Asili nido 2019: Istat, 13.834 servizi educativi e 361 mila posti Servizi e frequenza sotto media UE

Alla fine del 2019, sul territorio nazionale sono 13.834 i servizi educativi per la prima infanzia con oltre 361 mila posti autorizzati (circa la metà nel settore pubblico).
“La spesa impegnata per i servizi educativi nel 2019 è pari a un miliardo e 496 milioni di euro, di cui il 18,7% è la quota rimborsata dalle rette pagate dalle famiglie. La quota a carico dei comuni, pari a 1,2 miliardi di euro, sostanzialmente stabile nel 2019 a livello nazionale (+0,6%), è sostenuta soprattutto dall’andamento positivo del Sud Italia (+7,1%)”. Lo certifica oggi l’Istat, nel report “Nidi e servizi integrativi per la prima infanzia (anno educativo 2019/2020)”. “Mentre la spesa dei comuni ha interrotto l’andamento crescente dopo la crisi economica, la spesa pro-capite (per ogni bambino residente di 0-2 anni) continua ad aumentare, soprattutto per effetto del calo demografico e, dunque, della contrazione della popolazione di riferimento: da 866 euro del 2018 a 906 euro del 2019. Sono circa 197.500 i bambini sotto i 3 anni iscritti nei servizi educativi comunali o convenzionati con i comuni nell’anno educativo 2019/2020 (il 14,7% del totale dei loro coetanei)”, spiega l’Istat, che aggiunge: “Il 93,3% degli iscritti frequenta nidi e sezioni primavera, su cui confluisce il 96,7% della spesa dei comuni per i servizi educativi; il rimanente 6,7% degli iscritti frequenta i servizi integrativi per la prima infanzia, cui è destinato il 3,3% della spesa”.
Il report precisa che “i nidi comunali sono in parte gestiti direttamente, con personale assunto dai comuni, in parte affidati a soggetti terzi. Nel tempo si riduce il peso dei nidi a gestione diretta, dove i bambini iscritti diminuiscono (-4,1% nell’ultimo anno) mentre aumenta quello dei servizi affidati a terzi (+6,4%). Sono stabili gli utenti dei nidi privati in convenzione con i comuni e crescono i contributi erogati direttamente alle famiglie per la frequenza del nido (+12,7%). L’offerta tende dunque a orientarsi verso forme gestionali meno onerose per i comuni: in media, per un bambino iscritto, la spesa a carico passa da 8.645 euro nei nidi comunali a 1.813 euro nel caso di contributi pagati alle famiglie”.
Anche se “il Sud migliora”, “si conferma il divario territoriale: la spesa pro-capite per bambino residente va da 149 euro l’anno in Calabria (il 3,1% dei bambini fruisce dell’offerta comunale), a 2.481 euro nella Provincia autonoma di Trento (i servizi comunali accolgono il 30,4% dei bambini sotto i 3 anni)”.

Sotto la media europea la frequenza del nido
Sulla base dell’indagine campionaria europea sui redditi e le condizioni di vita delle famiglie, in Italia i bambini sotto i 3 anni che frequentano una qualsiasi struttura educativa sono il 26,3% nel 2019, valore inferiore alla media europea (35,3%). In altri paesi del Mediterraneo si registrano nello stesso anno tassi di frequenza ben superiori (Spagna 57,4%, Francia 50,8%)

