In vista del G7 del turismo a Firenze, Cgil-Sunia-Federconsumatori-Progetto Firenze incalzano il Governo (“nessun intervento contro il disagio abitativo”) e invitano la Regione a fare la propria parte (“recepisca le nostre proposte, avanzate da tempo, per regolamentare il fenomeno degli affitti turistici dando più poteri ai Comuni, la latitanza dell’esecutivo non sia un alibi”).
I numeri: gli affitti brevi si diffondono in Toscana e fanno aumentare i costi di vivere e abitare, presentato lo studio di Progetto Firenze. Parallelamente, i dati su sfratti ed emergenza abitativa continuano a picchiare duro
Firenze si appresta ad ospitare il G7 sul turismo, l’ennesimo evento che ancora una volta rischia di concentrarsi unicamente sul marketing territoriale. Temiamo che i problemi resteranno fuori, insieme ai residenti agli studenti e ai lavoratori dei territori della città, che in quanto tali nessuno si perita di invitare, nemmeno come spettatori. Al massimo per loro si prevede qualche minuto di attenzione, ma in tavoli tenuti fuori dal G7, dove a rappresentarli sarà qualche associazione di categoria messa a confronto in posizione rigorosamente minoritaria rispetto alle controparti, nonostante la popolazione colpita delle esternalità negative create dall’industria del turismo sia ormai largamente maggioritaria rispetto a chi trae profitto.
Tocca dunque a noi – rappresentanze sindacali e associative, studenti, lavoratori, giovani o pensionati, che risiedono o vorrebbero risiedere nelle città colpite dall’overtourism o in via di turistificazione – fare i “conti della serva” e aggiungere le voci mancanti ai bilanci di uno sviluppo economico che ovunque, nel nostro Paese, si vuol sempre più centrare sul turismo.
LO STUDIO DI PROGETTO FIRENZE
L’associazione Progetto Firenze ha realizzato uno studio (SCARICA IL PDF) che dimostra come, dai condomini alle città, i costi imposti alle comunità toscane dal modello “live like a local”, con cui l’industria del turismo globale si è affermata ormai in tutta la nostra regione, siano già estremamente pesanti e causa di impoverimento diffuso, e si apprestino a divenire insostenibili. E lo dimostra attraverso dati su: la diffusione degli affitti brevi in tutte le realtà toscane, la loro crescita nell’ultimo anno, l’analisi di parametri vari che ne dimostrano la pressione crescente sull’abitare e sui costi del vivere. Si evidenzia poi come, almeno per le province toscane, il numero di affitti brevi sia strettamente correlato all’aumento dei canoni di affitto delle case.
I NUMERI SULL’EMERGENZA ABITATIVA
In Toscana, i nuclei familiari in emergenza abitativa sono circa 220.000. La Toscana è la terza regione in Italia per le richieste di esecuzione della forza pubblica. Infatti, dopo la Lombardia con 15452, l’Emilia con 8538, segue la Toscana con 6902 richieste. Mentre per gli sfratti già eseguiti con la forza pubblica, la Toscana è quarta dopo Lombardia, Piemonte e Lazio, con 1925 sgomberi. Le domande fatte ai comuni toscani per contributo all’affitto per l’anno 2023 sono 7699 (le richieste escluse sono state 4798). Le domande fatte ai comuni toscani per una casa popolare per l’anno 2023 sono 17699 (le richieste escluse sono state 4798). Gli alloggi di case popolari assegnati sono 1306 (di cui 979 per graduatoria, il resto per emergenza), con una soddisfazione del 6,3 dei richiedenti. Alloggi popolari sfitti sono 4682 (di cui solo 14% con manutenzione in corso). I costi degli affitti hanno avuto un incremento del 15% nei capoluoghi di provincia; un affitto medio per un bilocale è di 800 euro.
Il dato sostanzialmente nuovo che emerge dall’analisi dei dati del 2023 in Toscana è che l’alto numero di sfratti non si localizza solo nelle città capoluogo, ma si estende anche a molti comuni delle province, anche della costa.
Firenze e provincia, medaglia d’oro dell’emergenza abitativa, con 664 nuove convalide di sfratto, 2709 richieste di esecuzione 577 sfratti già eseguiti con forza pubblica
Pisa e provincia, medaglia d’argento dell’emergenza abitativa, con 249 nuove convalide di sfratto, 828 richieste di esecuzione, 222 sfratti già eseguiti con forza pubblica (7,5% in più rispetto al 2021)
Prato e provincia, medaglia di bronzo dell’emergenza abitativa, con 228 nuove convalide di sfratto, 779 richieste di esecuzione, 233 sfratti già eseguiti con forza pubblica.
Segue al 4° posto Lucca, con 232 nuove convalide di sfratto, 572 richieste di esecuzione, 179 sfratti già eseguiti con forza pubblica.
Al 5° posto troviamo Pistoia, con 211 nuove convalide di sfratto, 510 richieste di esecuzione, 160 sfratti già eseguiti con forza pubblica.
Al 6° posto Grosseto e provincia, con 191 nuove convalide di sfratto, 364 richieste di esecuzione, 120 sfratti già eseguiti con forza pubblica.
