Congresso Cgil, Landini rieletto segretario. “Non ci fermeremo”

Al termine della quattro giorni del XIX congresso della Cgil ‘Il lavoro crea il futuro’, a Rimini, Maurizio Landini è stato rieletto segretario generale della Cgil. Con 243 voti favorevoli (94,2%) e 15 contrari (5,8%), l’Assemblea Generale della Cgil lo ha riconfermato alla guida del sindacato di corso d’Italia.

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È stato Maurizio Landini l’indiscusso protagonista di questo XIX Congresso. Si è caricato sulle spalle il peso dell’organizzazione in un passaggio storico drammatico per le forze che il sindacato rappresenta, stremate dalla crisi. È stato lui a determinarne i passaggi chiave, a difendere scelte che pure qualche malumore e qualche fibrillazione all’interno l’avevano create. È stato Landini a difendere i delegati al congresso dagli attacchi di Calenda, ricordando ai leader dell’opposizione la realtà dei fatti su astensionismo e sconfitta elettorale. Ed è stato Landini, nel giorno più lungo, quello della visita di Giorgia Meloni, a metterci la faccia, salire sul palco un attimo prima dell’ospite per introdurla. Semplici parole con le quali ha sciolto dubbi e timori che da giorni aleggiavano al pensiero di quel momento: “chi vuole essere ascoltato deve saper ascoltare”, prevenendo fratture o contestazioni scomposte, affrontando una sala nella quale la tensione si tagliava con il coltello.
E dopo giorni complessi, belli ma molto difficili, questa mattina vederlo salire sul palco abbracciato da una felpa rossa della Cgil che sostituiva il dress code della giacca ha chiarito subito quale sarebbe stata la cifra distintiva delle parole che avrebbe pronunciato di lì a poco. E più che una chiusura congressuale abbiamo visto spalancarsi un mondo sui prossimi anni del sindacato Rosso.
Incorniciati, all’inizio e alla fine del discorso, dalla stessa urgenza: quella di restare uniti, di non lasciare qui al palacongressi di Rimini il clima positivo che si è respirato in questa quattro giorni ma di portarlo nelle piazze, di farlo vivere anche nei prossimi anni.
Lo ha detto con i gesti, lasciando che le compagne e i compagni della sede nazionale di Corso Italia condividessero con lui il palco all’inizio, in una bella “rottura del cerimoniale”. Lo ha detto alla fine con le parole, rotte dalla fatica, dall’emozione, da ore di discorsi in pubblico, dall’entusiasmo, dalla tensione, persino dalla commozione che gli hanno lasciato addosso questi quattro anni e questi ultimi quattro giorni.

LE PAROLE DI LANDINI

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