“Per un mondo multipolare a coesistenza pacifica”: l’iniziativa a Firenze

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“Per un mondo multipolare a coesistenza pacifica”: è l’iniziativa organizzata da Cgil Toscana, Ires Toscana, il Ponte e Fondazione Di Vittorio giovedì 26 settembre a Firenze presso l’Hilton Garden Inn in via Sandro Pertini 2/9 (Sala San Donato). Una giornata di lavori divisa in due sessioni, una mattutina e una pomeridiana. Ha detto Rossano Rossi: “Una iniziativa veramente di spessore e di grande necessità, in un contesto dominato dalla propaganda di regime del governo e dalla pavidità e dall’equilibrismo inconcepibile dell’opposizione, quando la maggioranza degli italiani è contro il riarmo, le spese militari e l’invio delle stesse armi. No alla guerra senza se e senza ma, nel nome del movimento operaio, di Papa Francesco, di Gino Strada e della nostra Costituzione”.

IL PROGRAMMA (LA LOCANDINA)

Presentazione dell’iniziativa: Rossano Rossi (Segretario Generale CGIL Toscana)

Introduzione: Gianfranco Francese, Responsabile Ufficio Programma CGIL Toscana

PRIMA SESSIONE: LA CORSA AL RIARMO E LE LOGICHE DELLA GEOPOLITICA

COORDINAMENTO: Maurizio Brotini, Presidente Ires Toscana
COMUNICAZIONI: Chiara Bonaiuti, Ires Toscana; Anna Maria Romano, Presidente Unifinance; Adolfo Pepe, Professore di Geopolitica

Pausa pranzo

SECONDA SESSIONE: IL CAPITALISMO GENERA LA GUERRA

COORDINAMENTO: Roberto Passini, Comitato Direttivo “Il Ponte”
COMUNICAZIONI: Francesco Sylos Labini, Fisico, Centro Enrico Fermi – Roma; Elena Basile, Ambasciatrice; Emiliano Brancaccio, Docente Politica Economica UniSannio
CONCLUSIONI: Francesco Sinopoli, Presidente Fondazione Di Vittorio

LA PRESENTAZIONE DELL’INIZIATIVA (FONTE: FONDAZIONE DI VITTORIO)

A Firenze riflettiamo sulle ragioni della guerra per costruire la Pace.
Il mondo è attraversato da una gravissima crisi di senso. L’umanità o meglio quella parte di umanità che ha più beneficiato in questo secolo dei processi capitalistici di accumulazione e dello sviluppo tecnologico, sta smarrendo il baricentro che sostanzia la sua vita sul pianeta Terra. La fraternità il terzo dei tre valori della rivoluzione francese che dà senso e ragione alle nostre vite è spento nella guerra mondiale sempre meno a pezzi come dice Bergoglio. Siamo alle porte di una escalation.
L’attenzione alla natura e all’ambiente che è la missione delle nostre generazioni per evitare la più grande delle tragedie possibili sembra compromessa dagli interessi consolidati dell’ economia del fossile. Pace e giustizia sociale ,ciò di cui abbiamo bisogno si scontrano con lo sfruttamento generalizzato delle persone e della natura a cui non si da voce. Il profitto – come affermavano due filosofe del calibro di Simone Weil e Martha Nussbaum – calpesta ogni cosa: i diritti umani universali, il senso della vita e della morte, l’esistenza delle nuove generazioni, popoli interi. Dietro la guerra c’è sempre chi realizza sulla morte profitti di cui facciamo fatica a capacitarci.
La pace, dunque, non è solo un appello per porre fine ai conflitti, ma è la condizione imprescindibile per la vita umana, per il lavoro umano, per il progresso umano, per la convivenza e le relazioni tra le persone. Oggi come ieri. Giuseppe Di Vittorio uomo della sua epoca che ha attraversato due guerre mondiali e con una percezione e una memoria diretta dei livelli brutali di oppressione che subivano le lavoratrici e i lavoratori prima che iniziasse il lungo cammino dei diritti ora interretto era consapevole di come la tempesta bellica avrebbe condizionato l’umanità e il lavoro umano. Per questa ragione, nel lontanissimo 1950 , scriveva su l’Unità: i popoli, tutti i popoli, vogliono la pace; ed i lavoratori sono dovunque all’avanguardia delle forze di pace. Di fronte a coloro che vogliono ad ogni costo dividere il mondo in due blocchi nemici, per portarli a massacrarsi a vicenda – e che sulla stessa base vorrebbero dividere gli italiani – noi riaffermiamo l’esigenza suprema dell’unità del popolo italiano, della solidarietà internazionale dei lavoratori e della pace del mondo, nell’indipendenza di tutti i popoli, nella libera convivenza di tutte le razze e di tutti i sistemi sociali e politici, in pacifica ed amichevole emulazione fra di loro, affinché l’intera umanità sia libera, prospera e felice.
Dobbiamo ripartire da qui.
Serve una grande campagna di informazione e mobilitazione nella consapevolezza che costruire la pace non è idealismo ma la condizione di tutto.

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