Cgil, legalità pilastro per la ricostruzione Massafra, ‘beni coniscati tornino in circuito economia sana’

Massafra su Collettiva.it: “Bisogna riconsegnare i patrimoni confiscati al circuito dell’economia sana”
“Anche quest’anno la Cgil partecipa attivamente alla Giornata nazionale in ricordo delle vittime di mafia. Come l’anno scorso non sarà possibile ritrovarsi nell’abbraccio collettivo della piazza, ma daremo comunque un messaggio forte in ricordo di chi ha sacrificato la vita per contrastare il potere mafioso e per affermare il nostro impegno quotidiano per la legalità”. Lo afferma il segretario confederale della Cgil, Giuseppe Massafra in un video realizzato da Collettiva.it, in occasione della Giornata Nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, giunta alla sua ventiseiesima edizione
“In un momento in cui siamo tutti più fragili – prosegue Massafra – la legalità deve rappresentare il pilastro su cui poggiare la ripartenza e riprogettare la società che vogliamo. La legalità è presupposto fondamentale per affermare un lavoro di qualità e sicuro. Legalità per sconfiggere il caporalato e ogni forma di precarietà. Legalità nel sistema degli appalti che saranno uno strumento per la ricostruzione. La legalità – conclude – è anche lo strumento per riconsegnare al circuito dell’economia sana i patrimoni confiscati alle mafie. Per costruire un nuovo modello di sviluppo che ci faccia uscire dalle secche di questa crisi”.
Per il video del segretario confederale della Cgil, Giuseppe Massafra clicca qui

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Fondazione Antonino Caponnetto: Calleri, Per chi combatte la mafia è l’ora più buia

Calleri, “Oggi in nome di una sorta di buonismo pro mafia volontario, indotto oppure involontario, consapevole od inconsapevole, il risultato non cambia, abbiamo de facto eliminato il doppio binario. Eppure oggi la mafia è forte. Tremendamente forte. Se i cittadini per bene non batteranno un colpo lo Stato perderà, la lotta alla mafia deve ritornare tema fondante nella vita democratica del Paese”.

In occasione della Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie che si celebra domani in tutta Italia Salvatore Calleri presidente della Fondazione Antonino Caponnetto ha rilasciato le seguente dichiarazione stampa:

Oggi è il momento più difficile nella lotta contro la mafia da 30 anni a questa parte.
Ciò che chi combatte realmente la mafia, noi insieme ad altri, temevamo è puntualmente avvenuto: la fine del cosiddetto doppio binario.
Per i non addetti ai lavori il doppio binario e quell’insieme di norme antimafia speciali nate con il sangue delle vittime. In parole povere la mafia vien trattata peggio dei criminali comuni. L’ergastolo per un mafioso era vero, ossia senza fine pena. Il 41bis era vero, ossia senza che mandassero ordini all’esterno ed altro ancora.
Oggi in nome di una sorta di buonismo pro mafia volontario, indotto oppure involontario, consapevole od incosapevole, il risultato non cambia, abbiamo de facto eliminato il doppio binario.
Eppure oggi la mafia è forte. Tremendamente forte. L’allarme lanciato più volte dall’EUROPOL , dalla DNA, dalla DIA e da tutte le forze dell’ordine sull’attenzione da porre prima dello stanziamento dei recovery fund potrebbe essere un fulgido esempio di antimafia del giorno prima, ma temo rimarrà un grido nel vuoto.
La sensazione è che in modo silente si sia scelto di riconvivere con la mafia.
Oggi in Italia si stanno perdendo pezzi per strada della normativa che a livello internazionale ci invidiano.
Le norme sulle interdittive e white list, vengono messe in discussione. Le norme sullo scioglimento dei comuni anche. Siamo arrivati al punto che non è sufficiente che il Consiglio di Stato dica che determinati comuni vadano sciolti, si prende tempo e si mira ad abolire la normativa.
Per chi combatte la mafia è l’ora più buia.
Le poche note positive sono i numerosi procedimenti contro la mafia in corso ed il primo ergastolo al boss Nino Madonia per il duplice omicidio del poliziotto Nino Agostino e della moglie incinta, Ida Castelluccio, uccisi il 5 agosto 1989. Un primo segnale di giustizia che il padre di Nino, Vincenzo non ha mai smesso di chiedere e che è arrivato dopo 32 anni.
Se i cittadini per bene non batteranno un colpo lo Stato perderà, la lotta alla mafia deve ritornare tema fondante nella vita democratica del Paese”.
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