Ampio lo scarto territoriale Nord-Sud e ancora lontano l’obiettivo europeo
Al 31 dicembre 2019 (prima dell’interruzione del normale andamento dell’anno educativo 2019/2020 dovuta all’emergenza sanitaria daCovid-19) sono attivi sul territorio nazionale 13.834 servizi per la prima infanzia, circa 500 in più rispetto all’anno precedente. I posti complessivi sono 361.318, di cui il 50% all’interno di strutture pubbliche, a titolarità dei comuni.
A livello regionale i livelli di copertura più alti si registrano in Valle D’Aosta (43,9%),seguita da diverse regioni del Centro-nord, tutte sopra il target europeo. Dal 2019 anche il Lazio e il Friuli-Venezia Giulia superano il 33% (rispettivamente 34,3% e 33,7%). Sul versante opposto Campania e Calabria sono ancora sotto l’11%. I capoluoghi di provincia hanno raggiunto nel loro insieme una media del 34,8% di copertura. Tutti gli altri comuni si attestano in media a 23,7 posti per 100 residenti sotto i 3 anni. Tra i comuni centro delle aree metropolitane del Centro-nord, le città di Firenze, Bologna e Roma si collocano sopra il 45% di copertura, seguite a poca distanza da altre città metropolitane e, in netto distacco, da quelle del Sud e delle Isole, dove la copertura non raggiunge il 20% (a eccezione di Cagliari). Alcune aree metropolitane riescono a garantire un buon livello di copertura anche nei comuni periferici: è il caso di Bologna, Firenze, Milano e Genova. I comuni periferici dell’area metropolitana di Roma, invece, si differenziano notevolmente dal centro dell’area, con una copertura del 23,6%

REPORT_ASILI-NIDO-2019-2020
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Così in ANSA
Istat: 1 mld e mezzo spesa per nidi e servizi prima infanzia Spesa a bimbo da 149 euro anno in Calabria a 2.481 euro a Trento
La spesa impegnata per i servizi educativi nel 2019 è pari a un miliardo e 496 milioni di euro, di cui il 18,7% è la quota rimborsata dalle rette pagate dalle famiglie. La quota a carico dei comuni, pari a 1,2 miliardi di euro, sostanzialmente stabile nel 2019 a livello nazionale (+0,6%), è sostenuta soprattutto dall’andamento positivo del Sud Italia (+7,1%). Lo certifica l’Istat nel Rapporto sui nidi e servizi educativi per la prima infanzia. Mentre la spesa dei comuni ha interrotto l’andamento crescente dopo la crisi economica, la spesa pro-capite (per ogni bambino residente di 0-2 anni) continua ad aumentare, soprattutto per effetto del calo demografico e, dunque, della contrazione della popolazione di riferimento: da 866 euro del 2018 a 906 euro del 2019. Sono circa 197.500 i bambini sotto i 3 anni iscritti nei servizi educativi comunali o convenzionati con i comuni nell’anno educativo 2019/2020 (il 14,7% del totale dei loro coetanei). Il 93,3% degli iscritti frequenta nidi e sezioni primavera, su cui confluisce il 96,7% della spesa dei comuni per i servizi educativi; il rimanente 6,7% degli iscritti frequenta i servizi integrativi per la prima infanzia, cui è destinato il 3,3% della spesa. I nidi comunali sono in parte gestiti direttamente, con personale assunto dai comuni, in parte affidati a soggetti terzi. Nel tempo si riduce il peso dei nidi a gestione diretta, dove i bambini iscritti diminuiscono (-4,1% nell’ultimo anno) mentre aumenta quello dei servizi affidati a terzi (+6,4%). Sono stabili gli utenti dei nidi privati in convenzione con i comuni e crescono i contributi erogati direttamente alle famiglie per la frequenza del nido (+12,7%). L’offerta tende dunque a orientarsi verso forme gestionali meno onerose per i comuni: in media, per un bambino iscritto, la spesa a carico passa da 8.645 euro nei nidi comunali a 1.813 euro nel caso di contributi pagati alle famiglie. Il Sud migliora ma si conferma il divario territoriale: la spesa pro-capite per bambino residente va da 149 euro l’anno in Calabria (il 3,1% dei bambini fruisce dell’offerta comunale), a 2.481 euro nella Provincia autonoma di Trento (i servizi comunali accolgono il 30,4% dei bambini sotto i 3 anni). (ANSA).
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