Per tanti giovani forse la strada pi rapida per entrare nel mondo del lavoro, ma molti la troveranno presto sbarrata. Il settore dei call center in outosurcing, vale a dire quelli che svolgono l’attivit per aziende terze, da tempo in crisi e i posti di lavoro a rischio nel 2010 sono 15-16mila, vale a dire il 20% degli 80mila addetti a tempo indeterminato. L’allarme della Slc-Cgil, che in occasione dell’assemblea nazionale dei quadri e delegati del settore ha diffuso una mappa dettagliata della situazione, invocando un patto tra produttori per il rilancio. La fotografia scattata dall’organizzazione sindacale offre uno sguardo d’insieme e mette nero su bianco le conseguenze delle crisi di aziende come Phonemedia, Voicity, Omnia Network e di mille altre realt locali che non reggono pi. Si tratta di una situazione in cui praticamente nessuna regione si salva, ma nella quale il Sud (il 73% del personale concentrato nelle regioni meridionali e insulari) a soffrire di pi, con oltre 14mila persone dal futuro incerto. Basti pensare a quanto accade in Sicilia, che ha gi pagato con centinaia di licenziamenti e dove il futuro sempre pi fosco: bisogner infatti verificare, spiega la Slc-Cgil, la situazione della Alicos (gruppo Almaviva) e di 4you. Qui il calo dei volumi delle commesse Alitalia, Wind ed Enel, dovuto anche a una politica di delocalizzazione delle attivit all’estero, mette a rischio 5.500 posti di lavoro. Situazioni particolarmente difficili, anche per numero di lavoratori coinvolti, sono anche quelle della Calabria (in totale 3.300 posti a rischio), del Piemonte (1.200 in cig e 800 posti che traballano) e della Lombardia (1.150 in cig, 1.950 a rischio tra Milano, Brescia e Bergamo). Il settore, dove il costo del lavoro tra i pi bassi del privato (-18% rispetto al totale del terziario) e in cui il 70% degli addetti ha meno di 40 anni e il 68% di sesso femminile, secondo la Cgil risente della crisi generale, ma anche di problematiche specifiche tra cui un rapporto squilibrato con le grandi aziende committenti, il venir meno di alcuni incentivi e l’assenza di una politica industriale per l’intera filiera delle tlc. E’ quindi urgente un intervento legislativo per sostenere l’urto della crisi, escludendo misure come quella dell’azzeramento dell’Irap nelle regioni del Sud prevista dalla manovra (che potrebbe rivelarsi un cavallo di Troia per lo sbarco di nuovi ‘avventurieri’) e coinvolgere Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, Governo e Confindustria in un patto tra produttori per il rilancio dei call center: l’obiettivo risolvere alcuni problemi storici come i ricatti occupazionali, il rischio del ritorno al precariato, la guerra tra poveri, l’imprenditoria pirata, il non rispetto delle leggi e del contratto nazionale.(ANSA).
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