Da oltre 10 anni Piombino sta vivendo un inesorabile degrado economico e sociale, il cui inizio coincide con il progressivo spegnimento del cuore siderurgico, cuore economico della città e dell’intero territorio. Abbiamo vissuto un decennio di eventi illusori e profonde disillusioni, imprenditori improvvisati ed esperti capitani d’industria cinici e disinteressati al futuro di questa collettività.
L’ auspicata diversificazione economica del nostro territorio si è limitata ad un po’ di stabilimenti balneari e alle seconde case nei mesi estivi. Una diversificazione che non sia solo slogan, ma che sappia in parte sostituire ciò che economicamente rappresentava la manifattura a Piombino, deve prevedere un’industria turistica con ingenti risorse, arie da cementificare per la ricezione, e spiagge da privatizzare.
La politica deve andare oltre gli slogan e trovare il coraggio che non ha mai cercato, il coraggio delle scelte, e non c’è nulla di più coraggioso che far coesistere interessi che solo apparentemente confliggono come l’industria del turismo.
In questi giorni si fa un gran parlare di una grande opportunità che potrebbe affacciarsi a Piombino e rivitalizzare l’economia per i prossimi decenni riportando ricchezza sul territorio come tempi in cui lo stabilimento viaggiava a pieno ritmo. Ci aspettiamo progetti realizzabili, compatibili con la crescente sensibilità ambientale, lontani dai luoghi della città e capaci di aggredire un mercato come quello dei laminati piani di cui siamo importatori netti.
Così come deve essere altrettanto chiaro che questo territorio non possa perdere ulteriori opportunità, e che pensiamo non sia giusto sopravvivere con il sussidio della cassa integrazione dei 1500 operai dello stabilimento. È il momento delle scelte coraggiose, è il momento di riportare il lavoro a Piombino.
Bene che le istituzioni verifichino questa opportunità e che creino le condizioni perché le varie multinazionali già presenti sul territorio collaborino e si coordino ciascuno per le proprie vocazioni. Piombino ha già perso una grande opportunità, giusto un anno fa, quando altri player siderurgici si erano affacciati, ma volontà ciniche e di parte hanno distolto e dirottato quell’interesse verso altre realtà.
Si deve dire con estrema schiettezza che questa rappresenta l’ultima opportunità. Opportunità che non può essere trattata a cuore leggero e se vi fossero interessi ostili tesi a capitalizzare posizioni di rendita, chiediamo che questi siano contrastate con tutti gli strumenti nelle mani del Governo, quali le concessioni del Demanio dello stato già scadute a luglio , le concessioni marittime non rinnovate ma solo prorogate fino a dicembre e infine le leve contrattuali di affidamento forniture.
Piombino ha bisogno di lavoro e dobbiamo tenere in vita le professionalità sopravvissute, serve rinnovare lo strumento di ammortizzatore sociale e chiudere velocemente una soluzione sui nuovi interessi, sui progetti e investimenti.
E’ quanto mai necessario che in tempi brevissimi il Governo convochi le parti sociali, come aveva concordato, per condividere gli obiettivi e gestire le eventuali criticità. Bisogna accelerare sulla firma dell’Accordo di programma che dia garanzie occupazionali e investimenti certi. Parallelamente il Governo non può permettersi di lasciarsi sfuggire gli investitori ed investimenti che potrebbero finalmente rilanciare il polo siderurgico piombinese
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