Il libro “Safina e Ataya” verrà presentato l’8 novembre nell’auditorium Cgil di Arezzo

Nove mesi sulle “navi quarantena” che ospitavano i migranti in fuga dal loro paese. Alessia Belli ha ricordato questa esperienza durante l’emergenza Covid nel libro “Safina e Ataya”, edito da “Libreria Dante&Descartes” e che verrà presentato venerdì 8 novembre, con inizio alle ore 17, nell’auditorium Buozzi della Cgil di Arezzo in via Monte Cervino.
Dopo i saluti dei segretari di Cgil e Spi, Alessandro Tracchi e Giancarlo Gambineri, il giornalista Alfio Nicotra, dell’associazione “Un ponte per” dialogherà con l’autrice Alessia Belli. Interverrà Edwin Nrpume, testimone e autore della pagina My Africa.
Safina, in lingua araba, vuol dire nave mentre la parola Ataya indica il tè e il rituale diffuso nell’Africa occidentale.
Scrive Alerssia Belli: “Ho desiderato salire sulle navi quarantena. Questa è stata la mia quotidianità. Ho tessuto relazioni, intrecciato i fili di ciò che per quegli esseri umani è famiglia, cercando di nutrire il loro legame con la vita; e, ho scoperto, anche il mio. Nel coagulo di emozioni chiuse in una manciata di giorni, dove la sofferenza e l’incertezza coesistono con l’eccitazione e la fiduciosa aspettativa, nel cuore di una pandemia, ho tenuto nelle mie mani miserie e desideri chiusi in corpi e sguardi tanto diversi quanto unici. Perché ripercorrere il senso e il valore di esserci stata è importante: per me, sicuramente; per riconoscere le persone che ho incontrato; e, forse, anche per noi”.

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