APPREZZABILE LETTA MA OCCORRE LAVORO VERO NON BASTANO LE OPPORTUNIT?

Le misure ?straordinarie? per il Lavoro, che il Governo varer? nel consiglio dei Ministri di mercoled prossimo, sono state al centro dell’incontro di quest’oggi tra i segretari di CGIL CISL UIL e il Presidente Letta. Per parte sindacale ? stata messa in evidenza la necessit? di risolvere le grandi vertenze nazionali che interessano settori strategici, di operare una vera e propria riforma fiscale, di risolvere il problema degli esodati e degli ammortizzatori. L’incontro ? giunto all’indomani della grande manifestazione unitaria di sabato 22 che ha rappresentato plasticamente, per le vie di Roma, il sostegno di decine di migliaia di lavoratori e pensionati ad un altro punto di vista, con la richiesta di politiche di redistribuzione e misure per il lavoro che superino la centralit? del totem ?flessibilit?? come orizzonte strategico, e affrontino i nodi irrisolti della nostra economia. Il giudizio unitario di CGIL CISL UIL era stato finora molto critico sia sui singoli obiettivi annunciati, sia per la filosofia che li ispira; pi? volte, anche negli incontri tecnici, si ? teso da parte del Governo a sottolineare la necessit? di incentivare l’occupazione a tempo indeterminato, con un richiamo per? al realismo. Questo eccesso di realismo porta ad evidenziare un’idea, sollecitata anche dalla Commissione UE, secondo la quale gli obiettivi in questa fase devono essere orientati a creare opportunit? di lavoro, accessi, ?prestazioni? pi? che buona occupazione, scarsamente compatibile con una fase di crisi economica che si conferma gravissima anche per i prossimi mesi. La riconferma del premier, nell’incontro di questa mattina, della centralit? del tema del lavoro soprattutto a tempo indeterminato, tra gli obiettivi del suo esecutivo, va senz’altro apprezzata. In questi giorni si ? parlato insistentemente di allungamento da 36 a 48 mesi dei contratti a termine, di allargamento della ?acausalit??, di allungamento e frazionabilit? degli stessi. Nella stessa logica, va l’ipotesi di una sospensione delle sanzioni verso le imprese inadempienti sulla formazione trasversale nell’apprendistato. Scelte sulle quali non siamo d’accordo. Altro che mutuare il modello tedesco sul sistema duale di apprendistato. Se sulla riforma dei servizi per l’impiego si comincia a ragionare correttamente di risorse inadeguate (oggi il sistema in Italia si regge su un flusso di 500 milioni l’anno contro i 5 miliardi di Germania e Francia), poco chiari sono gli obiettivi di riorganizzazione e scarse le disponibilit? per risolvere un’emergenza vera e propria come quella sulle politiche attive. Per non parlare del pasticcio sugli ammortizzatori in deroga, con risorse inadeguate e disponibili con grave ritardo. Il miliardo a disposizione per misure di decontribuzione per assunzione dei giovani al sud, al netto delle difficolt? a cui si pu? andare incontro con la UE in tema di infrazione ai trattati sugli aiuti di Stato, pare davvero poca cosa, e non sar? certo il programma ?Youth Guarantee? con i suoi 130 Euro per ogni ?Neet?, come denunciato dalla CES nei giorni scorsi, a risolvere l’enorme problema che abbiamo davanti. E’ per? importante la riconferma, dopo il vertice di Bruxelles di venerdi 28, di nuove e straordinarie misure e la formalizzazione di un tavolo specifico su questi temi che provi a delineare i contenuti di un vero piano per il Lavoro. Servono risorse per incentivare il lavoro stabile e la creazione di nuovo lavoro, una scelta che va accompagnata da adeguate politiche redistributive per sostenere i consumi, dall’allentamento dei vincoli del patto di stabilit? e delle politiche di rigore, da adeguate politiche industriali. Un rilancio occupazionale fondato solo sulle regole o su una malriposta idea di superamento (come ci ? stato spiegato in questi giorni) di ?vincoli e incrostazioni? del mercato del lavoro, ci pare inadatto. Vedremo, gi? dal prossimo consiglio dei Ministri, se le prime misure e il successivo confronto terranno davvero conto delle proposte sindacali. Non ci sfuggono i vincoli determinati dalla fragilit? del quadro politico, ma nemmeno i rischi di un continuismo inaccettabile.˜

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