“Il lavoro nella post democrazia”, l’intervento di Rossano Rossi a “Luci sul lavoro” a Montepulciano (Si)

«La sfida del sindacato è continuare a rappresentare una speranza e un argine concreto contro un sistema che vuole ridurre il cittadino a un ingranaggio silenzioso del profitto o, peggio, a un suddito del mercato e della guerra». Le dichiarazioni di Rossano Rossi, segretario generale Cgil Toscana, al dibattito “Il lavoro nella postdemocrazia” all’interno della rassegna della Fondazione di Vittorio “Luci sul lavoro” a Montepulciano (Si)

«Discutere del lavoro nella post-democrazia è un tema impegnativo ma assolutamente necessario. Parlo del lavoro nel suo valore più autentico: un valore sociale e politico, di classe generale, che pretende di avere soggetti sindacali confederali capaci di rappresentarlo, partiti che ne siano espressione e un sistema politico-istituzionale che gli dia piena legittimità. Ma oggi, nell’Occidente capitalistico, non è più così». A dirlo è Rossano Rossi, segretario generale della Cgil Toscana, che ha offerto una riflessione a tutto campo sulla condizione del lavoro e della democrazia, oggi all’iniziativa a Montepulciano (Si) “Il lavoro nella postdemocrazia” all’interno della rassegna “Luci sul lavoro” con la Fondazione di Vittorio.

«La controrivoluzione neoliberista ha spezzato il compromesso alto tra capitale e lavoro»

«Nella metà degli anni Settanta – ha ricordato Rossi – un famoso rapporto della Commissione Trilaterale, il laboratorio della controrivoluzione neoliberista, indicava nell’“eccesso di democrazia” l’ostacolo da abbattere. Quel “troppo di democrazia” era fatto di diritti sociali e di partecipazione politica, di un compromesso alto tra capitale e lavoro che si traduceva in economia mista, stato sociale, programmazione economica e piena occupazione. Era un compromesso che permetteva ai lavoratori, come cittadini, di partecipare pienamente alla vita democratica. Questo compromesso – ha proseguito Rossi – è stato rotto da destra e non da sinistra, con una rottura che ha visto trionfare gli avversari di classe negli anni Ottanta e la capitolazione delle forze del lavoro negli anni Novanta. L’implosione e la sconfitta dell’URSS hanno accelerato questo processo, disarmando le voci critiche di un capitalismo a guida atlantica che si è presentato come unico orizzonte possibile delle nostre vite, riducendo i cittadini a semplici consumatori».

«Siamo in economie di guerra governate da élite di guerrafondai»

Il segretario della Cgil Toscana ha messo in evidenza anche la metamorfosi del capitalismo e l’erosione delle istituzioni democratiche: «Abbiamo assistito a una finanziarizzazione estrema del capitalismo occidentale e all’abbattimento delle stesse forme delle democrazie liberali, a partire dalla divisione e dal bilanciamento dei poteri. In Italia, la distruzione dei partiti di massa – consumata con Tangentopoli – la riduzione del ruolo dei parlamenti rispetto ai governi, persino locali, hanno rappresentato tappe decisive di questa restaurazione neoliberista. Leggi elettorali maggioritarie e la fine del finanziamento pubblico ai partiti hanno completato l’opera».
E ha aggiunto, con toni duri: «Come se non bastasse, oggi viviamo dentro economie di guerra in società di guerra, trascinati da una classe dirigente europea che non esito a definire di guerrafondai, utili idioti degli interessi di un’America che declina, e che ci porta a sbattere contro la Russia, contro gli stessi interessi dei nostri popoli e dei nostri lavoratori europei».

«Ma siamo la Cgil: faremo la nostra parte»

Rossi ha concluso però con una chiara assunzione di responsabilità: «Questa nostra riflessione non è soltanto teorica o storica. Nasce da un nostro bisogno dell’oggi, come Cgil, di capire come continuare ad essere un sindacato confederale e di classe, in un quadro non solo cambiato, ma strutturalmente ostile. Ne abbiamo di temi da affrontare – ha detto –, ma noi siamo la Cgil, e continueremo a fare la nostra parte, a difendere il lavoro, i diritti e la dignità delle persone, a rappresentare una speranza e un argine concreto contro un sistema che vuole ridurre il cittadino a un ingranaggio silenzioso del profitto o, peggio, a un suddito del mercato e della guerra».

All’iniziativa, oltre a Rossi sono intervenuti Francesco Sinopoli – Presidente Fondazione Giuseppe Di Vittorio; Don Bruno Bignami – Direttore Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro Conferenza Episcopale Italiana (CEI); Francesca Coin – Sociologa dell’Università di Parma; Alessandro Volpi – Docente di Storia Contemporanea, Università di Pisa; Alessandra Ingrao – Professore associato di diritto del lavoro all’Università degli Studi di Milano Statale; Michele De Palma – Segretario Generale FIOM CGIL.

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