Cgil Toscana Dalida Angelini, senza per nasconderselo: ÇLe lacune ci sono, per esempio l’esclusione di alcune categorie decisive come turismo e edilizia, e del restoÈ, osserva, Ç un provvedimento di emergenza, che cerca intanto di offrire qualche elemento di sicurezza in piÈ. Col ritorno alla normalit, secondo Angelini, sar indispensabile Çriflettere molto pi in profondit sul modello di sviluppo e la qualit del lavoro in questo paeseÈ. Qualit che in Toscana, peraltro, pi che dal lavoro nero vero e proprio, pesantemente intaccata dal cosiddetto lavoro ‘grigio’. Quello, cio, come spiega Gianluca Giussani, segretario regionale Flai agroindustria Cgil, Çche coinvolge la vasta area di lavoratori, italiani e stranieri (i pi ricattatili, visto che dal lavoro regolare dipende il loro permesso di soggiorno), dotati di normale contratto, dove per registrata solo una frazione delle ore effettivamente lavorateÈ. Un’area che comprende moltissimi lavoratori sia dell’agroindustria, che dei servizi alla persona (colf, badanti), formalmente coinvolti dal decreto, ma che non potranno perci avvantaggiarsene. Il sindacato, dice Giussani, Çovviamente pronto ad aiutare l’emersione, ma quel che occorre una riforma strutturale del sistemaÈ. Mettersi in regola per chi a nero, comunque, stranieri soprattutto, Çnon sar facileÈ, osserva Maurizio Brotini, segretario Cgil toscana con delega per agricoltura, immigrazione, legalit. In Toscana stimati, a fine 2018, in circa 31 mila, ma in forte calo, gli irregolari sono oggi (anche causa Covid) forse non pi di 20-25 mila, per oltre met impiegati nel turismo e nell’edilizia (settori esclusi dal decreto), e per non pi di un paio di migliaia in agricoltura (dove c’ soprattutto lavoro `grigio’). Se poi si calcola Çche molti sono esclusi perch non hanno mai avuto precedenti contratti di lavoro, invece richiesti dal decreto, e che non tutti i datori di lavoro saranno disposti ad assumere, molto se a emergere saranno 6-8 mila personeÈ. Brotini ne convinto: ÇQuesto decreto un’occasione persaÈ. Troppi i paletti, fra cui la brevit del rinnovo del permesso di soggiorno (massimo 6 mesi), troppo pochi i settori coinvolti: ÇDi ‘invisibili’ ne emerger una minima parteÈ. Giudizio simile, a proposito di colf e badanti, quello del segretario generale Filcams di Firenze Massimiliano Bianchi: ÇOggi li facciamo venire a galla, ed bene alleviare il loro disagio, ma dove finiranno una volta finita l’emergenza, e scaduti i permessi temporanei di soggiorno?È. Resta aperta, insomma, la questione di fondo: ÇL’assenza di risposte strutturali alle esigenze di un settore essenziale del nostro welfare come l’assistenza alla personaÈ. ÇQuello che fa pi maleÈ, osserva Tania Benvenuti, del Flai di Pisa, Ç che il decreto sembra pensato pi risolvere problemi contingenti, come assicurarci frutta e verdura dai campi e badanti per gli anziani, che per far davvero emergere il lavoro neroÈ.Ê(articolo firmato da Maria Cristina Carrat uscito su Repubblica Firenze di oggi)