Cresce il peso delle tasse sulle tasche degli italiani: nel 2009 la pressione fiscale passata dal 42,9 a 43,2%. Lo afferma la Banca d’Italia nel Bollettino Economico. In Italia la ripresa economica ancora debole, scrive via Nazionale, aggiungendo che sulle prospettive di crescita pesano la debolezza della domanda interna e la lenta ripresa dell’export. Il reddito disponibile delle famiglie calato di oltre due punti percentuali in termini reali nella media dello scorso anno. Tuttavia uno stimolo temporaneo ai consumi dovrebbe arrivare, a partire da aprile, grazie agli incentivi decisi dal governo.Indebitamento delle famiglie al 60%. L’indebitamento della famiglie italiane salito, ma resta parecchio al di sotto di quello medio dell’area euro: se da noi il debito quasi al 60% del reddito, nei 16 paesi della moneta unica arriva ormai al 95%. Nel quarto trimestre del 2009 – rileva via Nazionale nel Bollettino di aprile – il debito delle famiglie in rapporto al reddito disponibile lievemente salito, al 60%. L’incremento ha riflesso prevalentemente l’aumento dei prestiti bancari a medio e a lungo termine e la riduzione del reddito disponibile. Il livello dell’indebitamento rimane comunque nettamente inferiore a quello medio dell’area dell’euro (prossimo al 95% a settembre del 2009).Consumi ancora in calo. I consumi sono deboli e non si vede all’orizzonte un’inversione di tendenza. Dopo la contrazione dei consumi dell’1,8% registrata nel 2009, i segnali per i primi mesi del 2010 non delineano una inversione di tendenza. Il clima di fiducia dei consumatori, in progressivo miglioramento nella seconda met del 2009, tornato a peggiorare quest’anno, riportandosi, in marzo, sui livelli dello scorso giugno. Sulla fiducia delle famiglie pesa il maggiore pessimismo circa la situazione economica generale del paese e l’accresciuta preoccupazione sulle condizioni del mercato del lavoro: la percentuale dei consumatori intervistati che prevede un forte aumento della disoccupazione nei prossimi dodici mesi salita oltre il 30 per cento in marzo, il doppio di quanto registrato lo scorso luglio.Peggiorati i conti pubblici. La situazione delle finanze pubbliche notevolmente peggiorata, rileva la Banca d’Italia, ricordando che l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche salito nel 2009 al 5,3 per cento del Pil, dal 2,7% del 2008. Il risultato in linea con le valutazioni ufficiali dello scorso luglio, confermate nei mesi successivi. L’aumento del disavanzo, osservano gli economisti di Via Nazionale, riconducibile alla marcata crescita della spesa primaria e alla flessione delle entrate, anche se quest’ultima stata meno pronunciata di quella del Pil nominale. Il forte peggioramento dei conti comunque quasi interamente riconducibile alla flessione dell’attivit economica.Modesta ripresa ma investimenti stagnanti. L’attivit in ripresa ma ristagnano gli investimenti produttivi. Nella media del primo bimestre del 2010 l’attivit manifatturiera cresciuta dell’1,4% in termini congiunturali, riguadagnando circa sette punti percentuali rispetto al punto di minimo. Trainato dalla componente estera, l’indice degli ordinativi dell’industria, deflazionato con i relativi prezzi alla produzione, aumentato dell’1,3% nella media dei tre mesi terminanti in gennaioIn un anno 700.000 occupati in meno. Rispetto al picco raggiunto nell’aprile del 2008, il numero delle persone occupate diminuito di oltre 700 mila unit (-3,1%), precisa il Bollettino della Banca d’Italia. Il calo dell’occupazione prosegue dunque anche nei primi mesi del 2010: in gennaio e febbraio la flessione stata pari in media allo 0,4% sull’ultimo trimestre 2009, afferma via Nazionale, ricordando come tra ottobre e dicembre scorso l’occupazione abbia registrato, per il sesto trimestre consecutivo, un ulteriore calo dello 0,2% sul trimestre precedente. A febbraio pertanto il tasso di disoccupazione ha raggiunto l’8,5%, 1,2 punti percentuali in pi rispetto allo stesso mese del 2009. Ed tra i giovani, nella fascia compresa tra i 15 ed i 24 anni, che si registra l’aumento pi pesante: il tasso di disoccupazione infatti cresciuto di 4 punti, raggiungendo il il 28,2%. da repubblica.itÿ
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