Appalti ristorazione Asl, Cgil-Cisl-Uil Toscana: “Applicare il Contratto di settore”

“Si applichi il contratto di settore ai lavoratori della ristorazione degli ospedali nella Asl Toscana Sud Est”: la richiesta di Cgil-Cisl-Uil Toscana. “Serve responsabilità e più impegno per la qualità del lavoro, invitiamo la cooperazione sociale a un confronto”

Il nostro sistema sanitario si trova nel bel mezzo di una pandemia, chiamato ad affrontare uno stress organizzativo inimmaginabile, dove ognuno sta cercando di fare la sua parte e collaborare con lo straordinario impegno richiesto da una situazione inedita di emergenza.
Parliamo di un “sistema”, proprio perché composto da realtà molteplici: il Servizio Sanitario Regionale è fatto di medici, infermieri, sanitari, ma anche di lavoratrici e lavoratori in appalto, cooperative e associazioni di volontariato, enti no profit e singoli volontari, tutti impegnati nel perseguire l’obbiettivo comune della salvaguardia della salute di ognuno.
Purtroppo però accade sempre più spesso di chiedersi se davvero tutti questi soggetti sono ugualmente coinvolti, con lo stesso senso di responsabilità sociale, verso quel comune obiettivo.
Parliamo della Cooperazione sociale e del suo crescente ruolo nella sanità toscana, dove tramite appalti si trova a gestire molteplici attività, ormai essenziali all’interno del sistema.
Non a caso la Regione Toscana si è data una legislazione sugli appalti che dovrebbe permettere di avere buoni servizi e nel contempo garantisca anche un lavoro di qualità, attraverso una contrattazione preventiva sulle gare.
Eppure sempre più spesso ci troviamo di fronte ad appalti in cui non vi è certezza, per i lavoratori coinvolti, neanche della corretta applicazione del contratto di riferimento.
Così è accaduto in passato e così sta accadendo in queste ore, nel caso del servizio di ristorazione dell’Asl Toscana Sud Est, la cui gara è stata vinta da una RTI di cui fa parte anche un Consorzio di cooperative sociali, che non è disponibile ad applicare il contratto del
comparto della ristorazione collettiva.
La Cooperativa affidataria del servizio ha deciso invece di applicare il proprio Contratto, quello della cooperazione sociale, creando così differenze economiche e normative tra lavoratori, che pure svolgeranno le stesse mansioni.
Non sono mancate discussioni, proteste da parte dei lavoratori coinvolti e occasioni di trattativa, ma abbiamo assistito a una posizione rigida, sia da parte del consorzio che della Associazione Datoriale.
A questo punto ci chiediamo: quanto è accettabile che i soldi pubblici che vengono utilizzati per un servizio come la ristorazione, all’interno di quel sistema sanitario complesso di cui dicevamo in apertura, vengano gestiti come mera occasione di profitto, piegando a proprio piacimento la libertà di impresa, senza porsi il problema delle condizioni di lavoro di chi in quel sistema dà il suo contributo esattamente come tutti gli altri?
Se il sistema degli appalti è entrato così in profondità all’interno di un servizio di natura pubblica come la Sanità, è ancora possibile rimandare una discussione sulle applicazioni contrattuali e sul principio di parità di trattamento fra lavoratori?
E infine, che fine ha fatto la vocazione sociale delle cooperative, se nel concorrere a gestire servizi di questo tipo, pretendono di imporre un modello basato sul profitto e non sulla valorizzazione del lavoro e sul rispetto dei lavoratori?
Nel respingere con forza le posizioni tenute dal Consorzio e dalle Centrali cooperative, invitiamo la politica e la cooperazione a un confronto ampio e partecipato su questi temi, a nostro avviso cruciali per il futuro del sistema pubblico.

Firmato: Cgil, Cisl, Uil Toscana

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