“Peace & Care”, fino al 25 aprile la mostra a Firenze

Pace, cura, lotta e attivismo delle donne nell’incontro tra le opere (di cui una inedita) delle street artist Lediesis e un percorso storico sulle bandiere della pace (di cui una gigante) cucite dalle lavoratrici negli anni Cinquanta: si inaugura mercoledì 5 marzo – e resterà visitabile fino al 25 aprile – la mostra “Peace & Care” nel Semiottagono delle Murate a Firenze, un progetto promosso da Fondazione Valore Lavoro, Cgil Toscana e nazionale, Filcams Cgil Toscana e nazionale, Spi Cgil Toscana e nazionale (con la collaborazione di Cgil Firenze). Che dicono: “I diritti per il lavoro e la pace sono temi per i quali le donne da sempre lottano e dei quali si prendono cura, quasi a vegliare sulle conquiste che non devono mai essere date per scontate. Pace e cura come paradigma dell’organizzazione sociale e delle relazioni fra le persone”

“Peace & Care” è la mostra promossa da Fondazione Valore Lavoro, Cgil Toscana, Filcams Cgil Toscana e Spi Cgil Toscana che sarà inaugurata mercoledì 5 marzo alle 18 (con musiche di Letizia Fuochi) e sarà visitabile fino al 25 aprile a Firenze presso il Semiottagono delle Murate in piazza delle Murate (ingresso libero dal lunedì al venerdì ore 9-13 e 14-16, sito www.unalottasenzatempo.it, mail politichedigenere@tosc.cgil.it). Il progetto è curato da Serena Becagli e dagli storici Stefano Bartolini e Martina Lopa.
Nel Semiottagono ci sarà l’incontro tra una grande bandiera multicolore della pace (oltre 18 metri quadrati, riscoperta da Bartolini e Lopa negli archivi della Cgil Toscana) realizzata nel 1953 dalle mezzadre in lotta per i diritti sul lavoro e le opere delle street artist fiorentine Lediesis (con le loro iconiche Superwomen e una creazione inedita), introdotte nel corridoio d’ingresso da 10 pannelli che attraverso immagini (provenienti da vari archivi) e testi ricostruiscono la storia delle bandiere multicolore della pace. Un incontro che dimostra l’attivismo di oggi e di ieri delle donne su temi che hanno a che fare con diritti, lavoro, pace, giustizia e cura.

LE DICHIARAZIONI

Spiegano Fondazione Valore Lavoro, Cgil Toscana e nazionale, Filcams Cgil Toscana e nazionale, Spi Cgil Toscana e nazionale: “Nello spazio del Semiottagono delle Murate a Firenze l’anno scorso è stato ospitato il progetto ‘Una lotta senza tempo’ in cui una serie di documenti d’epoca si confrontavano con un’opera realizzata dall’artista Gea Casolaro, in occasione dei 70 anni dalla Conferenza Nazionale della Donna Lavoratrice, promossa dalla Cgil nel 1954 a Firenze. Prosegue quindi il confronto tra materiali d’archivio e nuove ricerche, a dimostrazione che i diritti per il lavoro e la pace sono temi per i quali le donne da sempre lottano e dei quali si prendono cura, quasi a vegliare sulle conquiste che non devono mai essere date per scontate. L’archivio si dimostra uno strumento vivo, patrimonio di tutti, al quale fare riferimento e nel quale ritrovare stimoli e pensieri attuali”. Aggiungono Fondazione Valore Lavoro, Cgil Toscana e nazionale, Filcams Cgil Toscana e nazionale, Spi Cgil Toscana e nazionale: “La mostra ‘Peace & Care’ è il primo di una serie di eventi pensati da Cgil per il 2025, all’interno del programma dal titolo ‘Il senso della cura’. Quello della cura è un concetto politico, come da sempre rivendicato dal pensiero femminista, che negli ultimi decenni ne ha ribadito il valore etico e trasformativo: sottratta a una lettura patriarcale di comodo, che l’ha storicamente ridotta all’attività di assistenza delle persone fragili, delegata alle donne e in gran parte non retribuita, va liberata e rimessa al centro dell’orizzonte sociale, al pari della pace, come atteggiamento generale che assuma la cura di sé, delle altre/i, degli esseri viventi di ogni specie e del pianeta come paradigma dell’organizzazione sociale e delle relazioni fra le persone”.

I PANNELLI

I pannelli nel corridoio d’ingresso raccontano tramite immagini (provenienti da vari archivi) e testi la storia delle bandiere della pace, e fanno capire quanto fosse sovversivo in certi periodi storici dichiararsi pacifisti. Si tratta di una tradizione di produzione di bandiere della pace autonoma rispetto alle canoniche bandiere arcobaleno, ma che contribuì a sedimentare l’immaginario culturale sulla cui base si è diffusa poi quest’ultima. La bandiera, frutto di un lavoro collettivo, diventa un oggetto politico. Lavorare sugli archivi significa aver cura di corpi simbolici, documenti, testi, immagini, oggetti, per fare in modo che sopravvivano e si conservino.

