Consulta: Fornero, motivazioni sentenza su reintegra obbligatoria anche per licenziamento economico

Non si giustifica la diversità di trattamento tra il licenziamento economico e quello per giusta causa, quando il fatto è manifestamente insussistente.
Lo sottolinea la Corte Costituzionale nelle motivazioni della sentenza con la quale ha dichiarato incostituzionale l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori – nel testo modificato dalla “riforma Fornero” – con riferimento all’articolo 3 della Costituzione, cioè al principio di uguaglianza.
Sentenza che ha reso obbligatoria la reintegra, anche nel caso del licenziamento economico, se il fatto è manifestamente insussistente. Per giusta causa basta la inesistenza del fatto. (ANSA)
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Lavoro: Cgil, importanti motivazioni sentenza consulta su licenziamenti economici
“Riteniamo importanti le motivazioni della sentenza n. 59/2021, depositata oggi, con cui la Corte costituzionale stabilisce l’obbligatorietà della reintegra anche nei casi di licenziamenti in cui la causa economica sia manifestamente insussistente”. E’ quanto afferma la Cgil in una nota.
“Viene, infatti, dichiarato incostituzionale – sottolinea il sindacato di Corso d’Italia – l’Art. 18 dello Statuto dei lavoratori, modificato dalla “riforma Fornero”, nella parte in cui prevede che il giudice, una volta accertata la manifesta insussistenza del fatto posto a base del licenziamento per giustificato motivo oggettivo possa applicare, ma non debba applicare, la tutela reintegratoria”.
“Verrebbe quindi violato – prosegue la Cgil – il principio di uguaglianza rispetto ad altri casi, come il licenziamento per giustificato motivo soggettivo o giusta causa in cui, se il fatto è manifestamente insussistente, permane l’obbligo della reintegra”.
“La disciplina della tutela contro i licenziamenti illegittimi – ricorda il sindacato – ha subito molti interventi correttivi negli ultimi anni, dalla Fornero al Jobs Act, tutti orientati a spostare la tutela da quella reale a quella risarcitoria”.
“Questa sentenza, come altre, che si sono succedute negli ultimi mesi, – conclude La Cgil – rende evidente che la disciplina attuale non garantisce adeguate tutele ai lavoratori, né il rispetto dei principi di eguaglianza e di deterrenza che tali norme devono poter garantire, riequilibrando la possibile discrezionalità datoriale”.

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