Dal Chianti in polvere a quello al mirtillo rosso: sono oltre 15.600, di cui 10.700 rimosse, tra violazioni del marchio, contraffazione dei vini o delle etichette, le ‘minacce’ ai danni della denominazione toscana scoperte su internet dall’inizio dell’anno. Da due anni il Consorzio Vino Chianti si infatti affidato ad un’agenzia specializzata, la ‘Griffeshield’, di ‘cacciatori’ per scovare frodi, truffe e contraffazioni on line. La forma principale di frode, spiega una nota, rappresentata dai cosiddetti wine kit, ovvero preparati chimici in polvere per fare il vino in casa al costo di un euro a bottiglia: ne sono state individuate e rimosse 6mila. Seguono oltre 3mila casi di concorrenza sleale, ovvero falso Chianti falso spacciato per vero, e poco meno di 2mila violazioni del marchio commesse attraverso la commercializzazione di etichette contraffatte. La principale piazza di frode sono siti web dedicati, seguiti dai principali marketplaces. I risultati dell’attivit sono positivi, spiega il consorzio, perch le minacce sono in deciso calo rispetto al 2018. Nel 2019 le violazioni individuate sono state un terzo rispetto all’anno precedente – commenta il presidente del consorzio Giovanni Busi -. Un netto calo, segno che il lavoro funziona. Ma un dato che non ci permette di rilassarci: il lavoro di tutela del nostro brand e delle nostre aziende deve continuare in modo serrato e determinato perch i danni che queste truffe provocano sono milionari. La piazza ‘peggiore’ sono gli Stati Uniti, perch da qui provengono i frodatori pi difficili da ‘disinnescare’, seguito dal Regno Unito, mercato principale dei wine kit, mentre il tasso di successo del 100% in Cina, dove tutte le operazioni di invito all’interruzione dei comportamenti scorretti vanno a buon fine.(ANSA).
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