LA MOSTRA LEDIESIS (CON UN’OPERA INEDITA)

Lediesis partecipano al progetto esponendo alcune opere nell’area del Semiottagono, con le iconiche eroine Superwomen come la “Madonna di Kabul” in cui l’immagine della soldatessa Nicole Gee, con in braccio un bimbo ferito, fa pensare a una “Madonna con bambino” dei nostri giorni, per la quale tenerezza e cura sono segno di speranza anche in parti del mondo dominate dagli orrori della guerra. La fine di ogni ostilità potrebbe davvero ricucirsi in un abbraccio come tra le due ragazze ritratte di spalle di “We believe in unity;” qui le bandiere israeliana e palestinese sembrano perdere ogni idea di separazione.
“Donna + Amore = Pace” è invece il titolo di una rielaborazione bidimensionale della Pietà vaticana di Michelangelo, interpretata dalle artiste fiorentine come una nuova riflessione su un’idea di amore che supera la morte, grazie alla forza e alla tenerezza di una donna e madre.
“Sempre Libere” è invece il ritratto di una staffetta partigiana in bicicletta, con fazzoletto rosso al collo e tricolore stampato sul petto. Colori, bandiere e un’idea di rimettere insieme i pezzi, a volte anche molto diversi tra loro ma che possono stare davvero insieme, attraverso la messa in pratica di due parole fondamentali: pace e cura. In occasione di questa mostra Lediesis presentano la nuova opera inedita “We can be heroes”. Le Superwomen sono accomunate da un’incredibile forza d’animo, come furono le lavoratrici che, quasi come un collettivo artistico, cucirono le loro bandiere multicolori per rivendicare il loro ruolo e la voglia di pace.

LA BANDIERA GIGANTE

Nel 1952 dalla rivista “Le nostre lotte” le donne della CGIL lanciarono la proposta di una prima Conferenza nazionale della donna lavoratrice, raccolta dal III Congresso della Confederazione. La Conferenza si tenne a Firenze nel gennaio del 1954. Nel corso del 1953 si svolsero le assemblee territoriali e delle federazioni sindacali. Fu in questa occasione che le mezzadre della provincia di Firenze realizzarono la loro gigantesca bandiera, che nel linguaggio odierno si potrebbe assimilare ad un “installazione site specific” di tipo politico. Lunga 7,8 e alta 2,4 metri (oltre 18 metri quadrati), la bandiera venne esposta la prima volta all’Assise provinciale delle mezzadre di Firenze il 29 marzo 1953 e successivamente portata all’Assise nazionale di Siena del 18-19 marzo 1953. Una foto venne pubblicata sul settimanale della CGIL “Lavoro”. La bandiera delle mezzadre fiorentine contiene quasi tutti gli elementi tipici delle bandiere multicolori. Su un lato è composta da un enorme tricolore italiano (altra simbologia ricorrente) e sull’altro dai classici scampoli di tessuti, su cui sono ricamate, stampate o disegnate i nomi delle leghe mezzadrili femminili dei paesi e delle frazioni, slogan per la pace, la Costituzione, la Repubblica, disegni e firme. Al centro spicca una striscia bianca contenente le rivendicazioni sindacali delle mezzadre per il rispetto dei loro diritti e della loro dignità. La bandiera è conservata presso il Centro di documentazione archivio storico Cgil Toscana.

PARTNER

Il progetto “Peace & Care” conta sul sostegno di: Cgil Nazionale, Filcams Cgil Nazionale, Spi Cgil Nazionale.
In collaborazione con: Cgil Camera del lavoro metropolitana di Firenze, Archivio storico Cgil Nazionale, Archivio Centrale Udi, Archivio Udi Siena, Archivio Udi Ravenna, Fondazione Isec Sesto San Giovanni, Centro di documentazione “Adriano Massaza Gal” Camera del Lavoro di Biella,
Stanze della memoria Istituto storico della Resistenza senese.
Con il contributo di: Ministero della Cultura, Direzione generale educazione, ricerca e istituti culturali.
Con il patrocinio di: Regione Toscana, Comune di Firenze, Società italiana di storia del lavoro, Fondazione Giuseppe Di Vittorio, Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea,
Istituto Ernesto De Martino.
Si ringraziano: Archivio Udi Bologna, Archivio Udi Genova, Archivio Udi Verona, Archivio storico Cgil Pisa, Centro di documentazione archivio storico Cgil Toscana

