Coronavirus: Toscana, 715 casi in più rispetto a ieri, 30 i decessi Nuovi testati positivo 17.9%

Sono 715 in più i casi di positività al Coronavirus registrati in Toscana rispetto a ieri, che portano così a 209.923 i casi totali. Di questi 670 confermati con tampone molecolare e 45 da test rapido antigenico). I nuovi casi sono lo 0,3% in più rispetto al totale del giorno precedente. I guariti crescono dello 0,5% e raggiungono quota 176.600 (84,1% dei casi totali). Oggi sono stati eseguiti 8.891 tamponi molecolari e 1.863 tamponi antigenici rapidi, di questi il 6,6% è risultato positivo. Sono invece 4.002 i soggetti testati oggi (con tampone antigenico e/o molecolare, escludendo i tamponi di controllo), di cui il 17,9% è risultato positivo. Gli attualmente positivi sono oggi 27.631, -0,5% rispetto a ieri. I ricoverati sono 1.984 (32 in più rispetto a ieri), di cui 286 in terapia intensiva (2 in più). Sono 30 i nuovi decessi: 17 uomini e 13 donne con un’età media di 81,1 anni.
L’età media dei 715 nuovi positivi odierni è di 43 anni circa (il 21% ha meno di 20 anni, il 23% tra 20 e 39 anni, il 31% tra 40 e 59 anni, il 18% tra 60 e 79 anni, il 7% ha 80 anni o più).
Di seguito i casi di positività sul territorio con la variazione rispetto a ieri (670 confermati con tampone molecolare e 45 da test rapido antigenico). Sono 57.136 i casi complessivi ad oggi a Firenze (140 in più rispetto a ieri), 18.733 a Prato (75 in più), 19.732 a Pistoia (74 in più), 11.954 a Massa Carrara (33 in più), 21.931 a Lucca (90 in più), 25.983 a Pisa (69 in più), 15.541 a Livorno (55 in più), 19.325 ad Arezzo (107 in più), 11.544 a Siena (60 in più), 7.489 a Grosseto (12 in più). Sono 555 i casi positivi notificati in Toscana, ma residenti in altre regioni.
Sono 300 i casi riscontrati oggi nell’Asl Centro, 236 nella Nord Ovest, 179 nella Sud est.
La Toscana si trova al 13° posto in Italia come numerosità di casi (comprensivi di residenti e non residenti), con circa 5.685 casi per 100.000 abitanti (media italiana circa 6.321 per 100 mila abitanti, dato di ieri). Le province di notifica con il tasso più alto sono Prato con 7.287 casi per 100 mila, Pistoia con 6.765, Massa Carrara con 6.236, la più bassa Grosseto con 3.409.
Complessivamente, 25.647 persone sono in isolamento a casa, poiché presentano sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi (159 in meno rispetto a ieri, meno 0,6%).
Sono 24.827 (3.410 in meno rispetto a ieri, meno 12,1%) le persone, anch’esse isolate, in sorveglianza attiva perché hanno avuto contatti con persone contagiate (ASL Centro 10.407, Nord Ovest 8.159, Sud Est 6.261).
Le persone ricoverate nei posti letto dedicati ai pazienti Covid oggi sono complessivamente 1.984 (32 in più rispetto a ieri, più 1,6%), 286 in terapia intensiva (2 in più rispetto a ieri, più 0,7%).
Le persone complessivamente guarite sono 176.600 (812 in più rispetto a ieri, più 0,5%): 0 persone clinicamente guarite (stabili rispetto a ieri), divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione e 176.600 (812 in più rispetto a ieri, più 0,5%) dichiarate guarite a tutti gli effetti, le cosiddette guarigioni virali, con tampone negativo.
Purtroppo, oggi si registrano 30 nuovi decessi: 17 uomini e 13 donne con un’età media di 81,1 anni.
Relativamente alla provincia di residenza, le persone decedute sono: 10 a Firenze, 3 a Prato, 4 a Pistoia, 1 a Massa Carrara, 4 a Lucca, 4 a Pisa, 1 a Livorno, 2 a Siena, 1 a Grosseto.
Sono 5.692 i deceduti dall’inizio dell’epidemia cosi ripartiti: 1.800 a Firenze, 455 a Prato, 505 a Pistoia, 499 a Massa Carrara, 576 a Lucca, 618 a Pisa, 374 a Livorno, 380 ad Arezzo, 261 a Siena, 146 a Grosseto, 78 persone sono decedute sul suolo toscano ma erano residenti fuori regione.
