Cara Saman, dopo un mese e mezzo vorremmo almeno sapere dove sei

Lo vogliono sapere quelle donne che combattono la violenza sulle donne, quelle che si ostinano a denunciare molestie, ricatti, ritorsioni nella vita e sul lavoro, quelle che spesso sono considerate una “uggia”, un peso, e finanche delle esaltate.
Stupri e femminicidi hanno un’origine comune, distruggere i corpi, violarli e farne uso da padroni. Anche la morte è un abuso, un abuso di strapotere patriarcale.
La storia di Saman ha attirato attenzione e commozione, bene, giusto, ma non pensate di distrarci o assolvervi perchè si tratta di una storia pakistana, quindi lontana nelle origini e nelle tradizioni “nostrali”.
No, quella storia parla di donne rubate, impaurite, schiavizzate e annientate, proprio con la stessa logica che ha mietuto vittime in luoghi di culture considerate “avanzate”.
Cara Saman, vogliamo sapere dove sei per dedicarti un pensiero speciale e farlo solo a te.
Questo mix convulso di trasmissioni, articoli, video che mettono sullo stesso piano la tragedia della tua perdita con l’assillo della ricerca degli assassini appare ingiusta.
Ti hanno uccisa perché volevi essere libera di scegliere, questo lo sappiamo già e questo ci basta per condannare chi è stato.
Ma la nostra condanna non fermerà ai tuoi assassini, la nostra condanna continuerà anche quando, spenti i riflettori, tutti saranno già disposti a far passare altre tragedie e orrori con protagoniste delle donne, in settima/ottava pagina o numero di notizia. Allora, quando le solite donne saranno tornate ad esse una “uggia”, quando le solite femministe non si arrenderanno e dimostreranno quanto le vittime siano da indagare e i carnefici solo impazziti e che la giustizia è parziale, molto parziale, allora, chiederemo di ricordarti Saman, allora, proveremo a non far scordare la tua scomparsa.
Una donna della CGIL, una femminista

Barbara Orlandi Responsabile del Coordinamento donne Cgil Toscana

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