Arezzo: Cgil, Cisl e Uil, un tavolo territoriale per la legalità. La risposta del Valdarno

Un convegno non solo di analisi ma anche, e soprattutto, operativo. Questo è stato, ieri, “Illegalità in casa nostra. Contro o complici? Che fare?”, promosso dai sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil della provincia di Arezzo e che si è svolto a Terranuova Bracciolini.

Il Presidente della Conferenza di Zona valdarno dei Sindaci, Sergio Chienni, si è assunto il compito di promuovere e attivare un tavolo permanente territoriale con la partecipazione delle istituzioni, delle forze dell’ordine e delle rappresentanze sociali del territorio. Tra i primi temi che sarà chiamato ad affrontare ci sarà quello degli appalti e di nuove norme per la loro regolamentazione, ovviamente a livello del Valdarno.
L’incontro di Terranuova ha visto la partecipazione della Fondazione Antonino Caponnetto e dell’Associazione Libera. Sono intervenuti Marco Rossi, responsabile Cgil Valdarno; Silvia Russo, Segretaria provinciale Cisl; Triestina Maiolo della Segreteria regionale Uil Toscana; Renato Scalia della Fondazione Caponnetto; Andrea Bigalli di Libera Toscana; Roberto Rossi, Procuratore della Repubblica di Arezzo e il senatore Nicola Morra, Presidente della Commissione parlamentare antimafia.
I sindacati hanno evidenziato come anche questo territorio sia soggetto ad infiltrazioni mafiose e camorristiche, capaci di compromettere il futuro dell’economia e della comunità. e hanno ribadito la necessità di creare una nuova coesione sociale e istituzionale che crei una barriera alle infiltrazioni malavitose e uno sostegno alla magistratura e alle forze dell’ordine impegnate in prima linea.
==========

Mafie in Valdarno e in Toscana: dal riciclaggio al traffico di rifiuti, l’illegalità come pericoloso terreno fertile

Le mafie fanno affari in questo territorio, sono strumento di competizione economica: è quanto emerso chiaramente dal confronto promosso da Cgil Cisl Uil Fondazione Caponnetto e Libera, alla presenza del Procuratore Rossi e del Presidente della Commissione antimafia Rossi. In Valdarno si va verso la costituzione di un tavolo permanente.

Nei confronti delle mafie si può essere soltanto “contro o complici”, come ha detto il Presidente della Repubblica Mattarella in occasione della commemorazione della strage di Capaci. Non esiste una terza strada, e rimanere indifferenti, o peggio ancora voltare la testa dall’altra parte, non fa altro che spianare la strada a organizzazioni che fanno dell’illegalità uno “strumento di competizione economica”, in Valdarno, in provincia di Arezzo, in Toscana. Un punto chiave, questo, che è emerso chiaramente nel corso del confronto pubblico promosso, a Terranuova, dalle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, dall’associazione Libera, dalla Fondazione Caponnetto, con il patrocinio del comune. Tra i relatori, il Procuratore di Arezzo, Roberto Rossi, e il Presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra.

Un confronto animato da tanti interventi che hanno fatto luce su un quadro complesso ma definito, quello delle infiltrazioni mafiose sul territorio, che si nutrono delle difficoltà economiche delle aziende, che si insinuano nel tessuto produttivo per ripulire denaro sporco, che approfittano di ogni momento in cui l’attenzione si abbassa. “Si tratta di un fenomeno importante, che va affrontato, ognuno facendo la sua parte”, ha detto Marco Rossi, responsabile della Cgil del Valdarno. “Da tempo noi portiamo avanti questa battaglia, anche di fronte a tanti scetticismi. La recente inchiesta Keu ha dimostrato, se ce n’era bisogno, che abbiamo ragione. Le mafie sono come una gramigna, una erbaccia da estirpare, come sanno bene i contadini. Noi come Cgil, Cisl e Uil, insieme a Fondazione Caponnetto e Libera, chiediamo di non abbassare mai la guardia e lavorare seriamente sulla prevenzione: e chiediamo di essere coinvolti”.

