Braccini, “Il passaggio a tante modalità lavorative on Line non è un processo neutro, e se non regolato da precise norme e dalla contrattazione, per i lavoratori può comportare inconsuete soggezioni, controlli e indebite ingerenze”.
“Con il distanziamento sociale imposto per contenere l’epidemia, sono stati ridisegnati anche stili di vita, tempi consolidati e modi di lavorare.
Il passaggio al digitale ha risentito di una accelerazione impressionante, milioni di lavoratori stanno lavorando in maniera diversa, da remoto, e le stesse aziende stanno riorganizzando nuovi processi produttivi.
Il passaggio a tante modalità lavorative on Line non è un processo neutro, e se non regolato da precise norme e dalla contrattazione, per i lavoratori può comportare inconsuete soggezioni, controlli e indebite ingerenze.
Lavorare con le nuove tecnologie non significa poter monitorare sistematicamente chi lavora, ma garantirne l’autodeterminazione.
Va assicurato ai lavoratori il diritto alla protezione dei dati e il diritto alla disconnessione, in modo da riconoscere e distinguere spazi di vita privata e attività lavorativa.
Alla fine dell’emergenza non è ancora chiaro come molte aziende continueranno con il lavoro da remoto, di sicuro non torneremo al modello precedente.
A noi compete, attraverso la contrattazione, garantire a tutte le forme di lavoro ed a tutti i lavoratori le tutele riguardo: orari, straordinari, pause, buoni pasto, rimborso spese per le utenze, rispetto delle leggi sulla sicurezza, diritti sindacali, valutazione dei rischi, formazione continua.
Inoltre occorre analizzare le modifiche organizzative che le aziende intendono adottare, ripristinando il diritto alla volontarietà alla fine dell’emergenza.
Ogni pandemia nella storia ha sempre messo in discussione l’ordine sociale esistente, si aprono le porte a nuovi scenari che possono essere regressivi o di avanzamento sociale.
Il futuro si conquista collettivamente e socialmente. Bisogna rimettere al centro, in un contesto inedito, la difesa della vita umana, favorire gli investimenti nei servizi pubblici essenziali, la responsabilità verso gli imperativi ambientali, i diritti dei lavoratori, la solidarietà e l’eguaglianza. Non può esistere nessuna modernizzazione se fatta contro i lavoratori”.
Lo dichiara Massimo Braccini, Segretario generale Fiom Cgil Toscana
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