Costruzioni, segnali di ripresa in Toscana. Le richieste Fillea ai candidati alla Regione

Segnali di ripresa per le costruzioni in Toscana: dopo il lockdown (con gli indicatori a picco), a giugno e luglio si torna ai livelli del 2019 (anno in cui si era registrata una lieve crescita) su lavori, ore lavorate e impieghi. Nel Def disponibili risorse per creare 286mila posti di lavoro nella nostra regione (per il 31% nel settore): “Possiamo e dobbiamo sfruttare l’effetto moltiplicatore dell’edilizia, con un modello di sviluppo diverso”, dice Bartoli (Fillea Cgil Toscana) rivolgendo un appello ai candidati alle regionali. Francese (Ires Toscana): “Settore delle costruzioni capofila per un consolidamento del manifatturiero”

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Costruzioni in Toscana: nel 2019 vi sono stati decisi segnali di ripresa, rispetto alla drammaticità dei 10 anni precedenti (-39,66% degli addetti nella sola edilizia pari a 24300 lavoratori, crollo degli impieghi bancari del 67,6%), visibili dal numero degli occupati in edilizia (+0,57%) e dall’aumento dei lavori pubblici (+26% rispetto al 2018, da 2578 appalti a 3252 maggiori o uguali a 40 mila euro), ma questo inizio di ripresa è stato interrotto dal Covid. Nel periodo del lockdown abbiamo infatti registrato: un’impennata delle Casse integrazioni in tutti i settori legati alle costruzioni, passando da 1,2 milioni di ore richieste nel 2019 (gennaio-luglio) a 16,7 milioni nello stesso periodo del 2020, più del doppio del 2013 (annus horribilis per il settore edile); una riduzione delle ore lavorate nel solo settore edile dell’82,5% nel solo mese di aprile; un crollo dei lavori pubblici del 18% nel primo semestre 2020 rispetto al 2019 e dei lavori in genere, sia nell’importo (marzo/aprile -44%) che nel numero (marzo/aprile -38,8%).

I primi dati di giugno e luglio consegnano un panorama tendenzialmente cambiato e raccontano che l’impatto Covid sembra sterilizzato; a luglio e agosto c’è un trend di ripresa nei numeri sia dei lavori pubblici che privati (+7,6% a luglio, +38,5% ad agosto), dato confermato dalle ore lavorate in edilizia – che a giugno sono ritornate ai valori del 2019 – e dagli impieghi bancari in edilizia cresciuti del 2,5%. Il superamento di questa emergenza ci pone nella condizione di disegnare il futuro affiancando all’emergenza la prospettiva per contrastare possibili tracolli nei posti di lavoro, e per ripensare il modello di sviluppo che ha mostrato tutte le sue contraddizioni”, dichiara Giulia Bartoli, segretaria generale di Fillea Cgil Toscana.

PROSPETTIVE

Solo per capire l’importanza per il nostro Paese di non farsi sfuggire l’occasione, nell’allegato al Def ”Italia Veloce”, oltre ad individuare le opere infrastrutturali prioritarie anche per la Toscana (la Pontremolese, il ponte ad Albiano Magra o la E78) si indica un intervento di 192 miliardi tra interventi per la mobilità e il Piano rinascita urbana, quantificando un effetto economico pari a 666 miliardi (una produzione diretta e indiretta per 449,8 miliardi, a questa si aggiunge una produzione indotta per 216,3 miliardi) nell’arco del periodo di costruzione, con ricadute occupazionali pari a 4,2 milioni di posti di lavoro, diretti e indiretti. Per la Toscana potrebbero arrivare fino a 286mila posti di lavoro, di questi il 31% in costruzioni. Commenta Bartoli: “Possiamo sfruttare a pieno l’effetto moltiplicatore dell’edilizia, dobbiamo usare le risorse e traghettare la ripresa verso un modello di sviluppo diverso e questo è possibile rafforzando anche settori quali il legno, i laterizi, i lapidei e il cemento. Come? Favorendo le reti d’impresa per supportare le piccole aziende che non riescono a stare sul mercato, valorizzando il materiale locale negli appalti pubblici, promuovendo marchi locali – come il cotto toscano – e filiere – dal legno e il bosco al mobile e al lapideo, ad esempio -. Noi siamo disponibili a raccogliere la sfida, la accolgano anche coloro che si presentano a governare la Toscana”.

Aggiunge Gianfranco Francese, presidente di Ires Toscana: “I dati che presentiamo dimostrano ancora una volta come il settore delle costruzioni possa rappresentare, con i suoi primi segnali incoraggianti di ripresa, il traino per un consolidamento del settore manifatturiero toscano generale”.

PROPOSTE

Le scelte che faremo ci condurranno verso strade diverse e prospettive alternative, chi si appresta a governare questa Regione deve aver ben chiaro da che parte andare, per noi lo sviluppo deve passare da 4 direttrici: un diverso ruolo dello Stato e delle istituzioni pubbliche nella pianificazione e programmazione non distribuendo incentivi a pioggia ma valorizzando la qualità anche del lavoro, basta consumo di nuovo suolo ma investire nella rigenerazione urbana, una scelta ambientale che riqualifichi il patrimonio esistente sia pubblico che privato, favorendo una economia circolare, che punti al riuso per generare nuova ricchezza, consapevolezza che lo sviluppo della nostra Regione passa anche dal manifatturiero”, dice Bartoli. Che argomenta: “E’ indispensabile attrarre investimenti e per farlo dobbiamo rivedere il sistema infrastrutturale esistente, portare a compimento le opere strategiche, far uscire dalla marginalità le aree interne della Regione sia attraverso i servizi che infrastrutture minori, materiali e immateriali. L’economia segue l’infrastruttura e non il contrario. Serve inoltre una governance diversa della rete stradale Toscana e la Regione ne è l’attore principale, dopo la riforma istituzionale rischiamo di lasciare in uno stato di emergenza gran parte del territorio. Infine abbandoniamo l’idea che la ripresa passi dalla deregolamentazione, oltre a non essere accettabile il presupposto che sono le regole il freno allo sviluppo, è pericoloso. Maggiore regolarità negli appalti vuol dire tutela dei lavoratori, applicazioni contrattuali corrette e garanzia per la committenza”. I dati della Toscana su questo fronte sono incoraggianti: i ribassi in appalti pubblici si sono ridotti del 4% tra il 2015-2019 laddove si è utilizzato il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, dato positivo, favorito presumibilmente dal nuovo Codice appalti. “In questo chiediamo continuità con gli accordi sottoscritti in Regione sugli appalti, oltre al Durc per congruità in ogni tipologia di lavoro, qualificazione e riduzione delle stazioni appaltanti, protocolli di legalità con tutte le prefetture. Abbiamo molte opportunità, dalla Next Generetion Ue al Green Deal fino ai fondi nazionali come Rinascita Urbana e Fondi piccoli Comuni, senza dimenticar i bonus – in ultimo il 110% – e l’utilizzo di strumenti finanziari alternativi che provano ad andare tutti nella stessa direzione, quella della sostenibilità. Per questo Comuni e Regione devono intercettare queste risorse ed integrarle attuando un’adeguata progettazione”, chiude Bartoli.

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