“Il Governo ci dica dopo quanti mesi consecutivi di calo intende convocare un tavolo di confronto con imprese e sindacati a palazzo Chigi sull’inarrestabile diminuzione della produzione industriale italiana, perché siamo al 19° mese di calo tendenziale”. È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo.
“Istat certifica ancora una volta una grave contrazione degli indici di produzione industriale che, su Agosto 2023 segna un 3,2% in meno, segno negativo che aumenta se si prende a riferimento il periodo Gennaio/Agosto 2024 sullo stesso periodo 2023”, sottolinea il dirigente sindacale. “A parte la fornitura di energia, la chimica e altri piccoli settori, il resto dei settori industriali continua a mostrare indici di produzione che ormai definire solo negativi è fuorviante: da quello della produzione dell’auto (-14,2 %) alla metallurgia (-10%), fino al manufatturiero (5,4%) l’insieme delle attività produttive italiane conferma ormai i segnali di una profonda e inarrestabile crisi sulla quale l’unico a non preoccuparsi affatto continua ad essere il Governo”.
“Oltretutto – aggiunge Gesmundo – i dati di oggi dell’Istat confermano che accanto alla crisi dell’industria italiana si manifesta sempre più e sempre meglio la crisi dei consumi, che concorrono a trascinare verso il baratro la produzione industriale. E tutto ciò accade nel pieno della predisposizione di una legge di bilancio che, stando almeno alle anticipazioni, non sembra né intercettare la questione del potere d’acquisto di salari e pensioni, né tantomeno assumere iniziative di contrasto a questo declino della produzioneindustriale”.
“Il Governo aspetta di festeggiare con venti candeline il declino dell’industria italiana per poi magari prendere atto che spetta proprio a lui intervenire? Se tutto ciò per l’Esecutivo è poco – conclude – ricordiamo che a pagare il prezzo di questa totale assenza di scelte sono i lavoratori e le loro famiglie, molti dei quali già coinvolti nelle decine e decine di crisi aziendali, sia quelle certificate ai tavoli istituzionali sia quelle, ancor più numerose, che neppure assurgono agli onori della cronaca. Non c’è più tempo da perdere. La nostra mobilitazione continuerà con gli scioperi di automotive, appalti e servizi collegati il 18 ottobre, quello dei chimici il 25 e quello dei tpl l’8 novembre, ma non si fermerà”.