BIOGRAFIE

Lediesis sono una coppia di street artist fiorentine che con le loro Superwomen sostengono la consapevolezza e l’empowerment femminile. Paladine dei diritti delle donne, con le loro icone declinano la femminilità in tutte le sue sfumature. Donne diverse per cultura, storia o realtà ma accomunate da un’incredibile volontà e forza d’animo. Dopo varie personali in prestigiose istituzioni italiane, dal Museo Archeologico di Napoli al Museo Civico di Bari, dal Murate Art District di Firenze al BiM di Milano, le loro opere sono state esposte in collettive anche all’estero dal Kunstlabor di Monaco al Museum for Islamic Art di Gerusalemme fino alla recente mostra Street Art is Female nella sede delle Nazioni Unite a New York (IG/lediesis, lediesisofficial@gmail.com).

Stefano Bartolini è direttore della Fondazione Valore Lavoro e responsabile dell’Archivio storico centro di documentazione della CGIL Toscana. Svolge le funzioni di direttore scientifico dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Pistoia (ISRPT) Fa parte del Direttivo della Società italiana di storia del Lavoro (SISLav), coordina il gruppo di ricerca “Labour Public History” dell’Associazione italiana di Public History (AIPH),) fa parte delle redazioni delle riviste “Il De Martino. Storie, voci, suoni” e “Storia locale”. In precedenza è stato direttore della rivista scientifica “Farestoria. Società e storia pubblica” ed ha fatto parte del Direttivo dell’Associazione italiana di storia orale (AISO). È co-fondatore del progetto Italian BrickHistory. Fa parte di diversi comitati scientifici: rivista “Clionet”; collana “Storia orale” dell’editore Ed.it press; Centro di documentazione sindacale “Adriano Massazza Gal” di Biella. Tra i suoi campi di ricerca: la storia del lavoro e del movimento sindacale; la storia orale; la storia della cultura materiale; la Public History; la storia jugoslava; la storia del fascismo, dell’antifascismo e della Resistenza; la storia della Shoah; i fenomeni nazionalisti, razzisti e neofascisti. Ha realizzato numerose mostre e altrettanti progetti di Public History. Tra le sue pubblicazioni: Fascismo antislavo. Il tentativo di “bonifica etnica” al confine nord orientale (2006); Una passione violenta. Storia dello squadrismo fascista a Pistoia 1920 – 1923 (2011); La mezzadria nel Novecento. Storia del movimento mezzadrile tra lavoro e organizzazione (2015); LabOral. Storia orale, lavoro e Public History (2022); «Vogliamo quello che ci avete promesso». Democrazie e conflitto sociale nel pistoiese dalla Liberazione all’uccisione di Ugo Schiano (1944-1948) (2023); Camminare la storia (2023).

Martina Lopa si è laureata in Scienze storiche all’Università degli Studi di Firenze con una tesi sul ruolo femminile nelle prime associazioni per la protezione degli animali. Ha in seguito collaborato alla realizzazione di diverse mostre storiche: “Una lotta senza tempo”, in occasione del 70° anniversario della prima Conferenza nazionale della donna lavoratrice; “Cooperazione. Un’idea di società”, per il 50° anniversario di Legacoop Toscana; “Le ragioni di ieri, l’impegno di oggi, la strada per il futuro”, per l’80° anniversario del Patronato Inca Cgil per il quale è in corso di pubblicazione un libro contenente un suo contributo riguardante la storia dell’Inca. Ha pubblicato articoli sul portale ToscanaNovecento e il saggio Emancipazionismo e sindacato: la prima Conferenza Nazionale della Donna Lavoratrice (Firenze, 23-24 gennaio 1954), nel terzo numero della collana “A òpra. Annali di storia e studi della Fondazione Valore Lavoro”. I suoi interessi di ricerca si concentrano principalmente sugli studi di genere; in particolare, sul femminismo in relazione ai movimenti ambientalisti, pacifisti e antispecisti.

Serena Becagli si è laureata in Fenomenologia degli Stili al DAMS di Bologna, è curatrice indipendente. Lavora nella curatela, organizzazione e comunicazione di mostre ed eventi culturali e nella redazione e coordinamento di progetti editoriali collaborando con musei, gallerie e spazi indipendenti. Ha collaborato, tra gli altri, con: Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Museo della Città di Livorno, Dryphoto arte contemporanea, Galleria Biagiotti, Galleria ME Vannucci, Laboratorium, Firenze Suona Contemporanea. Dal 2019 al 2022 è stata tra i soci fondatori di Estuario project space con sede a Officina Giovani, Prato. Dal 2024 è ideatrice del progetto Mamma Mia Museum, una riflessione su arte contemporanea e demenza senile.

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