A tracciare il quadro della situazione locale e regionale sono state per prime le segretarie sindacali Silvia Russo, della Cisl provinciale, e Annalisa Nocentini, della Uil regionale. “Questo è un territorio ricco e vivace, che fa gola alle organizzazioni criminali. La crisi delle banche, e poi le conseguenze economiche della pandemia, hanno creato condizioni purtroppo ideali per le mafie. Dobbiamo contrastarle non abbassando legalità e diritti: pensiamo all’ipotesi degli appalti al massimo ribasso, che abbiamo fortemente contrastato; pensiamo al fenomeno del caporalato, che esiste anche nel nostro territorio; ma anche a quanto emerso nelle ultime inchieste, in merito allo smaltimento illecito dei rifiuti e al settore del movimento terra; ma preoccupa anche la scarsità di controlli nelle aziende, così come l’emergenza nella diffusione delle sostanze stupefacenti che si sta registrando in Toscana, anche questo campanello d’allarme dell’illegalità e della diffusione della criminalità. Dobbiamo ripartire dalla prevenzione”.

Per la Fondazione Caponnetto, è stato Renato Scalia a parlare. “L’inchiesta Keu ha messo alla luce che la ‘ndrangheta fa affari con i rifiuti, ma non è una novità: prima della ‘ndrangheta, già negli anni ’90, le organizzazioni criminali, nello specifico la camorra, facevano affari con i rifiuti con la Toscana. Solo che qualche anno fa, parlare di mafie in Toscana, sembrava una follia: solo ora si cominciano ad aprire gli occhi. Eppure già la DDA nel 2018 aveva messo nero su bianco questi traffici, io stesso lo avevo testimoniato alla Commissione regionale sui rifiuti, suscitando stupore. Se continuiamo a ragionare in questo modo, se continuiamo a pensare che non sia un problema della Toscana, se continuiamo a farci trovare impreparati non collaborando insieme, rischiamo di perdere la lotta contro le mafie: anche perché loro, invece, sono unite nel portare avanti i propri traffici”.

“Le mafie – ha detto Andrea Bigalli, per Libera Toscana – sono in definitiva l’imposizione di una limitazione del bene comune a vantaggio di un gruppo ristretto di persone che adoperano ogni mezzo, anche quelli più violenti, per capitalizzare sul proprio interesse e dominio, perseguendo un disegno di ordine politico. Prendiamo l’inchiesta Keu: ha messo in luce un sistema in cui una parte sicuramente ristretta del mondo imprenditoriale toscano è disposto ad entrare in questa zona di intermediazione fra le realtà criminali e il mondo politico. E di fronte alla Costituzione, le forze politiche devono dare risposte adeguate, sull’aspetto etico, sulle responsabilità di chi candida. Il soggetto partito politico è in crisi evidentemente ormai da tempo. Il fatto che si parli con insistenza di ‘sistema’ mi pare assai preoccupante, e seppur senza generalizzare, bisogna anche fare i conti con i professionisti che entrano in certe dinamiche. Insomma, bisogna cominciare a dire che, a dispetto del proverbio latino, il denaro puzza eccome, ed è facile rendersi conto che certo denaro è maleodorante al massimo. L’infiltrazione mafiosa può essere riconosciuta, ci sono dinamiche ben precise”.

Nel suo intervento, il Procuratore di Arezzo Roberto Rossi ha puntualizzato: “L’insediamento mafioso in Toscana, la cosca o la ‘ndrina che si inserisce a livello strutturale utilizzando il metodo dell’intimidazione per conquistare un certo settore, questo ancora non c’è; c’è invece l’infiltrazione mafiosa, e anche in maniera massiccia. La differenza è che le mafie reputano molto più conveniente non inserirsi strutturalmente in un tessuto sociale che non è il loro, nel quale hanno fortunatamente difficoltà ad attecchire. Hanno invece una grandissima convenienza e facilità ad inserirsi in alcuni aspetti della nostra vita economica, produttiva e sociale. Per le mafie la Toscana è anzitutto una lavatrice: perché una delle principale attività è il riciclaggio del denaro sporco, portato avanti investendo questo denaro in aziende e attività economiche, che magari sono in difficoltà e in crisi. È un problema gravissimo per due aspetti: da una parte queste acquisizioni contribuiscono ad arricchire le associazioni criminali; dall’altra quelle imprese gestite dalle mafie diventano concorrenti sleali delle imprese oneste che invece rispettano le norme e spendono in tutele, contratti, sicurezza sul lavoro. Si inquina così il tessuto produttivo”.

