Nei giorni tra il 6 e il 9 novembre 1943 furono 300 gli ebrei fiorentini deportati nei campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau: da quell’esperienza tornarono indietro solo in 15. In memoria di quella tragica ‘caccia all’ebreo’ al binario 16 della stazione di Santa Maria Novella di Firenze si sono ritrovati oggi, seppur in forma ristretta a causa delle limitazioni imposte dall’emergenza Covid, il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo, il presidente della Comunità ebraica, Enrico Fink, l’assessore comunale al Welfare, Sara Funaro, quello ai rapporti con le confessioni religiose Alessandro Martini, monsignor Vasco Giuliani, il rabbino Gadi Piperno, l’Imam Izzedin Ezir e alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine. “Accadde di sabato, di prima mattina, durante la celebrazione dello Shabbat e fu una vera e propria razzia – ha detto Mazzeo – Il 6 novembre 1943 il comando nazista, in assetto da guerra, avviò a Firenze la cattura e la deportazione degli ebrei fiorentini. Nella sinagoga aperta per il giorno dedicato alla preghiera, i fedeli in raccoglimento vennero catturati e fatti salire sui camion. Poi, con un elenco di indirizzi precisi, le Ss si diressero verso le abitazioni di altri ebrei”. Per Mazzeo “alla Regione, alle istituzioni, tocca la responsabilità di tenere viva e alta la memoria, il dovere di tramandarla alle nuove generazioni. Il nostro contributo – conclude il presidente – dovrà essere indirizzato anche per frenare i processi di rabbia, di odio e intolleranza che stanno avvenendo in tutto il mondo e che purtroppo si moltiplicano. La Toscana deve continuare ad essere la terra dei diritti, della speranza e dell’accoglienza che tutti conoscono e solo grazie all’impegno di ciascuno di noi potremo davvero riuscire a non dimenticare e fare in modo che certi orrori non avvengano mai più”. (ANSA).
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