Corruzione: Serimper; mamme chiamano Cc,’siamo senza cibo’. Le denunce inascoltate della Cgil

I carabinieri del comando provinciale di Massa Carrara sono intervenuti ieri pomeriggio all’interno di una struttura di accoglienza per nuclei disagiati a Marina di Massa, chiamati dalle mamme ospiti, che denunciavano di essere ‘senza più cibo’. La notizia è stata riportata da alcuni quotidiani locali. La casa fa parte del gruppo Serinper, la cooperativa apuana finita sotto inchiesta per corruzione e traffico di influenze, con otto arresti ai domiciliari, tra cui i tre titolari della cooperativa, il sindaco di Villafranca in Lunigiana, dipendenti pubblici e un ex giudice onorario del tribunale dei minori di Firenze. Tutte le case di accoglienza della Serinper, 12 in totale tra Massa Carrara e Lucca, sono sotto sequestro, ma all’interno continuano a viverci decine di mamme con i loro figli. Sempre secondo quanto riportato dai quotidiani, le mamme di almeno due strutture della Serinper avrebbero chiesto l’intervento dei carabinieri, sostenendo che “i gestori non si facevano più vedere da giorni” e che “le provviste di cibo erano finite”. Le donne hanno poi confermato l’arrivo dei militari e l’ispezione, anche da parte di operatori della Asl, alle cucine, alle dispense e ai magazzini
———————-

Serimper, una cooperativa dove lavorare era impossibile che ha operato in assenza di controlli nonostante le denunce della Cgil

Paolo Gozzani segretario generale della Cgil D Massa Carrara racconta di rapporti burrascosi con la Serimper quasi totalmente non sindacalizzata: “all’inizio cercarono di impedirci di entrare come sindacato; rifiutarono anche la richiesta prevista dalla legge di una assemblea in sede; i racconti degli ex dipendenti ci mostrarono una realtà fatta di ordini impartiti attraverso i gruppi social, vessazioni audio e non rispetto delle garanzie retributive contrattuali. Sembrava impossibile riuscire ad avvicinare che lavorava per loro. Abbiamo incominciato ad informarci sul numero di dimissioni degli ultimi anno trovando numeri impressionanti, molti sono venuti in ufficio piangendo e dicendo di essere in burn-out, condizione dovuta ad una gestione basata su un continuo lavaggio del cervello per far sembrare il lavoro come una missione per la quale si doveva lavorare più del dovuto. Abbiamo chiesto l’intervento della associazione delle cooperative del territorio, ma anziche ricevere aiuto abbiano avuto uno scontro incomprensibile. Ci siamo sentiti soli, abbandonati anche da chi doveva controllare. Resta l’amarezza di non essere riusciti a cambiare le cose”

Manuela D’Angelo dal ‘Corriere Fiorentino’

Pulsante per tornare all'inizio