Siena città più cara d’Italia, Cgil: “Un aumento che grava sulle spalle di lavoratori, pensionati e persone in condizione di povertà”
“Un triste primato emerge dai dati Istat di giugno che vedono Siena scalare la vetta della città piu’ cara d’Italia – dichiara Alice D’Ercole, Segretaria Generale CGIL Siena -, un 2,6% in più rispetto allo stesso mese del 2023 che equivale a 663 euro annui di maggiore spesa per vivere. Un aumento che grava sulle spalle e sulla vita di lavoratori, pensionati e persone in condizione di povertà. Un triste primato, tutto senese, che appesantirà le condizioni materiali di vita di dipendenti ed anziani già fortemente impoveriti dall’inflazione che, negli ultimi anni, ha mangiato la ricchezza delle famiglie per un valore di quasi due mensilità di stipendio”.
“Dati che anche l’OCSE certifica dichiarando che l’Italia è l’unico Paese
in Europa che ha un saldo negativo sul valore del salario reale, peraltro
partendo già da una media ben al di sotto di quella europea, – prosegue la Segretaria – quando una famiglia su dieci anche nella nostra provincia, denunciava l’IRPET circa un anno fa, non ce la fa ad arrivare a fine mese e l’8% delle famiglie vive con meno di 600 euro significa che il triste primato dei dati ISTAT emerso ieri metterà sulla soglia della povertà queste persone. Sono disoccupati, famiglie monoreddito di pensionati e lavoratori poveri con contratti sotto la soglia di sfruttamento, in assenza di una legge sul salario minimo, lavoratrici con part time involontari, a sancire che anche nel nostro territorio si è poveri pur lavorando, che non è più il lavoro il fattore che determina la ricchezza delle persone, a significare che si sta compromettendo il diritto al lavoro sancito dall’art. 1 della nostra Costituzione”.
“Questo triste primato si insinua in un territorio che si sta progressivamente impoverendo, – sottolinea la sindacalista – sia in termini di contrazione dei posti di lavoro che della loro qualità. Assistiamo all’arretramento industriale di alcuni grandi gruppi, vedi Amadori e le preoccupazioni sulle poche certezze che ad oggi ci sono sul futuro di Beko, che non trovano un contrappeso di investimenti, al deterioramento della qualità del turismo verso un’impronta mordi e fuggi, al progressivo calo delle immatricolazioni all’università. Tutti fattori che rappresentano plasticamente un territorio che è sempre meno attrattivo, in cui le imprese fanno fatica a fare sistema, e lo abbiamo visto sull’occasione persa del Distretto industriale delle scienze della vita e delle biotecnologie, in cui le infrastrutture sono assolutamente deficitarie ed insufficienti a sostenere un modello di sviluppo adeguato, sia dal punto di vista industriale, che turistico, che di rilancio degli atenei. Un quadro aggravato dall’emergenza abitativa che non viene affrontata, nell’assenza di politiche di regolazione urbanistica e di calmierazione del costo degli affitti, voce che pesa per oltre il 30% nel reddito degli inquilini”.
“Una situazione pesante per le lavoratrici ed i lavoratori, le pensionate ed i pensionati del nostro territorio, – conclude Alice D’Ercole – che rischia di determinare una bomba sociale e che a Siena imporrebbe una riflessione sul progetto di città capoluogo che non passa certo da qualche apertura in notturna dei negozi, ma da politiche urbanistiche improntate all’abitare, da processi di rilancio industriale, di potenziamento infrastrutturale, di valorizzazione dei nostri atenei e di costruzione di un’offerta culturale di qualità”.