“Correre sulle vaccinazioni, investire in sanità”: l’appello di D’Onofrio (Fp Cgil Medici Toscana)

Covid, l’appello di Pasquale D’Onofrio (Fp Cgil Medici e Dirigenti Sanitari Toscana, Direttore dell’Area di Anestesia e Rianimazione dell’Azienda ospedaliero-universitaria senese): “Ora bisogna correre sulle vaccinazioni. La pandemia ha reso chiaro a tutti l’importanza del Sistema Sanitario pubblico: abbiamo perso operatori, posti letto e competenze, occorrono maggiori investimenti e più medicina territoriale”

“La situazione della pandemia è ancora complessa, con aumento dei casi e dei ricoveri, la pressione sulle terapie intensive è forte. Capisco la stanchezza, ma non bisogna mollare ora, servono ancora 2-3 mesi, la diffusione della vaccinazione e l’arrivo dell’estate ci riporteranno la libertà. Ma bisogna correre con le vaccinazioni: non mancano i professionisti, sia chiaro, mancano i vaccini”: è l’appello che lancia Pasquale D’Onofrio, segretario Fp Cgil Medici e Dirigenti Sanitari Toscana (nonché Direttore dell’Area di Anestesia e Rianimazione dell’Azienda ospedaliero-universitaria senese).
Per D’Onofrio l’esperienza terribile della pandemia “deve essere anche una finestra di opportunità, non dobbiamo sprecarla. Abbiamo visto la bellezza dei comportamenti a tutela reciproca, un meraviglioso senso della comunità, ci si difende insieme. Ma abbiamo anche capito gli errori che ci hanno messo a dura prova”. E per il sindacalista la fonte di questi errori è che “abbiamo costruito un sistema basato sul culto della efficienza che ha abolito ogni ridondanza. Ogni scorta di riserva strategica era stata bruciata, per eventi prevedibili figurarsi per quelli imprevedibili. Abbiamo avuto negli ultimi 10 anni 30 miliardi di sotto finanziamento, abbiamo perso 40mila operatori nella sanità, ridotto posti letto da 5 a 3 per 1000 abitanti. La formazione non è allineato ai bisogni assistenziali, mancano professionisti in diverse specialistiche. Anche la medicina generale è in forte difficoltà e lo sarà ancora di più nei prossimi anni. Su questi punti di debolezza dobbiamo lavorare”.
E quelli che hanno pagato di più questi errori, spiega D’Onofrio, sono “i malati e gli operatori. Un Paese che mentre invecchia taglia la sanità o che indebolisce il territorio, magari per favorire il privato, come può non pagare dazio? Quanto agli operatori, hanno risposto attingendo ai medici ancora in formazione, e soprattutto sacrificando diritti, ferie, riposi non goduti, oppure mettendo a rischio la loro vita come all’inizio della pandemia”.
Oltre alla gestione del presente, piuttosto complessa, bisogna guardare anche avanti. E capire come debba essere la sanità toscana del futuro e quali debbano essere le sue priorità. “Occorre stimare il fabbisogno di personale sulla base dei carichi di lavoro. Far partire i concorsi per assunzioni stabili. Laddove non ci sono sufficienti specialisti, attingere dagli ultimi anni di formazione e finanziare borse di studio per coprire prima possibile le carenze. E’ necessario avere servizi coperti h 24 al posto di reperibili chiamati 4-5 volte per notte. E’ fondamentale che oltre all’ospedale si sviluppi il territorio, in cui misurare il bisogno di cura nei vari setting assistenziali (presidi, cure intermedie, assistenza domiciliare, ecc..) e stratificare l’impiego delle risorse sulla base di questi bisogni”, argomenta il sindacalista, secondo cui “non è pensabile che per avere una risposta bisogna andare sempre al Pronto Soccorso, non basta aggregare i professionisti territoriali, occorre dotarli di tecnologia, di una diagnostica di base (Ecg, Rx, ecografo, esami ematici, ecc..) per consentire una risposta di qualità in prossimità. Così come non è pensabile che un paziente venga ospedalizzato o non venga dimesso perché manca sul territorio un adeguato livello di assistenza medico-infermieristica, residenziale o domiciliare. E’ fondamentale seguire in prossimità i pazienti cronici per prevenire riacutizzazioni e supportare i caregiver, spesso stremati da situazioni estenuanti. E poi riqualificare i piccoli ospedali facendoli diventare centri di eccellenza dandogli una vocazione, senza rinunciare al primo soccorso. Potenziare la Medicina preventiva e la cura delle fragilità che emergeranno con forza”.
D’Onofrio conclude così: “C’è molto da fare insomma ma quella che si presenterà è un’occasione unica che ci obbliga a una visione razionale e completa della sanità del futuro. Essa può nascere solo dal confronto franco, a 360 gradi e senza spirito corporativo, tra professionisti e istituzioni”.

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