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ITALIA
Covid: 9.789 positivi, 358 vittime Tasso positività 5.1% (ieri 6.2%)
Sono 9.789 i positivi al test del coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri erano stati 15.746. Sono invece 358 le vittime in un giorno (ieri 331). In totale i casi da inizio epidemia sono 3.779.594, i morti 114.612 . Gli attualmente positivi sono 524.417 (-8.588 rispetto a ieri), mentre i guariti e dimessi dall’inizio della pandemia sono 3.140.565 (+18.010). In isolamento domiciliare ci sono 493.495 persone (-8.674 rispetto a ieri).
Sono 190.635 tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore in Italia. Ieri i test erano stati 253.100. Il tasso di positività è del 5,1%, in calo di 1,1 punti rispetto a ieri quando era stato del 6,2%.
Sono 3.593 i pazienti ricoverati nelle rianimazioni per Covid in Italia, in aumento di 8 unità rispetto a ieri nel saldo giornaliero tra entrate e uscite, mentre gli ingressi giornalieri sono stati 167 (ieri 175). Nei reparti ordinari sono invece ricoverate 27.329 persone, in aumento di 78 rispetto a ieri. (ANSA).
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Terapie intensive ancora oltresoglia ma in calo  Occupazione al 39%. Anestesisti,timori effetti regioni arancione
Dopo tre settimane di continuo aumento diminuisce, a livello nazionale, l’occupazione di terapie intensive da parte di pazienti Covid-19. La percentuale scende, infatti, al 39%, rispetto al 41% del 29 marzo, pur restando 9 punti oltre la soglia critica del 30%. Primi segnali di miglioramento, dunque, anche se la pressione sui reparti, afferma all’ANSA il presidente dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac), Alessandro Vergallo, “è ancora forte, e preoccupa l’allentamento delle attuali misure con il passaggio della maggioranza delle Regioni in area arancione”. Secondo il quadro aggiornato che emerge dai dati del monitoraggio quotidiano dell’Agenzia Nazionale per i Servizi sanitari regionali (Agenas), relativi alla giornata dell’11 aprile, a superare la soglia limite del 30% di occupazione per Covid delle terapie intensive sono ancora 13 regioni. Scende anche, passando dal 44% al 41%, la percentuale di posti in reparto occupati da pazienti Covid, ma la soglia critica (fissata in questo caso al 40%) è superata da 8 regioni. Il tasso di occupazione delle terapie intensive e dei reparti ordinari di area medica non critica (malattie infettive, medicina generale e pneumologia) nelle varie Regioni e Province autonome indica l’Abruzzo al 30% per le intensive e al 37% per i reparti ordinari; Basilicata (14%, 39%); Calabria (25%, 50%); Campania (23%, 36%); Emilia Romagna (43%, 41%); Friuli Venezia Giulia (43%, 41%); Lazio (42%, 48%); Liguria (35%, 36%); Lombardia (57%, 44%); Marche (52%, 52%); Molise (38%, 22%); PA Bolzano (15%, 16%); PA Trento (46%, 25%); Piemonte (51%, 62%); Puglia (44%, 53%); Sardegna (27%, 21%); Sicilia (20%, 30%); Toscana (45%, 33%); Umbria (31%, 32%); Valle d’Aosta (40%, 28%); Veneto (29%, 26%). “Al momento – spiega Vergallo – più che di una effettiva diminuzione dei casi in terapia intensiva, possiamo parlare di una stabilizzazione del trend che va verso un probabile successivo ribasso. Attualmente, cioè, la curva si sta stabilizzando e l’auspicio è che subito dopo ci sarà la netta decrescita. La pressione nelle rianimazioni, ad oggi, resta però ancora molto forte, anche se c’è un primo segnale positivo”. Si tratta per ora, sottolinea il presidente degli anestesisti-rianimatori ospedalieri, “di piccole variazioni nei numeri: è finito cioè il segno ‘+’ che vedevamo quotidianamente per gli ingressi in terapia intensiva, ma ancora non assistiamo ad una discesa verticale della curva”. La speranza, afferma, “è che questo iniziale trend positivo si confermi, ma sono fondamentali i comportamenti delle persone, ora più che mai”. Da qui l’invito a non considerare i ‘cambi di colore’ delle Regioni come un primo ‘liberi tutti’: “Speriamo che questi primi allentamenti con il passaggio di gran parte delle Regioni alla zona arancione, passaggio che sotto il profilo della sostenibilità economica è ovviamente importante e ragionevole, non si riveli invece come un nuovo boomerang sotto il profilo sanitario, come ad esempio già accaduto con la Sardegna passata da zona bianca a rossa”. Il problema, rileva, è che “questo andamento ‘elastico’ delle misure corrisponde ad un andamento altrettanto ‘elastico’ nei ricoveri, e questo – conclude Vergallo – ci preoccupa fortemente”. (ANSA).

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