“L’altro settore in cui l’infiltrazione mafiosa, anche in provincia di Arezzo, si sta verificando – ha aggiunto Rossi – è la gestione dei rifiuti: si tratta di smaltimento illecito, che fa risparmiare costi alle aziende che si rivolgono alla rete criminale, che raccoglie questi rifiuti pericolosi e semplicemente li sotterra da qualche parte. È così che è partita l’inchiesta Keu, proprio da qui, da questo territorio: si è scoperto questo smaltimento illecito e da lì si è risaliti alle connessioni con la ‘ndrangheta, dopodiché l’inchiesta è passata alla Dda. Come si combatte tutto questo? Il punto fondamentale è la legalità nelle istituzioni. Ogni illegalità è una fessura in cui si inseriscono le associazioni criminali. Ogni volta che nelle istituzioni si abbassa la guardia, ogni forma di scarsa legalità, porta ad un rischio concreto di infiltrazione. La vigilanza sui pubblici poteri, invece, può garantire una legalità che è la barriera più importante per fermare queste infiltrazioni. Questo è un territorio in cui ancora si denuncia, per fortuna: significa che c’è un tessuto sociale sano, e va valorizzato al massimo”.

Un intervento lungo e articolato, quello del senatore Nicola Morra, Presidente della Commissione parlamentare antimafia: “La criminalità organizzata – ha detto – non può che essere contrastata con una coscienza civile democratica solida, alta, e questa iniziativa è per questo assai interessante”. Morra ha ricordato le origini delle mafie, ha parlato della “preoccupante diffusione delle sostanze stupefacenti, terreno di illegalità”; ma anche di una “sistematica operazione di depotenziamento del lavoro di monitoraggio controllo ed ispezione sui luoghi di lavoro” che crea le premesse affinché il lavoro non sia tutelato, e non ci sia prevenzione e sicurezza; ha parlato poi di una “cultura della rassegnazione che, con l’idea di essere sconfitti in partenza, ti impedisce di agire”.

“Non sono del tutto d’accordo con il Procuratore, quando dice che qui non ci sono radicamenti delle mafie, ma infiltrazioni. Ricordo – ha detto ancora Morra – che il 416bis configura il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, che fissa determinate caratteristiche come l’intimidazione. Ebbene, sono dell’idea che sia anche necessario in parte rivedere questo punto: perché l’intimidazione avviene quando davanti hai un muro, qualcuno che si oppone al tuo piano criminale; oggi conviene molto di più corrompere, perché c’è un codice morale molto più labile che in passato, e molte consorterie mafiose piuttosto che intimidire, corrompono. Secondo me, noi continuiamo a sottovalutare l’emergenza della criminalità organizzata, che è un’emergenza democratica. Ed è anche un problema dei partiti politici: inseguendo il consenso, non si osserva più la qualità di chi deve essere proposto agli elettori. A parole siamo tutti contro la mafia, poi però ‘pecunia non olet’: e invece c’è necessità di fronteggiare concretamente questa emergenza democratica che è l’infiltrazione delle mafie, perché altirmenti si rischierà un impoverimento non solo del tessuto economico e produttivo del paese, ma anche dei diritti sociali, politici, civili”.

Un quadro complesso e che deve destare preoccupazione, insomma. Tanto che la richiesta dei promotori dell’iniziativa, rivolta ai sindaci del Valdarno, è stata una e precisa: “Chiediamo di costituire un tavolo aperto con le istituzioni, le associazioni di categoria, i sindacati e tutte le associazioni che sono interessate a questi temi, in cui mantenere alta l’attenzione confrontandoci costantemente”, ha detto in chiusura dell’incontro Marco Rossi. Un appello raccolto da Sergio Chienni, in veste non solo di sindaco di Terranuova ma anche di Presidente della Conferenza dei Sindaci: “La Regione Toscana – ha premesso – è da anni territorio privilegiato di reati economico-finanziari, dal riciclaggio al traffico illecito di rifiuti, ma anche prostituzione, traffico di stupefacenti, gioco d’azzardo. Sono cose che ci preoccupano molto, anche perché il Valdarno è terra di aziende, di lavoro, e anche di investimenti pubblici. Sappiamo che dove corre il denaro si organizza anche la criminalità. La consapevolezza è il primo baluardo per poter agire, sia in termini di prevenzione che di contrasto. Per quanto riguarda la richiesta del tavolo: con Simona Neri ed Enzo Cacioli, colleghi sindaci qui presenti, accogliamo favorevolmente la proposta di costituire un tavolo permanente territoriale e lo sottoporremo ai nostri colleghi alla Conferenza dei sindaci del 29 giugno prossimo”.

di Glenda Venturini da valdarnopost.it

 

Pulsante per tornare all'inizio