Bollette: Cgil, governo deve evitare stangata “Energia no bene di lusso, non può aumentare del 40%”

“È ormai chiaro che con questo tipo di regolazione si rischia di determinare una frattura sociale irreversibile. Il prezzo delle materie prime è sempre cresciuto anche quando il petrolio era a 30 dollari. Queste sono le stranezze della regolazione. E l’aumento che si prospetta oggi è sicuramente ingiusto. Anzi è pure sbagliato definirlo aumento. Qui si tratta di una grandissima stangata che piomberà su milioni di famiglie italiane”. Lo afferma Emilio Miceli, segretario confederale della Cgil.
“Parliamo di stangata – spiega Miceli – senza alcuna esagerazione perché sono in arrivo aumenti di tre volte del costo dell’energia elettrica e di cinque volte quelli della bolletta del gas, al netto dell’aumento delle quote ETS. È necessario quindi evitare la  stangata e contemporaneamente mettere mano al cambiamento del modello di regolazione”. “L’energia non è un bene di lusso e non può aumentare del 40%. Deve esserci un limite. Perché oltre questo limite c’è il rischio di una grave frattura sociale e dell’apertura di una pericolosa fase di depressione di tutta l’economia”.
“Noi abbiamo apprezzato le parole del ministro Cingolani – prosegue Miceli – perché si è mostrato molto preoccupato e intenzionato ad intervenire. Il compito della politica e delle forze sociali è quello di evitare che un processo decisivo come il cambio del modello energetico venga avversato da milioni di persone. Avvertiamo il rischio di rimettere in discussione il percorso di cambiamento che si è fatto finora per ridurre il riscaldamento globale”.
Per il segretario confederale della Cgil “è tempo di cambiare a partire dalla struttura della bolletta elettrica che è gravata di costi non pertinenti, non legati all’energia, che ricadono tutti sulle famiglie. Lo Stato, in  questi anni, ha scaricato sulle bollette elettriche tutte le sue inefficienze. Sarà bene che la bolletta torni ad essere quello che è: un misuratore del consumo di energia ma continuando a farsi carico delle fasce più deboli del Paese. Una regolazione – conclude Miceli – tutta legata alle sole dinamiche di mercato, soprattutto in una situazione di transizione come questa, rischia di essere esplosiva”.
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