Censis – Nel 2011 nove milioni di persone hanno rinunciato alle prestazioni sanitarie

Rispetto alle ultime uscite del nostro presidente del Consiglio e di qualche concorrente alle primarie che ritiene che basti rottamare per risolvere i problemi,vi propongo quest?articolo che mi pare significativo della distanza fra il paese reale e quello che qualcuno s?immagina.Tra crisi, tagli al pubblico e riforme delle pensioni, come cambiamo i bisogni e le aspettative delle persone in merito al proprio futuro e alla vecchiaia? Il Censis, come spiega a Labitalia il vicedirettore generale Carla Collicelli, ha fatto tantissime indagini soprattutto sulla sanit?, anche perch? la sanit? ? l’ambito su cui si concentrano le preoccupazioni delle famiglie italiane negli ultimi decenni, essendo stati superati altri problemi”.”Le persone si aspettano molto – prosegue Collicelli – ma si rendono anche conto che il servizio pubblico, che pure ? universalistico e che quindi in teoria offre ogni prestazione possibile a chiunque, in realt? non ce la fa a coprire tutti questi bisogni, perch? ? stato costruito rispetto a un assetto epidemiologico diverso, cio? a una prevalenza di malattie acute e di pazienti relativamente giovani, mentre oggi il quadro˜? di pazienti anziani con malattie croniche. Questo fa s che le persone tendano a dover far ricorso sempre di pi? alle risorse personali, per finanziare prestazioni che il servizio pubblico non ? in grado di offrire loro”.”Abbiamo anche misurato un altro fenomeno preoccupante: nel 2011 – spiega Collicelli – quasi 9 milioni di italiani, secondo la nostra rilevazione, ci hanno detto di aver rinunciato a una qualche prestazione sanitaria per motivi economici o organizzativi. Questo significa che ci sono persone che rimangono escluse di fatto dalla copertura, che pure e’ sancita dalle nostre leggi e dalla Costituzione, e che non fanno gli accertamenti che dovrebbero fare.Questo vale anche per la prevenzione e in maniera eclatante per la cosiddetta “long term care”, cio? “cura di lungo termine”, per i cronici e non autosufficienti”.Proprio sulla non autosufficienza, “la situazione˜? particolarmente carente -sostiene Collicelli- e abbiamo una supplenza delle famiglie che ? enorme, e un numero altissimo di badanti che non sempre hanno capacit? e competenze per svolgere queste funzioni. Abbiamo anche un sovraccarico delle donne (le madri e le figlie sono quelle che si mettono sempre a disposizione)”.Anche le politiche governative in Italia hanno cominciato a occuparsi di non autosufficienza “pi? tardi che in altri Paesi europei”, dice il vicedirettore generale del Censis, e quel “piccolo fondo istituito qualche anno fa˜? stato azzerato da crisi e tagli e forse ora sar? ripristinata una piccola quota che non servir? a fare quasi nulla”. Insomma, sottolinea, “il sistema pubblico˜? in difficolt? perch? ha tardato e ora non ci sono risorse”. Ed ora˜? difficlle˜ spostare risorse da un comparto all’altro”.Pi? che “tagliare i posti letto – afferma Collicelli – occorre migliorare l’utilizzazione delle risorse aggiuntive esistenti, il cosiddetto privato. Bisognerebbe aiutare economicamente le famiglie meno abbienti, magari facendo pagare un po’ pi? di tasse ai pi?˜ricchi. E poi si dovrebbe spostare l’asse degli interventi delle mutue sanitarie integrative, che attualmente, in grandissima maggioranza, forniscono le stesse prestazioni del SSN. Si dovrebbe spostare l’asse sulle prestazioni ‘scoperte’, sostanzialmente l’odontoiatria e l’assistenza agli anziani e non sufficienti”. Inoltre, suggerisce˜ Collicelli, “un welfare moderno non pu? pi? essere settoriale n? tantomeno centrato su grossi interventi di portata nazionale. Sempre pi? la vita delle persone deve essere tenuta in conto per le esigenze espresse nel luogo dove vivono e anche per tutte le risorse che quel territorio˜? in grado di offrire”.”

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