Commemorazione Martiri di Istia, Ferretti (Cgil) scrive agli 11 ragazzi trucidati dai nazifascisti

Ferretti: «Cari Corrado ed Emanuele e Mario, Antonio, Rino, Alfiero, Silvano, Alcide, Alvaro, Alfonzo e Attilio mi chiedete se l’abbiamo fatta, alla fine, la Rivoluzione……»

Oggi la Cgil maremmana era presente alla scuola di Maiano Lavacchio, per celebrare la ricorrenza degli 11 ragazzi trucidati dai nazifascisti il 23 marzo 1944.
Il segretario della Cgil, Andrea Ferretti, ha deciso di ricordarne il sacrificio scrivendogli una lettera a nome dei compagni del sindacato, immaginando di raccontare loro l’Italia di oggi, ostaggio della pandemia. E di come nonostante i rigurgiti d’intolleranza e neofascismi, c’è chi non ha dimenticato il loro esempio e s’impegna per costruire un Paese migliore nel solco dei valori della Resistenza.

«Cari Corrado ed Emanuele e Mario, Antonio, Rino, Alfiero, Silvano, Alcide, Alvaro, Alfonzo e Attilio mi chiedete se l’abbiamo fatta, alla fine, la Rivoluzione.
Perché voi siete morti troppo presto, innocenti, senza mai aver avuto un fucile in mano, e non l’avete mai saputo.
Beh… sapete, io non voglio deludervi, ma non è andata proprio come avreste voluto.
C’è stato un mezzo terremoto, qui.
Stiamo distruggendo la Repubblica che voi, che insieme ad altri avete provato a resistere, avevate sognato.  Vedo ogni giorno il pullulare di intolleranza e neofascismi, in diverse forme.  Sento cose che non vorrei sentire, anche da chi ci governa.
Se foste qui oggi sareste sbalorditi: ma come? Voi non dite niente? Non vi scandalizzate?
La gente ha dimenticato cosa vuol dire Resistere.
Adesso siamo in mezzo ad una pandemia che ci sta facendo riscoprire quanto sia importante ed effimera la libertà che abbiamo dato troppo presto per scontata.
Ieri è arrivata la primavera, quella primavera che a voi hanno rubato.
È una rossa primavera ma non, purtroppo, nel senso che avevate sperato.
Vi ammiro, davvero. Io non so se avrei avuto il coraggio di lasciare tutto quello che avevo, di andare e vivere “di stenti e di patimenti” per ribellarsi alle ingiustizie ed inseguire il grande sogno della libertà.
Non disperatevi però, per quello che vi ho detto. Ci sono anche buone notizie.
C’è gente che fa ancora della Resistenza il suo unico grande valore.
Viviamo in un mondo in cui i giovani – come voi – tornano finalmente a credere che sia importante lottare per una causa. Si ritrovano, discutono e sono sfrontati verso chi vorrebbe spiegargli come dovrebbe andare il mondo. Quegli stessi che lo stanno distruggendo, il mondo.
Una volta, mi hanno detto che gli eroi non scelgono di esserlo, sono solo persone normali che, trovandosi in una determinata situazione, fanno una scelta.
Una persona non decide di diventare un eroe, lo è già. E voi lo eravate di certo.
Vi abbraccio un po’ commosso.
Spero che saprete perdonarci se a volte gli Italiani si dimenticano di voi, e soprattutto se non siamo riusciti a cambiare il mondo.
Qualcosa, tuttavia, ce lo avete insegnato: l’importanza di resistere e lottare contro ogni sopruso, contro ogni inganno, per la nostra libertà e per la nostra dignità».
Il Segretario Generale
a nome dei compagni della Camera del Lavoro, partigiani e resistenti.

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