CRISI: PROMETEIA, PER ITALIA USCIRNE RESTA PERCORSO LENTO

A tre mesi dal Rapporto di Previsione di Aprile, quel percorso che Prometeia aveva tracciato per l’evoluzione dell’economia italiana al 2020, in bilico tra necessita’ di rilancio della crescita economica e risanamento delle finanze pubbliche, si e’ fatto ancora piu’ stretto. A livello internazionale, la ripresa dell’economia americana non sembra abbia la forza sufficiente per ridurre in tempi brevi l’eccesso di debiti. In estremo oriente, alle difficolta’ del Giappone si somma la necessita’ per gli altri grandi paesi emergenti di non surriscaldare troppo le rispettive economie. Nell’area euro, le ricorrenti tensioni sui debiti sovrani dei paesi periferici hanno aumentato il costo del finanziamento del debito anche per l’Italia e reso evidente che i mercati non avrebbero convalidato politiche di rientro dai disavanzi pubblici non sufficientemente ambiziose e credibili. Rendere compatibile questo scenario con un rilancio della crescita, effettiva e potenziale, richiede forse qualcosa di simile alla quadratura del cerchio. Dopo il rimbalzo ciclico della prima parte dello scorso anno, dall’autunno l’economia italiana si e’ fermata, come risulta evidente sia dall’andamento della produzione industriale che da quello del Pil. Se il rallentamento di fine 2010 risultava in linea con quello mondiale, la ulteriore caduta di gennaio, non sufficientemente recuperata a febbraio, non ha trovato conforto nelle altre economie. Il Pil nel primo trimestre, fermo in Italia, ma in forte ripresa in Germania e nei maggiori paesi europei, ha rappresentato certo una delusione. A ben vedere, tuttavia, a partire da febbraio e per tre mesi, la produzione italiana ha ripreso a crescere, trascinando verso l’alto il secondo trimestre: e’ come se l’industria italiana avesse reagito con un paio di mesi di ritardo alla domanda proveniente dall’Europa. Contabilmente, quindi, nel secondo trimestre la produzione registrera’ una decisa accelerazione della crescita (1.5 per cento circa).Ma, e’ in arrivo una nuova doccia fredda: anche questa rincorsa sembra gia’ arrivata al capolinea, perche’ le informazioni qualitative disponibili, prevedono incrementi sostanzialmente nulli per maggio e giugno. Dunque, una ripresa che si conferma estremamente fragile e altalenante.Nei prossimi mesi si sommeranno all’economia italiana fattori specifici che agiranno da freno. Un euro piu’ apprezzato che penalizza le nostre esportazioni, un’inflazione sempre superiore a quella dei principali partner e un mercato del lavoro ancora molto debole che limiteranno la ripresa della spesa delle famiglie. Proseguira’ il processo di normalizzazione delle scorte, dopo il forte accumulo che aveva sostenuto la crescita del Pil lo scorso anno. La previsione di Prometeia vede per quest’ anno la crescita del Pil dello 0,9% inferiore alla media dell’ area euro, con un’ inflazione che si dovrebbe fermare al 2,7%.Per quanto riguarda l’ occupazione, dopo la caduta del primo trimestre le unita’ di lavoro potrebbero tornare a crescere, sia pure con la lentezza imposta dalla debolezza del ciclo economico. Tuttavia, la caduta pregressa e’ tale che, a meno di revisioni che l’Istat potra’ apportare ai profili trimestrali dei dati, nella media dell’anno si registrera’ una ulteriore contrazione delle unita’ di lavoro standard. Al termine del 2014 ci saranno ancora 270 mila occupati in meno rispetto all’inizio del 2008, principalmente usciti dall’industria, il settore piu’ colpito dalla crisi e nel quale le esigenze di ristrutturazione sono piu’ pressanti. Anche il settore delle costruzioni e le Amministrazioni Pubbliche perderanno occupati, solo parzialmente recuperati dai servizi, il cui sviluppo sara’ frenato dalla debolezza della spesa delle famiglie. ASCA

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