Al 7° posto Massa Carrara, con 148 nuove convalide di sfratto, 321richieste di esecuzione, 84 sfratti già eseguiti con forza pubblica
All’8° posto Livorno con 277 nuove convalide di sfratto, 288 richieste di esecuzione, 139 sfratti già eseguiti con forza pubblica.
Al 9° posto Siena, con 139 nuove convalide di sfratto, 268 richieste di esecuzione, 80 sfratti già eseguiti con forza pubblica.
Positivo fanalino di coda Arezzo, con 209 nuove convalide di sfratto, 263 richieste di esecuzione, 131 sfratti già eseguiti con forza pubblica
LE PROPOSTE CGIL-FEDERCONSUMATORI-SUNIA-PF ALLA REGIONE
La dolosa assenza di iniziative concrete da parte del Governo e del Parlamento non deve costituire l’alibi di Regione ed enti locali per non intervenire nei rispettivi ambiti di competenza per regolamentare il fenomeno. Cgil Toscana e Cgil Firenze, Federconsumatori e Sunia della Toscana da tempo sollecitano un intervento di revisione sulla normativa nazionale in materia di condominio, locazioni, fisco e soprattutto turismo in grado di governare e riequilibrare il fenomeno della proliferazione incontrollata degli affitti brevi.
Cgil Toscana e Firenze, il Sunia Toscana, la Federconsumatori della Toscana, supportati dall’associazione “Progetto Firenze” e da autorevoli contributi e pareri di operatori del diritto e di urbanistica, già da tempo, in più sedi ed occasioni hanno invitato la Giunta e il Consiglio Regionale della Toscana ad intervenire, predisponendo e proponendo una serie di modifiche ed emendamenti a due provvedimenti regionali: il testo unico del turismo regionale e la legge per il governo del territorio, meglio nota come “legge Marson”.
Nello specifico il Testo Unico sul Turismo, attualmente in fase di approvazione in Consiglio regionale, contiene una enunciazione di principio positiva in merito alla definizione di criteri e limiti allo svolgimento dell’attività di locazione breve, ma con scarse ricadute pratiche sulla effettiva potestà dei Comuni di regolamentare il fenomeno. Abbiamo pertanto proposto in Commissione un emendamento per corredare le finalità di regolamentazione contenute nel testo con gli strumenti urbanistici e di governo del territorio che già fornisce la legge Marson.
Inoltre, per rafforzare ulteriormente questi strumenti, proponiamo anche una revisione alla stessa legge Marson con la previsione di due sotto-categorie all’interno della categoria d’uso turistico ricettiva, in modo da permettere la facoltà ai Comuni di distinguere in tutto il proprio ambito territoriale e senza automatismi di passaggio, l’uso residenziale proprio da quello a fini ricettivo extra-alberghiera, qualora la locazione breve non sia saltuaria. Ambedue le proposte di modifica consentirebbero ai Comuni di poter intervenire e regolamentare gli affitti brevi anche al di fuori di aree circoscritte come, ad esempio, le aree Unesco.
Sono quasi due anni che queste proposte dei sindacati girano nelle stanze degli Assessorati al turismo, dell’urbanistica e nelle Commissioni del consiglio regionale, con dichiarazioni di apprezzamento ed attenzione, ma non di concreto recepimento. Non possiamo perdere altro tempo, né scegliere l’inazione per incertezze interpretative: chiediamo alla politica di agire e assumersi le proprie responsabilità ora. Intanto, ciascuno faccia la sua parte per le competenze che ha, a partire dalla politica regionale, per non continuare ad essere corresponsabile di una condizione che sta escludendo migliaia di famiglie toscano dall’accesso all’abitazione principale nel luogo in cui vorrebbe, studiare, curarsi e lavorare.
L’ASSENZA DEL GOVERNO SULLE POLITICHE ABITATIVE
La legge di stabilità 2025 varata dal governo Meloni non riporta alcun finanziamento e provvedimenti normativi finalizzati a mitigare il disagio abitativo subito da 1,9 milioni di famiglie italiane in condizioni di povertà assoluta. Zero euro per il contributo a sostegno degli affitti onerosi e per evitare la morosità incolpevole nel pagamento dei canoni di affitto e dei mutui prima casa; zero euro per finanziare la realizzazione di nuovi edifici di edilizia pubblica e per ristrutturare gli esistenti; zero provvedimenti normativi per favorire il ricorso ai contratti concordati di locazione ad uso di abitazione principale, per studenti e lavoratori fuori sede e per disincentivare, soprattutto nei centri urbani ad alta vocazione turistica, l’utilizzo di abitazioni in locazione temporanea.
L’unica risposta data dal governo Meloni è quella del decreto “salva casa” che altro non è il favorire condoni e deregolamentazioni edilizie ad esclusivo vantaggio di una dilagante rendita immobiliare parassitaria. Sulla opportuna regolamentazione degli affitti brevi nelle città ad alta connotazione turistica, verosimilmente temiamo che anche nel prossimo G7 sul turismo a Firenze non si andrà oltre le mere enunciazioni di principio.
Firmato: Cgil Toscana, Cgil Firenze, Sunia Toscana, Federconsumatori Toscana, associazione Progetto Firenze